Sono quattro le vittorie del Bayern Monaco in Champions League: dopo i tre successi consecutivi datati anni Settanta (lo squadrone di Maier, Beckenbauer e Gerd Muller, colonna portante della nazionale tedesca campione d’Europa nel ’72 e del mondo nel ’74), i bavaresi hanno vissuto un lungo digiuno, spezzato solo nel 2001 quando a San Siro i tedeschi hanno battuto il Valencia ai calci di rigore. Da allora però il Bayern ha giocato tante finali: nel 1987 perse contro il Porto (nella famosa partita del “Tacco di Allah” Madjer), nel 1999 aveva praticamente vinto contro il Manchester United ma si è fatto rimontare incredibilmente nei minuti di recupero; e infine ci sono i due episodi recenti, le due finali negli ultimi tre anni contro Inter (persa 2-0) e Chelsea (sconfitta ai rigori, ancora con gol subito negli ultimissimi minuti). Insomma: una squadra che con grande regolarità arriva quasi sempre in fondo.
Protagonista assoluto del girone F, in quanto a spettacolo e per il numero delle reti segnate, il Bayern Monaco raggiunge quota 13 punti a pari merito con il Valencia, ma passa il turno come prima grazie alla vittoria casalinga all’esordio di stagione per 2-1 sugli spagnoli. La sorpresa per i bavaresi arriva nella gara successiva e si chiama Bate Borisov: la squadra bielorussa infatti vince in casa per 3-1 e mette in difficoltà i bavaresi, che però si rialzano contro il Lille: i tedeschi si abbattono come un caterpillar sui francesi realizzando in tutto sette reti: una all’andata, firmata Muller su rigore (0-1), e sei al ritorno con gol di Schweinsteiger , Robben, Kroos e tripletta di Pizarro (6-1). Il pareggio contro il Valencia certifica il primo posto, la vittoria sul Bate Borisov per 4-1 lo blinda in maniera definitiva. Negli ottavi di finale c’è l’Arsenal: i bavaresi dimostrano di essere una formazione di primo livello andando a fare la voce grossa all’Emirates Stadium. Due gol nei primi minuti, l’ex Podolski accorcia le distanze ma Mandzukic nel finale aggiusta le distanze, un gol che si rivela decisivo visto che al ritorno il Bayern crolla in casa perdendo 2-0 (non succedeva con più di un gol subito da 52 turni, ed era salita a 23 gare l’imbattibilità casalinga della banda Heynckes) ma qualificandosi in virtù dei gol segnati in trasferta. In tutto sono 18 le reti segnate dai bavaresi che con il Real Madrid sono il miglior attacco del torneo, le reti subite sono invece 10, indice di un reparto che tende a concedere qualcosa. Il capocannoniere è Thomas Muller con 4 reti all’attivo.
Jupp Heynckes è all’ultima esperienza su una panchina: già annunciato il ritiro, lascerà il posto a Pep Guardiola ma vuole farlo vincendo tutto. Nato a Monchengladbach il 9 maggio 1945, ha una carriera da attaccante impressionante: sono 243 le reti in Bundesliga con due titoli di capocannoniere, in una carriera vissuta quasi interamente con la maglia della squadra della sua città, che ha poi allenato per i primi otto anni da tecnico tornandovi poi per un breve periodo. I successi arrivano con il Bayern Monaco: vince due titoli consecutivi nel 1989 e 1990, insieme a tre Supercoppe di Germania nel 1987, 1990 e 2012. Ha all’attivo anche due trofei con il Real Madrid: la Supercoppa di Spagna nel 1997 ma soprattutto la Champions League, alzata nel 1998 proprio contro la Juventus. Heynckes può dunque diventare uno dei pochissimi allenatori ad aver vinto la coppa dalle grandi orecchie con due squadre diverse. Finora ci sono riusciti Ernst Happel, Ottmar Hitzfeld e José Mourinho.
Jupp Heinckes si schiera secondo il 4-2-3-1, il modulo cioè che va per la maggiore in Bundesliga. Rispetto allo scorso anno è cambiato decisamente poco: in porta c’è sempre Manuel Neuer, alla sua seconda stagione nel club. Difesa con il capitano Lahm a destra, vero pendolino e capace di trasfomare l’azione da difensiva in offensiva in brevissimo tempo; a sinistra l’austriaco Alaba, sorpresa della scorsa stagione che si è guadagnato i galloni da titolare. Centrali sono Badstuber e il nuovo arrivato Dante (dal Borussia Monchengladbach). In mezzo al campo giocano Bastian Schweinsteiger, veterano della squadra e probabilmente l’ago della bilancia dei suoi, un regista che sa far girare al massimo i compagni ma anche un mastino coadiuvato da Javi Martinez, prelevato per 40 milioni dall’Athletic Bilbao e, si dice, acquisto consigliato da Guardiola. Qui però può giocare anche Luiz Gustavo, brasiliano molto bravo nel tiro da fuori, e non va dimenticato Tymoschuk, esperto ucraino che viene poco utilizzato ma dice sempre la sua. Le mezzepunte sono forse il reparto più interessante: Thomas Muller è ormai una certezza, segna con regolarità impressionante ed è il reale valore aggiunto della formazione di Heynckes. Su Franck Ribery gravano sempre i problemi fisici, lo stesso dicasi di Arjen Robben che quest’anno è spesso partente dalla panchina e con le sue accelerazioni a gara in corso può spaccare le partite. Poi c’è Toni Kroos, altro giovane del vivaio già stabilmente titolare in nazionale. In attacco due assoluti campioni: Mario Gomez ha perso il posto a causa di un infortunio, quando è rientrato si è trovato chiuso dal croato Mario Mandzukic che a suon di reti si è guadagnato il posto. Arriva dal Wolsfburg dove si era già messo in evidenza.
In questo momento è sicuramente Tomas Muller, classe 1989: il Bayern Monaco lo ha prelevato dal TSV Pahl quando aveva ancora 11 anni, e lo ha portato in prima squadra nel 2008. Oggi è un calciatore completo, in grado di muoversi sulla trequarti, agire da seconda punta o anche da falso centravanti, ruolo che molto probabilmente Pep Guardiola ha in mente per lui. Soprattutto perchè Muller sta segnando molto in questa stagione: sono già 12 le reti in questa stagione in Bundesliga, oltre a 4 in Champions League.
Lo stesso Muller, ma sta giocando benissimo anche Mario Mandukic che garantisce un ottimo bottino di reti. Philipp Lahm invece non ha problemi di scarsa forma: lui gioca sempre a mille.
Dobbiamo dire per forza Arjen Robben: se ti chiami così e hai una classe sopraffina il fatto di finire in panchina è sicuramente dettato da problemi a livello fisico che ne condizionano il rendimento, o comunque obbligano Heynckes a centellinarne le presenze in campo.
Nonostante siano due società storiche abituate a giocare in Champions League, ci sono appena sei precedenti tra Bayern Monaco e Juventus, tutti recenti. Il primo nel 2004/2005, nel girone eliminatorio: fu un doppio 1-0 per i bianconeri di Fabio Capello contro i bavaresi di Felix Magath. L’anno seguente ancora girone eliminatorio: il Bayern vinse 1-0 in Germania (sempre con Felix Magath in panchina), i bianconeri replicarono vincendo 2-1 a Torino. Amaro l’ultimo precedente: i bavaresi sono l’ultima squadra ad aver eliminato la Juventus dalla Champions League. Stagione 2009/2010, Ciro Ferrara allenatore dei piemontesi, Louis Van Gaal dall’altra parte: 0-0 a Torino, poi nell’ultima giornata i bianconeri avevano bisogno di un pareggio per qualificarsi (a braccetto con i tedeschi). Andarono in vantaggio, ma persero 4-1 e uscirono dalla competizione, retrocedendo in Europa League. In totale tre vittorie della Juventus, un pareggio e due vittorie bavaresi; cinque gol segnati dai bianconeri, sei dal Bayern.
Neuer; Lahm, Dante, Badstuber, Alaba; Schweinsteiger, Javi Martinez; Muller, Kroos, Ribery; Madzukic
Van Buyten (D), Luiz Gustavo ©, Tymoschuk ©, Robben ©, Mario Gomez (A)
Muller 4, Kroos 3, C. Pizarro 3, Schweinsteiger 2, Alaba 1, Mandzukic 1, Mario Gomez 1, Ribery 1, Robben 1, Shaqiri 1
Mandzukic 15, Muller 12, Mario Gomez 6, Kroos 6, Ribery 6, Schweinsteiger 5, Alaba Luiz Gustavo 3