“Chi pensa che le vicende giudiziarie di questa estate possano condizionare la nostra stagione, ha fatto male i suoi conti”. Termina così la lunga dichiarazione, pubblicata sul sito ufficiale del club, che Andrea Agnelli, presidente della Juventus, ha voluto rilasciare a seguito della conferma in appello della squalifica di 10 mesi comminata ad Antonio Conte. Non è riuscito ai legali del tecnico salentino (tra cui anche Giulia Bongiorno) di sovvertire la sentenza di primo grado: Conte dunque sarà costretto a fermarsi per tutta la stagione, a meno che dal ricorso al Tnas non vengano fuori delle novità. In un certo modo, la chiusura di Agnelli ha già avuto qualche riscontro nei fatti: con Carrera in panchina, la Juventus ha vinto la Supercoppa Italiana e poi il Trofeo Berlusconi, dando la sensazione di non essere arretrata di un centimetro dalla rabbia agonistica e dalla fame dell’ultimo anno, concluso con la conquista dello scudetto. Certo, però, non avere Conte in panchina, il suo carisma e la sua grinta, potrà farsi sentire a lungo termine. Agnelli ci ha tenuto a precisare quella che è la posizione della società, e non sono parole casuali o dettate dal formalismo: quando la Juventus fece firmare il prolungamento del contratto al suo allenatore, il nome di Conte era già uscito dal registro degli indagati, e allora non fu inserita alcuna clausola che svincolasse le due parti dall’impegno in caso di sentenze negative. Concetto ribadito oggi: Agnelli e la società si fidano ciecamente dell’estraneità del salentino dai fatti per i quali è stato accusato e condannato. Le parole del presidente sono significative, perchè toccano il tema di una giustizia quasi “a orologeria”: emblematico in tal senso il passaggio nel quale Agnelli spiega che Conte è stato prosciolto dalle accuse di combine per quanto riguarda Novara-Siena, ma a causa della conferma dell’episodio di AlbinoLeffe-Siena è stato condannato al doppio della pena, “con buona pace della verità, della logica e dell’aritmetica”. Del resto, basta fare un semplicissimo calcolo: se Conte era stato condannato a 10 mesi per doppia omessa denuncia, il proscioglimento della pena avrebbe dovuto ragionevolmente portare a un dimezzamento della pena. Invece, no. Agnelli si scaglai dunque contro il sistema della giustizia sportiva, che “si accontenta di celebrare processi sommari con tempi asimmetrici, caso per caso, filone per filone, forse persona per persona o peggio società per società”. E’ questo che non va giù alla Juventus: nel ribadire la piena solidarietà anche ad Angelo Alessio (la cui squalifica è stata ridotta: da 8 a 6 mesi), Agnelli insinua il sospetto che la condanna di Conte sia un malcelato tentativo di punire la stessa Juventus, “che dopo aver vinto la Supercoppa Italiana meritatamente, suscitando nuove invidie e risvegliando vecchi ‘anti-juventini’ militanti, si appresta ad affrontare compatta una stagione impegnativa in Campionato, in Champions League e in Coppa Italia”. Che sia davvero così? Forse no, ma è pur vero che certe decisioni (alcune non riguardano solo la Juventus) fanno quantomeno riflettere, e ci fanno chiedere in che modo si sia arrivati a condannare uno piuttosto che assolvere l’altro. Ad ogni modo, il tono della lettera di Agnelli è fiero, e ribadisce che i campioni d’Italia non hanno alcuna intenzione di mollare il colpo: il prossimo anno, saranno la squadra da battere.
L’odierna sentenza della Corte di Giustizia Federale conferma i peggiori sospetti sulla vicenda che ha coinvolto Antonio Conte, per fatti asseritamente avvenuti quando egli era tesserato per altra società. Per molti mesi ho osservato questa situazione con incredulità, accompagnata da un crescente sconcerto, per una giustizia sportiva che somiglia sempre di più ad una caccia alle streghe. Oggi la misura è colma: in presenza di una vittoria giuridica lampante, cioè il proscioglimento per l’omessa denuncia di Novara-Siena che ha fatto emergere le contraddizioni e le ritrattazioni ad orologeria di un “pentito” interessato solamente a sgravare la sua posizione personale, si è deciso di uccidere la logica e di applicare in modo arbitrario una sanzione addirittura raddoppiata.
In sostanza dopo mesi e mesi in cui abbiamo sentito tale Filippo Carobbio raccontare che il suo allenatore avrebbe addirittura invitato a pareggiare una partita nel corso di una riunione tecnica, oggi si scopre la totale innocenza di Antonio Conte su quell’episodio, ma ci si rifugia nella seconda contestazione (Albinoleffe – Siena) per applicare la stessa pena del primo grado, con buona pace della verità, dell’aritmetica e della giustizia. Quella vera.
Per mesi ho dovuto sentire le lezioni, provenienti da membri delle istituzioni e illustri opinionisti, che invitavano alla fiducia in un sistema di giustizia sportiva che, in assenza di prove riscontrate, si accontenta di celebrare processi sommari con tempi asimmetrici, caso per caso, filone per filone, forse persona per persona o peggio società per società, e con modalità barbare che non trovano cittadinanza in democrazia. Non solo: questo sistema brandisce dapprima il patteggiamento come facile via d’uscita in spregio al sentimento di giustizia del singolo, salvo poi rifiutarlo immotivatamente.
Ribadisco il mio pieno sostegno personale e quello della Juventus ad Antonio Conte e ad Angelo Alessio, che si trovano a lottare contro tale sistema, che deve essere riformato dalle sue fondamenta. Confido che gli organi di giustizia del C.O.N.I. , cui con urgenza si farà ricorso, sappiano porre rimedio a questa profonda ingiustizia, che tra l’altro ha creato e crea un danno anche alla società, che dovrà fare in questo senso le sue opportune valutazioni e quantificazioni.
Antonio Conte, come già più volte ribadito è e sarà l’allenatore della Juventus, che dopo aver vinto la Supercoppa Italiana meritatamente, suscitando nuove invidie e risvegliando vecchi “anti-juventini” militanti, si appresta ad affrontare compatta una stagione impegnativa in Campionato, in Champions League e in Coppa Italia.
Chi pensa che le vicende giudiziarie di questa estate possano condizionare la nostra stagione, ha fatto male i suoi conti.