Sarebbe stato bello tornare a parlare della Juve nelle sue vesti di campione d’Italia – pronta a giocarsi la Supercoppa e a tuffarsi di nuovo nell’inebriante torneo della Champion’s League – dopo essere precipitata sei anni fa nell’inferno della serie B. Da lì è subito risalita, ma per “tornare a riveder le stelle” (30, non 28) ha faticato assai – vacillando spesso, cadendo qualche volta – per ritrovare “la diritta via smarrita” delle vittorie. Invece nell’estate surriscaldata dal passaggio dei vari anticicloni africani – “Scipione”, “Caronte”, “Lucifero” e “Ulisse” -, le roventi polemiche e le infuocate vicende del calcioscommesse l’hanno fatta riprecipitare in una “selva oscura”. Ricapitoliamo in estrema sintesi: il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto la stangata per l’allenatore Antonio Conte (15 mesi di squalifica), il difensore Leonardo Bonucci (tre anni e sei mesi per illecito sportivo) e Simone Pepe (un anno di squalifica sempre per omessa denuncia). E’ proprio una “selva oscura” che però al pensier non rinnova tanto la paura, quanto una rabbia (della società, della squadra, del suo allenatore e dei suoi tifosi) non sorda, ma urlata, rivendicata, per la sensazione (o certezza?) di aver subìto se non un torto, quanto meno un trattamento giudiziario sproporzionato e vessatorio. Una rabbia che proprio su IlSussidiario.net l’editorialista del Corriere della Sera, Piero Ostellino, ha sintetizzato con queste lapidarie parole: “Il senso di ciò che sta accadendo èestremamente chiaro. La Juventus è tornata a vincere e minaccia di farlo ancora. Questo però va impedito con ogni mezzo, alla luce di quella stessa logica che la fece retrocedere in serie B, e che le levò due scudetti regalandone uno a una squadra che non ne aveva nessun diritto”.
E’ proprio così? Ostellino fa solo della dietrologia a buon mercato? Oppure il suo j’accuse ha un fondamento? Sgombriamo subito il campo dagli equivoci. E chiamiamo a testimoniare Enrico Mentana, direttore del telegiornale de La7 e noto tifoso dell’Inter. Perché Mentana? Ai microfoni di RDS, in merito proprio al caso Conte, Mentana ha dichiarato: “Non sono certo juventino, lo sapete, ma sono andato a leggermi le carte. Non esiste accusa che stia in piedi per Conte. Per il bene del sistema calcio, il procuratore dovrebbe assolvere lui e il suo vice Alessio. Non è un’ammissione di colpa da parte di Palazzi, ma un riconoscere i veri colpevoli andando a colpire loro. Ridiano alla Juventus campione d’Italia il suo allenatore e si ridia serenità e credibilità al gioco del calcio”.



In assenza delle carte processuali, e nell’amara certezza che la giustizia sportiva tutela più l’accusa che la difesa, la vicenda calcioscommesse presenta alcuni punti poco chiari. Uno su tutti, per la Juventus e per gli juventini. Nel primo interrogatorio, il 20 dicembre 2011 a Cremona, davanti al pm Di Martino, il grande accusatore Filippo Carobbio – arrestato con l’accusa di far parte di un’organizzazione criminale dedita al taroccamento delle partite di calcio dei campionati professionistici italiani – non parla di Novara-Siena né cita assolutamente Conte, che verrà invece chiamato in causa il 29 febbraio, quando viene interrogato da Palazzi, che lo considera “un pentito attendibile”. Che cosa è cambiato inquei due mesi? E perché i suoi compagni (non solo Gervasoni) lo smentiscono? Hanno paura di essere deferiti per omessa denuncia? Se così fosse, perché Conte sì e loro no? Perché Calaiò in quella partita si impegna alla morte, visto che – Carobbio dixit –si ”sentiva puzza di pareggio e alla fine lo sapevano tutti”?
Ma torniamo al punto sollevato da Ostellino. Non si vuole far vincere la Juve? Forse più che i successi sul campo (obiettivamente nell’ultimo campionato era assai difficile fermare una squadra coriacea e combattiva, forgiata sulle caratteristiche da tutti riconosciute del suo allenatore salentino “uno a cui non piace mai perdere”), a infastidire i vertici del calcio italiano è la battaglia che Andrea Agnelli sta conducendo con determinazione perché, alla luce dei riscontri, dei fatti, delle telefonate emerse (tutto tenuto ben nascosto da molti organi di stampa), vengano riviste alcune sentenze e alcune decisioni (su revoche e assegnazione di scudetti) frettolosamente assunte, nel 2006, da un commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, che era stato a lungo consigliere d’amministrazione dell’Inter. E allora, per raffreddare gli ardori, che c’è di meglio che cuocere a fuoco lento, alzando di tanto in tanto la fiamma, una società (più che una squadra) che minaccia di riaprire una questione che si vorrebbe definitivamente chiusa? Del resto, questa è l’estate di “Scipione”, “Caronte”, “Lucifero”, “Ulisse”…

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