La Juventus ha vinto il suo 28esimo scudetto. O 30esimo, perchè, di fatto, sul campo quelli vinti valgono oggi la terza stella, che ieri sera Beppe Marotta ha detto di voler mettere sulla maglia. E non è finita: il prossimo 20 maggio, la Juventus cercherà di vincere la Coppa Italia, oltre a tentare di mantenere l’imbattibilità stagionale. Una Juventus da record, insomma, il cui artefice, riconosciuto da tutti, è sicuramente Antonio Conte: dopo 13 anni da giocatore e 5 scudetti vinti in bianconero, il tecnico salentino centra al primo colpo il tricolore, come il suo “maestro” Marcello Lippi. E’ stato lui a instillare nei suoi giocatori quella fame di vittoria e quella consapevolezza nei propri mezzi che alla fine si è rivelata decisiva nella lotta scudetto contro il Milan. Per commentare il primo scudetto da allenatore di Conte, abbiamo contattato qualcuno che lo conosce bene: Luigi Garzya, peraltro coetaneo dell’ex centrocampista, con il quale ha condiviso gli inizi di carriera a Lecce, sotto la guida di Carlo Mazzone. Ecco quello che ci ha raccontato, nell’intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net: 



Innanzitutto una domanda: meritato, questo scudetto della Juventus?

Credo di sì, non ci sono dubbi. Anzi: non meritato, strameritato. La Juventus è la squadra che ha avuto più continuità, quella che ha giocato il calcio migliore, che ha subito meno gol; ha battuto tutti i record, ha tenuto un passo regolare. Ha magari pareggiato qualche partita in più degli altri, però per contro non ha mai perso. Insomma: titolo strameritato.



Quanti e quali sono i meriti di Conte in questa vittoria? Non c’è la controprova, ma…

Io sono convinto un altro allenatore, con questa squadra, non avrebbe vinto lo scudetto.

… Ecco, le stavo appunto chiedendo questo…

Assolutamente, ci metto la mano sul fuoco. Conoscendo Antonio, che è una persona e un allenatore molto carismatico, ha portato leadership nello spogliatoio. Ha avuto la fortuna di trovare giocatori che hanno creduto in lui e hanno seguito il suo lavoro dall’inizio alla fine.

Infatti, lei lo conosce bene: si capiva già, agli inizi della carriera, che sarebbe diventato un leader?



Lui ha vinto cinque scudetti con la Juventus: ce l’ha nel DNA questa leadership, ha giocato più di dieci anni in una delle squadre più rappresentative del mondo, vincendo anche la Champions League e giocando tante finali, cosa che gli ha formato il carattere. Era carismatico all’epoca, e lo è tuttora, è proprio una questione di carattere, è la sua indole. 

Come allenatore ha fatto bene dappertutto, dal Bari al Siena, ma anche ad Arezzo (senza penalizzazione si sarebbe agevolmente salvato, ndr). Solo a Bergamo non ha convinto: può aver influito il fatto che sia arrivato in corsa?

Questo non lo so, ma secondo me a Bergamo non ha trovato da parte dei giocatori quello che è successo nella Juventus, ovvero che lo spogliatoio ha creduto in lui fin dall’inizio, facendosi trascinare dall’allenatore. 

All’Atalanta questo non è successo?

Io credo di no, perchè lo spogliatoio non era uno dei migliori: pronti via, ha subito avuto attriti e battibecchi con i giocatori. Quando accade una cosa del genere, è difficile che una squadra possa credere nell’allenatore: non è nemmeno una squadra unita.

Ultima domanda: Conte può aprire un ciclo alla Juventus, come fece Lippi?

Io credo di sì, anche perchè Antonio si è dimostrato un allenatore vincente, al di là di aver vinto lo scudetto al suo primo anno: non dimentichiamo che ha anche vinto due campionati di serie B, che non è facile. E’ un vincente, e può aprire un ciclo, anche perchè la Juventus credo potrà investire in futuro e continuare a gareggiare, anche sul mercato, con gli squadroni come Inter e Milan.

 

(Claudio Franceschini)