La Juventus ha rilasciato una nota ufficiale sul sito del club, manifestando la sua vicinanza a Juan Eduardo Esnaider e tutta la famiglia per la scomparsa del figlio diciassettenne Fernando, arresosi martedi ad una malattia. Una tristissima vicenda per l’ex calciatore argentino, oggi allenatore della seconda formazione del Real Saragozza, di cui è diventato anche direttore della Ciudad Deportiva. Chi è Esnaider? I tifosi della Juventus forse lo ricorderanno, o forse no: stiamo parlando sostanzialmente di una meteora, e dobbiamo risalire a più di dieci anni fa per trovarlo negli almanacchi della storia bianconera. Tuttavia, e purtroppo, la sua figura è legata a filo doppio all’anno peggiore, in tempi recenti, del club torinese. Stagione : la Juventus campione d’Italia ha appena battuto l’Inter, incrociata per la prima volta dopo la partita del famoso fallo di Iuliano su Ronaldo e le code polemiche per quella gara e tutto il campionato. E’ finita 1-0, gol di Del Piero che ha ribattuto in rete un rigore che lui stesso si era fatto parare da Pagliuca. L’otto novembre, vigilia del 25esimo compleanno di Alex, i bianconeri vanno a Udine da primi della classe. Vanno in vantaggio di due reti grazie a Zidane e Inzaghi, poi subiscono il gol di Bachini a metà ripresa. Al 92′ il mondo juventino si ferma: Alex Del Piero, l’anno prima capace di 21 reti in campionato e 10 in Champions League, insegue un pallone all’interno dell’area friulana, contrastato da Marco Zanchi che sarebbe poi passato proprio ai torinesi. Alex tenta un dribbling a rientrare, e il suo ginocchio sinistro fa crack: lesione del legamento crociato anteriore e posteriore, intervento chirurgico e ciao stagione. Beffa delle beffe, il Pampa Sosa pareggiò un minuto più tardi e diede il via al calvario juventino (a fine anno solo quinto posto, e qualificazione per la Coppa Intertoto). La Juventus corse ai ripari durante il mercato di gennaio: c’era bisogno di un attaccante che potesse affiancare Inzaghi, una seconda punta di qualità in grado anche di fare gol. La scelta cadde su due uomini: il secondo in ordine cronologico fu un 21enne Thierry Henry, che però Ancelotti (che a febbraio subentrò al dimissionario Lippi) impiegava da ala sinistra con compiti difensivi. Molti tifosi ancora oggi si mangiano le mani per la repentina cessione. Ma il primo giocatore ad arrivare fu tale Juan Eduardo Esnaider, all’epoca 26enne. Attaccante argentino in grado di giocare prima o seconda punta, arrivava dall’Espanyol avendo alle spalle otto anni in Spagna, diviso tra Real Madrid, Real Saragozza e Atletico Madrid. Le sue cifre non erano di secondo piano: 61 reti in 159 partite nella Liga ne facevano, unite al talento che si diceva avesse, un attaccante ideale da affiancare a Pippo Inzaghi, che in prima battuta si sarebbe occupato di mettere la palla in porta. Non andò così: 



La Juventus era una squadra colpita psicologicamente per la perdita del suo giocatore simbolo, e affondò lentamente. Esnaider si dimostrò più un attaccabrighe che altro: fece vedere qualche numero di alta scuola e poco altro, segnando appena due gol (in Coppa Italia e Coppa UEFA). In campionato fu Nicola Amoruso che finì per assommare più presenze; nè andò meglio la stagione seguente, quando in rosa arrivò anche Darko Kovacevic e si prese il posto al fianco di Inzaghi, mentre Del Piero era tornato a disposizione ma doveva ancora recuperare pienamente. A dicembre del 2000 le strade di Esnaider e della Juventus si separarono: Moggi aveva messo le mani su un certo David Trezeguet, e l’argentino tornò a Saragozza dove, ironia della sorte, riprese a segnare (11 gol in 17 partite). Forse Esnaider fu solo sfortunato ad arrivare nel momento più nero della Juventus di fine millennio; forse il suo talento era buono per gli spazi aperti della Liga e non per la serie A; forse altro, ma quello che resta oggi è un giocatore che non sarà troppo ricordato, se non come “quell’attaccante che arrivà per sostituire Del Piero” (e forse, a ben pensare, il problema fu proprio il dover reggere il paragone). Sia come sia, che sia piaciuto o meno il suo modo di stare in campo in serie A, anche noi oggi ci uniamo al suo cordoglio per la grave perdita subita. 



 

(Claudio Franceschini)

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