Rimontona. E’ una parola che suona strana e forse anche un po’ fastidiosa. Diciamolo: il classico “remuntada” sarebbe stato più consono e sotto sotto caricante, ma qui non siamo in Spagna. E anche se sono stati loro a coniare questa e altre espressioni (ormai Triplete si dice ovunque, tranne in Inghilterra dove le tradizioni fanno persistere il Treble), è giusto che ci discostiamo dall’Iberia. Loro, una remuntada l’hanno portata a termine con il Barcellona; il Real Madrid ha rischiato di subirla ieri sera, nel momento stesso in cui il Malaga la scopriva sulla propria pelle nel giro di un minuto. Allora, che rimontona sia. Meglio: se dovrà essere, che la si chiami così, e che possa entrare nella storia con questo nome. Perchè la Juventus che stasera cercherà di ribaltare lo 0-2 incassato all’Allianz Arena deve avere una storia tutta sua: se la deve costruire, cercando di sovvertire quelle statistiche maledette che dicono come mai abbiano passato il turno partendo da uno svantaggio così, e andando contro tutto e contro tutti, anche quell’opinione pubblica vicina al Bayern Monaco che in Germania si preoccupa che l’arbitro di stasera, uno spagnolo, possa ammonire qualche tedesco diffidato solo per favorire Barcellona e Real Madrid in semifinale. A Conte tutto questo non interessa. Lui, ieri sera, ha studiato e preso nota. Preso nota di come una squadra spacciata (il Galatasaray) abbia messo paura a una grande – che partiva dal 3-0 – con tre punte supportate da un trequartista. Ha preso nota di come undici giocatori sull’orlo del baratro (quelli del Borussia Dortmund) hanno segnato due gol nel recupero (d’accordo, uno in fuorigioco; ma lo avevano anche subito, un gol irregolare) senza aver mai rinunciato a giocare il loro calcio. Il taccuino è pieno: la rimontona si può. Siccome però bisogna essere onesti e realisti fino in fondo, perchè non sia mai che si diano falsi segnali di ottimismo o si raccontino cose che non sono, va anche segnalato che c’è la grossa possibilità che la Juventus esca dal suo stadio eliminata. E allora, se sarà così, che almeno lo faccia come fu nel 2009, e non come nel . Storie diverse: lo squadrone di Capello affrontava l’Arsenal. Aveva perso 2-0: impresa disperata, ma era lo squadrone dei Nedved e dei Trezeguet, dei Vieira e degli Emerson. Pareggiò 0-0, senza mai tirare in porta. Tre anni dopo, il ritorno in Champions League dall’inferno di una retrocessione in serie B e di trasferte su campi di provincia: contro il Chelsea era finita 1-0 per loro a Stamford Bridge. C’erano Tiago e Molinaro, Mellberg e Grygera. Finì 2-2, ma i Blues ebbero paura quando Del Piero segnò il rigore del 2-1 e, chissà, senza quel rosso a Chiellini come sarebbe andata. Insomma:
Se eliminazione deve essere, ci piacerebbe vedere una Juventus così. Che lotta su ogni pallone, che spaventa l’avversario, che carica a testa bassa ma senza perdere la bussola. Che fa dire ai tifosi, usando le parole di Fatih Terim di qualche ora fa, “siamo fieri di questa squadra”. Perchè alla fine è vero che sono le vittorie a contare, ma anche le sconfitte si possono ricordare come momenti di orgoglio. Quello bianconero stasera ci proverà un’altra volta: del resto dall’altra parte ci sono undici giocatori, mica altro. Se saranno più forti, onore e merito. All’attacco, dunque. Magari con un cambio di modulo: all’andata il Bayern Monaco aveva lasciato Dante e Van Buyten in uno contro uno su Matri e Quagliarella. Perchè non buttargli là un Vucinic tra le linee a rendergli più complicato l’incarico? O farlo partire esterno, con Marchisio dietro Matri e un Quagliarella che agisce da destra? Vedremo, e vedremo anche se davvero Heynckes dirà “Ve l’avevo detto”. La speranza, lo ha ricordato Conte, è questa. Rimontona suona strano. Forse, da stasera, lo farà un po’ meno.
(Claudio Franceschini)