La Juventus si aggiudica l’edizione 2012 del Trofeo Berlusconi. A San Siro, nel tradizionale appuntamento di fine agosto, i bianconeri guidati da Massimo Carrera (Conte, come noto, è squalificato) partono lentamente, si fanno sopraffare dal Milan che va in vantaggio ma poi reagiscono e, sfruttando anche le ripartenze (senza Pirlo, la manovra ne risente leggermente) e portano a casa quello che è il decimo trofeo, contro i 12 del Milan che aveva vinto un anno fa. Non vale più nemmeno il discorso “Se vinci il Berlusconi perdi il campionato”: la maledizione ha retto fino al 2001, quando la stessa Juventus la spezzò. In generale si possono trarre le seguenti conclusioni: i ritmi sono stati buoni, già da campionato (del resto si comincia la prossima settimana), la Juventus è già pronta a lottare per lo scudetto e la Champions League, con meccanismi ben oliati e giocatori che sanno quello che devono fare. Il Milan è un cantiere aperto: manca un attaccante di peso, la difesa traballa e c’è l’impressione che spesso e volentieri i singoli sopperiscano a lacune organizzative evidenti. Allegri, però, qualche spunto positivo l’ha tratto, soprattutto da Constant e Robinho, decisamente i migliori nel Milan. Nella Juventus, in evidenza ancora una volta Marrone come centrale difensivo, e Pogba: l’ex Manchester United ha fatto vedere che il braccio di ferro con Ferguson aveva un suo perchè, ma ora si dovrà ripetere.



Nel primo tempo la partita l’ha fatta il Milan, presentatosi in campo con un 4-3-3 alla Barcellona, con Boateng in qualità di falso nove ed Emanuelson e Robinho a girargli ai fianchi. Cassano non c’è: è a Genova, dando adito alle voci che lo vorrebbero all’Inter. La mossa funziona, anche grazie a un ottimo Constant che nei primi minuti fa ammattire Padoin, che continua a non convincere appieno sulla destra: il vantaggio è solo questione di minuti, ed è frutto di una gran bella azione sviluppata dai rossoneri che alla fine riescono a mandare Flamini in area da destra. Il francese prova il tiro, Storari non è impeccabile e manda la deviazione sul palo, ma Robinho ha seguito l’azione e da un centimetro non sbaglia. Il Milan a quel punto continua a spingere alla ricerca del radoppio, ma si espone a una Juventus che per l’assenza di Pirlo fatica a costruire gioco e quindi sceglie la via del contropiede. Mossa che funziona, perché al 12′ c’è il pareggio: riparte veloce De Ceglie a sinistra, Giovinco lo vede e lo serve, il cross è basso in area dove Marchisio brucia un lento Flamini e infila un immobile ma incolpevole Abbiati. Da lì la Juventus cresce di intensità e arriva a colpire una traversa con un Vucinic sempre ispiratissimo, e per due volte Giovinco manca il bersaglio grosso (male la seconda conclusione, quando poteva servire Marchisio in mezzo). Il Milan si nota con Robinho che ne salta tre e poi tira male, poi è la Juventus a raddoppiare: minuto 41, Marrone sale indisturbato fino a metacarpo e scucchiaia lungo, Antonini sbaglia il fuorigioco, Vidal entra in area ed evita il ripiegamento di Yepes prima di battere Abbiati. Finisce 2-1 il primo tempo, nella ripresa previsto l’ingresso di Pato e probabilmente quello di Matri.



Si riparte, con Carrera che cambia sostanzialmente tutto: Matri-Quagliarella davanti, Giaccherini interno con Pazienza (resta Pogba), Lichtsteiner e Ziegler sugli esterni. Allegri dimostra che il Real Madrid gli ha insegnato qualcosa, e manda dentro solo Pato (per Emanuelson) e De Sciglio. Il Papero era al ritorno a San Siro dopo il celeberrimo Milan-Juventus del 25 febbraio, quello del gol-non gol di Muntari: non si è visto. Quello che si vede è invece la Juve, che anche con una formazione nuova fa girare palla che è un piacere e, ancora aspettando i rossoneri per poi ripartire, si rende decisamente più pericolosa. Matri, che potrebbe cambiare casacca e trasferirsi proprio al Milan, fa vedere che i suoi numeri se li può giocare: ci mette venti minuti, neanche, a girare di testa un cross da dentro l’area di Giaccherini, su azione conseguente a calcio d’angolo. A sbagliare è Zapata, che forse non è ancora entrato totalmente negli schemi. Il Milan prova la reazione, ma è solo Constant e Robinho, gli unici due che ci provino sempre. Movimenti e azioni isolate, che non creano problemi alla retroguardia bianconera, che anzi ha gioco facile nel rilanciare le punte, con Matri che si beve ancora tre uomini prima di provare un tiro strozzato che Abbiati manda in angolo. Allegri perde Abate per una sospetta distorsione alla caviglia (la Juventus invece deve sostituire Lichtsteiner), ma guadagna un rigore quando Masi, ingenuamente, mette a terra Nocerino che entrava in area, piuttosto innocuo, da sinistra. Giallo per l’ex Pro Vercelli, il terzo di una gara comunque corretta. Robinho spiazza Storari ed è 2-3, ma il Milan non ha più forze per cercare il gol del pareggio, la Juventus con Matri e Quagliarella tiene sempre in apprensione la retroguardia e Pogba fa capire che in un nanosecondo può cambiare gioco e creare un’occasione. Il Milan chiude davanti, ma Pato si fa anticipare sull’ultimo di una serie di cross e la partita finisce. Bel calcio di agosto: da sabato, la Juventus comincerà a fare sul serio, il Milan seguirà il giorno seguente.



 9′ Robinho (M), 12′ Marchisio (J), 42′ Vidal (J), 64′ Matri (J), 77′ rig. Robinho (M)

Abbiati; Abate (50’ Nocerino), Zapata, Yepes, Antonini (46′ De Sciglio); Flamini (64′ Traore), Montolivo, Constant; Emanuelson (46′ Pato), Boateng (80′ Valoti), Robinho. (Amelia, Bonera, Acerbi, Mesbah). All. Allegri.

Storari; Lucio (46′ Bonucci), Marrone (88′ Rugani), Barzagli (69′ Masi); Padoin (46′ Lichtsteiner, 85′ Asamoah)), Vidal (46′ Pazienza), Pogba, Marchisio (46′ Giaccherini), De Ceglie (46′ Ziegler); Vucinic (46′ Matri), Giovinco (46′ Quagliarella). (Leali). All. Conte (in panchina Carrera).

Arbitro: Guida

Ammoniti: Vidal (J), Yepes (M), Masi (J)

Recupero: 1′ primo tempo, 3′ secondo tempo

Note: spettatori 30.000 circa