C’era una volta il sottomarino giallo. C’era una volta una squadra che giocava un calcio spumeggiante e che, soprattutto, era all’altezza delle grandi in Europa. C’era una volta, verrebbe da dire. Il Villareal ora riparte dalla seconda divisione dopo 15 anni di successi, fra questi una semifinale Champions raggiunta eliminando anche l’Inter nella stagione 2005-2006. Adesso il fortino del Madrigal rischia di perdere i suoi giocatori migliori in una sorta di supermaket a prezzi molto scontati. Sono tanti i nomi sul mercato: dall’esperto difensore Marchena al promettente, in passato all’Udinese, Zapata, a Gonzalo Rodriguez per non parlare del brasiliano Nilmar. Su tutti spicca ancora Giuseppe Rossi, che nonostante il doppio infortunio fa gola a molti: Juve, Napoli e Barcellona. Ecco allora che bussare alla porta del Villareal può essere sinonimo di affari a buon mercato. In Italia si parla insistentemente di Zapata (ritorna all’Udinese in formato Champions) e di Nilmar (piace a Lazio e Roma). Per Rossi il discorso è diverso perché le perplessità sono legate al recupero dell’attaccante nato negli Stati Uniti. Bisogna altresì dire che Pepito è ancora giovane (classe 1987) e, quindi, ha tempo per riprendersi. Fra gli addetti ai lavori non gode della giusta fama, anzi qualcuno come Cesare Prandelli, tanto per fare un nome, gli preferisce Antonio Cassano, che ha dovuto aspettare i 30 anni per essere considerato affidabile. A volte le persone troppo normali, specie se fanno gli attaccanti, rischiano di restare nell’ombra. Il talento del calciatore è fuori discussione, ma forse è troppo poco personaggio per un mondo che ama i personaggi. È certamente lontano dal glamour e dai locali, perché in Spagna (la terra dove si è formato come calciatore) non ci sono differenze di trattamento tra le giovanili e la prima squadra: tutti mangiano alla mensa della società. Nessun favoritismo. I ragazzi e i big si allenano insieme. Rossi ha dalla sua il fatto di aver giocato nei tre campionati europei più forti: Premier, Liga e serie A. Scusate se è poco. È cresciuto in New Jersey con il padre di origini abruzzesi che faceva l’allenatore della squadra del liceo; è cresciuto guardando sul satellite il Milan di Gullit e di Van Basten e sognando un giorno di poterne seguire le orme. 



La scomparsa del padre ha lasciato un enorme vuoto ma l’ha anche portato, solo in Europa perché la madre era rimasta negli Stati Uniti con l’altra figlia, a rimboccarsi le maniche. Sarà pronto solo a dicembre, ma è un investimento sicuro con la possibilità di un ingaggio limitato rispetto ai top player stranieri. Non resta che scommettere su Pepito.

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