La Juventus entra nella parte finale della stagione da capolista dopo aver guadagnato ieri la vetta della classifica: mancano sette partite al termine del campionato e in più c’è la finale di Coppa Italia che il 20 maggio vedrà i bianconeri opposti al Napoli. Poi inizierà una nuova fase: il calciomercato estivo. Che, come sappiamo, è sempre una grande suggestione a bocce ferme, ma poi diventa una lotta per accaparrarsi i migliori calciatori a disposizione. Per la Juventus questo vorrà dire effettuare un giusto mix tra la politica del coltivare i giovani e il cercare gli innesti giusti per vincere da subito, calciatori anche costosi che però facciano fare il salto di qualità. Poi, la spinosissima questione Del Piero, giunto ormai al passo d’addio con la Juventus. Prima, però c’è da chiudere questa stagione. Per parlare di tutto questo abbiamo allora contattato il giornalista Roberto Beccantini, che in esclusiva per ilsussidiario.net ha cortesemente risposto ai nostri quesiti. Ecco quanto ci ha raccontato: 



A questo punto del campionato, secondo lei, quali sono le partite più insidiose per la Juventus?

Rispondo in generale: quelle con le medio-piccole, contro cui la Juventus i questa stagione ha spesso sofferto.

Il famoso discorso di Conte alla squadra, ripreso dalle telecamere: è stato il momento giusto, dopo una vittoria per 3-0, parlare in quel modo ai calciatori?



Non giusto: giustissimo.

Parliamo del calciomercato per giugno: dove bisogna operare? E’ l’attaccante da 20 gol la priorità? 

Credo di sì. Poi un vice Pirlo e, magari, un esterno sinistro, senza nulla togliere ai progressi di De Ceglie.

Si parla di Higuain, Benzema, Van Persie, Suarez, Leandro Damiao: al di là dei nomi, quali le caratteristiche da andare a cercare?  

Direi un attaccante capace di realizzare i “gol stupidi”. Come David Trezeguet. Un tipo così.  

Cosa pensa della politica dei giovani? Dopo Bouy potrebbero arrivare Pogba, Verratti, Kondogbia: non si rischia di prenderne troppi e poi “bruciarli” tra prestiti e comproprietà?  



Io riporterei a casa Immobile, terrei d’occhio Verratti, ne promuoverei qualcuno dalla Primavera. Senza esagerare. Il grande timoniere è tanto più grande se e quando riesce a coniugare l’esigenza dei risultati “subito” con la necessità di non lasciarsi scappare un Del Piero bambino.

Non crede che le polemiche a distanza tra Juventus e Milan abbiano stancato, e che si debba guardare di più a quello che succede in campo? 

 Le polemiche sono come il potere di Giulio Andreotti: logorano chi non le fa. Essendo italiani, guardiamo più al palazzo che al campo, più dietro le quinte che davanti.  

E veniamo infine al “caso” Del Piero: lei pensa che si possa tornare indietro e arrivare al rinnovo?  

Non penso. Spero solo che né la società né il capitano sbaglino il passo d’addio: sarebbe un “omicidio” sporcare vent’anni di epopea.  

Ecco, allora le chiedo: è questo il momento giusto per dire basta?

Alessandro va per i 38; mi mancherà molto, moltissimo, ma per entrare nella storia bisogna lasciare la cronaca. Sì, i tempi sono maturi. Per la squadra, per lui, per tutti».