Parma-Juventus ha lasciato strascichi e polemiche a non finire. Storia nota: Conte nel post partita si lamenta per due rigori non concessi (Biabiany su Giaccherini, Santacroce su Pirlo), accusa gli arbitri di aver paura di fischiare massime punizioni alla Juve. Ranieri risponde: “Allora di darli all’Inter hanno il terrore…”. Nel frattempo la società bianconera rilascia un comunicato ufficiale: “Chiediamo parità di giudizio”. Replicano tutti: da Lo Monaco, amministratore delegato del Catania prossimo avversario della Juventus, a Donadoni. Una trebisonda di parole. Ma come: non c’era stata una Calciopoli a spazzare via ogni dubbio? Proprio Conte in realtà l’ha tirata in ballo: “Perchè non fischiano per noi? E’ un segreto di Pulcinella”, chiarissimo ed esplicito il riferimento. Gli episodi singoli li abbiamo visti tutti: ognuno si è fatto un’idea, chiunque ha detto la sua. In questa sede abbiamo voluto allargare il discorso e analizzare quello che sembra essere diventato un vero e proprio uso e costume: la lamentela. Per farlo abbiamo contattato Gigi Simoni, attuale direttore tecnico nonché allenatore del Gubbio in serie B, per anni sulle panchine di serie A (tra il 1997 e il 1999 all’Inter). Ecco quello che ci ha raccontato nell’intervista in esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net:
Sig. Simoni, avrà seguito il batti e ribatti in merito ai presunti errori arbitrali. Al di là degli episodi singoli le chiedo: cosa pensa di questo clima che si è instaurato?
Che la Juventus si lamenti degli arbitri mi fa un po’ sorridere (e in effetti ride, ndr)… Magari però Conte ha visto qualche episodio che l’ha portato a dire quello che ha detto. In generale io penso che spesso la ricerca del risultato fa spostare l’attenzione sugli errori arbitrali.
Quindi lei ritiene giusto far presente l’errore quando c’è?
Io credo che a volte sia vero che la squadra meriti di vincere ma abbia sfortuna negli episodi; per esempio, la Juventus a Parma meritava di vincere. Ci sta far presente l’errore, ma non può diventare un’abitudine quella di lamentarsi. Penso a questo punto sia diventata davvero una questione di mentalità.
Si riferisce a qualcosa o qualcuno in particolare?
Ho in mente molti miei colleghi che si lamentano sempre: vanno davanti ai microfoni e usano come scusa quella degli errori dell’arbitro. Ma io penso che una volta ti va bene, una volta ti va male; in passato sono successe cose gravissime, c’è chi ne è uscito penalizzato e chi ci ha marciato sopra. Va accettato che può andarti bene o male, a me in passato è capitato di subire dei torti e ho sempre accettato.
Per cui questa atmosfera non la trova d’accordo…
No, per niente. Perchè, ripeto, può essere vero che hai perso per l’errore, ma poi capita spesso che di fronte alla stampa ti chiedono perchè hai perso e tu per scusarti usi lo sbaglio dell’arbitro. Questo non deve diventare un’abitudine, una scusante per coprire gli errori che hai fatto tu o i limiti che hai.
Secondo lei c’è qualche modifica nel regolamento che potrebbe realmente e concretamente aiutare il lavoro degli arbitri? Qualche uomo in più sul campo, la moviola…
Secondo me ci sono delle cose da fare subito: la palla dentro o fuori dalla linea di porta, episodi che accadono nell’area piccola. In quel caso si eviterebbero situazioni di imbarazzo.
Su altre cose invece?
Altre situazioni ti lasceranno sempre nel dubbio, penso per esempio al fuorigioco. Guardiamo la moviola centinaia di volte e restiamo sempre nel dubbio perchè c’è il gomito oltre, il piede… allora cosa fai? Se ti metti a guardare queste cose in campo poi la partita dura 3 ore e non va bene. In questo caso è meglio lasciare la discrezione all’arbitro e accettare che possa sbagliare. Ti andrà male una volta, ti andrà meglio la volta dopo.
(Claudio Franceschini)