La Juventus è campione d’Italia per la seconda volta consecutiva, la 31esima in 116 anni di storia contando anche i due scudetti revocati dalla Lega Calcio (quelli del 2005 e 2006). E’ stata una marcia trionfale quella dei ragazzi di Antonio Conte, in testa dalla prima all’ultima giornata, sempre con margine ampio di vantaggio sul Napoli, che è sempre rimasto lì ma ha inesorabilmente perso terreno, sprofondando sempre più fino a toccare gli 11 punti di svantaggio, che non ha più recuperato finchè ieri, con la vittoria sul Palermo, i bianconeri non si sono resi irraggiungibili a tre giornate dal termine. E’ il tricolore della maturità, lo abbiamo detto: esaltante perchè inaspettato e frutto di una grande rimonta quello dello scorso anno, da carro armato che sapendo di essere più forte lo dimostra questo. Con più sconfitte (4 contro 0) ma anche più vittorie (26 contro 23) e un computo di gol realizzati che può migliorare (sono 67 con 180 minuti da giocare contro i 68 totali della scorsa stagione). I gol subiti sono 20, gli stessi di fine campionato scorso: segno che la Juventus ha osato di più, si è scrollata di dosso l’immagine di una squadra conservatrice che non perdeva mai ma pareggiava tanto per andare a caccia dei tre punti sempre e comunque. Hanno avuto ragione: resta vivo il traguardo del record di punti (91, di Fabio Capello) e la supremazia è stata netta. Andiamo allora a vedere, nome per nome, i protagonisti di questo scudetto.



A 35 anni compiuti, la reattività non può più essere quella delle stagioni migliori, e lo sa anche lui. Eppure Gigi ha portato a termine un’altra stagione memorabile, la prima vissuta ufficialmente da capitano di una squadra che non ha mollato nemmeno nell’inferno della serie B, e che ora è sua più che mai. Tra poco bisognerà pensare seriamente al suo erede, ma intanto finchè c’è lui si può stare tranquilli. Fa come lo scorso anno: 367 minuti di imbattibilità, dal gol di Cascione. Peccato quelle due indecisioni con il Bayern Monaco, ma di certo non è ancora un pensionato. Voto: 8



Lo scorso anno gli fecero tirare un rigore all’ultima giornata per inserirlo nel tabellino dei marcatori stagionali e fare cifra tonda: per ora il buon Barzagli non è andato a segno, ma chi se ne importa. Il suo mestiere è quello di evitare i gol avversari, e lui si è messo di buzzo buono e ha eretto il solito muro davanti a Buffon. Impressiona per la costanza di rendimento e per la sicurezza con cui gioca: a 32 anni quasi compiuti (mercoledi) è diventato un difensore totale come forse non era mai stato nemmeno negli anni di Palermo. E’ la scommessa più riuscita di Marotta, per questo è uno dei simboli più splendenti della nuova Juventus. Voto: 8,5



Il difensore che convinceva poco e sbagliava due disimpegni a partita si è trasformato in un centrale fatto e finito, che comanda il reparto con una tranquillità disarmante e, nato attaccante e sviluppatosi centrocampista, ha i piedi per impostare l’azione quando Pirlo tira il fiato o è marcato. Leader di una difesa che ancora una volta è la meno battuta del torneo, ha elevato il suo rendimento fino a diventare una certezza. Ha avuto ragione Conte nel volerlo asse portante della sua difesa, prima di lui Delneri che ne aveva caldeggiato l’acquisto e lo aveva difeso da tutto e tutti. Voto: 8,5

Ha avuto una stagione sofferta, causa un paio di infortuni che lo hanno tolto di mezzo per un po’. Quando è mancato si è sentito: a gennaio la Juventus ha subito qualche gol di troppo dalla sua parte, vedi Parma e la partita contro la Sampdoria. Tornato lui, il reparto si è nuovamente cementato come un blocco compatto e non ha più fatto passare nessuno. Resta nella mente il suo stacco imperioso e l’esultanza da gorilla a Napoli, la partita dove la Juventus ha blindato lo scudetto. E’ uno dei veterani della squadra, ha fatto la serie B e c’era nelle stagioni difficili del post Calciopoli: nello squadrone di Capello era uno dei tanti, qui è un leader in campo e nello spogliatoio. Voto: 8

Forse quest’anno sono emersi certi limiti strutturali che la scorsa stagione l’impegno singolo aveva mascherato: certe pause per tirare il fiato se le è prese, come era anche giusto che fosse. Ha però aumentato la sua pericolosità in zona gol: sono 4, compreso quello pesante per festeggiare il ritorno di Antonio Conte in panchina, a Palermo; e come l’anno scorso, suo il primo timbro stagionale, ancora contro il Parma. Ha raggiunto un’intesa perfetta con i compagni. Su di lui c’è il PSG: potrebbe essere un sacrificato di lusso, ma poi bisognerebbe rimpiazzarlo perchè uno così non si trova troppo facilmente. Voto: 7,5

Dieci gol li aveva segnati a Leverkusen, l’anno in cui poi arrivò la Juventus e se lo prese. Altro gran colpo di Marotta: 10 milioni per un giocatore così sono niente, e infatti ora ne vale il triplo. Lo chiamano il Guerriero: soprannome che si merita tutto, per la voglia e la grinta che ci mette a ogni partita. Sembrava in debito di ossigeno a inizio stagione, tanto da creare il “caso Vidal”: poi è venuto fuori alla grande, sigillando lo scudetto con 5 degli ultimi 6 gol della squadra. D’accordo, tre sono rigori: ma bisogna anche saperli tirare, e visto l’inizio di stagione pessimo dal dischetto non era scontato. Anima di un centrocampo stellare, vero segreto delle vittorie di Conte: le squadre straniere pressano, lui vuole restare: venderlo sarebbe un grave errore. Voto: 9

Gli anni passano anche per lui: quest’anno lo abbiamo visto tirare il fiato spesso, abbassare il suo rendimento, lasciare ad altri il proscenio e sbagliare qualche pallone non da lui. Resta però uno straordinario regista, che ha impreziosito il suo campionato con 5 gol – tutti su punizione – portandosi a una sola rete da calcio da fermo da un simbolo della Juventus come Alessandro Del Piero. Ha pagato soprattutto la seconda parte di stagione e un doppio impegno che gli ha tolto energie importanti. Forse sarebbe stato meglio farlo riposare di più, ma poi Conte si è convinto che Pogba fosse una mezzala. Fondamentale anche lui in questo scudetto, il quarto della sua carriera e il terzo consecutivo. Voto: 7,5

Ha compiuto 20 anni nemmeno due mesi fa, e gioca come un veterano. Un po’ Vieira, un po’ Toninho Cerezo, molto Pogba: allo United non giocava, qui è diventato un pezzo decisivo di questa Juventus. Bravo Conte a mandarlo in campo con gradualità ma senza il timore di bruciarlo, bravissimo lui a prendersi la scena: personalità, piedi buoni, gambe infinite che arrivano ovunque e una tecnica formata. Deve certo migliorare, ma come dimenticare quel sinistro al volo che ha chiuso la porta in faccia al Napoli? O la sassata da 35 metri contro l’Udinese? Cinque gol al primo anno in serie A, entrando dalla panchina e giocando meno degli altri: niente male per un ragazzo che pare un predestinato. Se Conte ha cambiato modulo per trovargli spazio un motivo ci sarà. Lo aveva fatto con Vidal, e i risultati si erano visti.Voto: 8,5

 Una stagione divisa in due parti: nella prima ha dominato in lungo e in largo sulla corsia sinistra, facendo gridare all’ennesimo grande acquisto. Due gol, accelerazioni continue e un adattamento a giocare da esterno rapidissimo e indolore. Poi è andato in Coppa d’Africa e, tornato dopo un mese, non è più stato lo stesso, fino a perdere il posto a favore di Peluso. Resta però importante per questo tricolore, soprattutto perchè nel finale ha saputo ritrovarsi e mettere insieme qualche altra bella partita, come quella di ieri. Il suo futuro resta incerto: lì a sinistra la Juventus cerca, e nel suo ruolo naturale di interno la strada sembra essere leggermente chiusa. Si vedrà, ma questo scudetto è anche suo. Voto: 7

 Non ha perso il vizietto del gol, anche se a differenza della scorsa stagione ha inquadrato meno la porta. Ha sofferto particolarmente a inizio stagione, poi è tornato quello di sempre anche se ha cambiato modo di giocare: tanto lavoro oscuro, meno zingarate nell’area avversaria ma un aiuto costante in fase di interdizione che ne hanno fatto un elemento fondamentale. Nel finale di stagione Conte lo ha messo alle spalle della punta: risultati rivedibili, perchè impegno e dedizione non sono mancati (gol contro il Torino), ma l’impressione è che abbia bisogno di più campo per gli inserimenti. Lo vuole, fortemente, il Manchester United: si dice che la Juventus possa fare cassa con la sua cessione, ma siamo certi che alla fine di agosto il Principino sarà ancora a Torino. Se oggi c’è un giocatore degno di indossare la 10 che fu di Del Piero, è lui. Voto: 8

 Il solito Vucinic a due facce: c’è quello decisivo che fa giocate pazzesche e gol a raffica, e quello che si presenta in ciabatte e si assenta dal gioco per 80 minuti su 90. Qual è quello vero? Probabilmente, entrambe le versioni: non può essere lui il cannoniere della Juventus, perchè 9 gol (come lo scorso anno) sono troppo pochi, e poi sbaglia delle occasioni facili facili che fanno infuriare Conte (vedi ritorno contro il Pescara, quando poi ha timbrato la doppietta in pochi minuti). La sensazione è che resti un giocatore utilissimo per aprire spazi ai compagni e mandarli in porta, ma che farlo giocare come unica punta sia un lusso. Infatti, per la prossima stagione è tra quelli che rischiano di più il posto. Anche così, rimane che il suo mattoncino sullo scudetto lo ha messo eccome. Voto: 7

 Di lui, rimarrà lo stacco imperioso con cui ha affondato il Napoli, quattro minuti dopo il suo ingresso in campo. E’ l’uomo dei gol pesanti: l’anno scorso aveva aperto le danze contro l’Inter (allo stesso modo) e aveva segnato una doppietta al Milan un giorno dopo essere tornato a Torino. Ha giocato troppo poco per essere decisivo al pari degli altri, ma si è dimostrato un’ottima “controfigura” di Chiellini e di Lichtsteiner, mascherandone le assenze quando è stato chiamato in causa. Servirà ancora a questa squadra. Voto: 6,5

Un gol in Coppa Italia (inutile), poi qualche apparizione in cui ci ha lasciato le penne (contro la Sampdoria) e altre in cui invece si è limitato al compitino senza strafare. Voluto da Conte a gennaio per supplire all’assenza di Chiellini, è entrato in punta di piedi e si è ritagliato il suo spazietto senza disturbare. Vince lo scudetto, in attesa di conoscere il suo futuro: rimarrà come alternativa ai difensori, ogni tanto potrà farsi qualche scorribanda sulla fascia. Voto: 5,5

 Arrivato a quasi 27 anni, non è più una promessa. Ha rinnovato il contratto fino al 2017, segno che la Juventus si fida di lui, cresciuto in casa e sempre fedele alla causa: tuttavia il suo rendimento in campo è progressivamente calato, Peluso gli ha soffiato il posto di vice-Asamoah e il futuro non si prospetta certo roseo. Da fine inverno non ha più giocato, vince il secondo scudetto consecutivo ma sembra fuori dal progetto tecnico. Voto: 5,5

 Il suo mattoncino l’ha messo: lo scorso anno era arrivato a gennaio trovando poco spazio (e un gol), stavolta si è giocato le sue carte partendo da agosto e si è visto, perchè ha garantito un rendimento certo minore rispetto agli altri ma sempre ordinato ed efficace. Ricordate la polemica sui soldatini? Eccone uno perfetto: messo sulla fascia destra, senza dire una parola ha dato ritmo e fiato per quello che poteva. Voto: 6

Uomo di Conte se ce n’è uno: partito esterno offensivo, si è trasformato nel tempo in un interno di centrocampo, tanto da relegare Asamoah sulla corsia. Alfiere infaticabile, nella seconda metà di stagione l’esplosione di Pogba gli ha tolto spazio fino a farlo diventare un gregario sempre meno utilizzato. Eppure, andando a scorrere i momenti fondamentali della cavalcata bianconera, troviamo anche lui: quel gol in pieno recupero contro il Catania ha evitato alla Juventus un altro pareggio dopo quello di Napoli, ricacciando gli inseguitori e dando il via alle otto vittorie consecutive che sono ancora oggi striscia aperta. Avrà anche giocato poco, ma c’è stato eccome. Voto: 6,5

 Doveva essere l’acquisto top del mercato estivo, è finita che ha giocato pochissimo e quando lo ha fatto non ha convinto. Resta il grande dubbio: Conte non lo vede come già accaduto con altri prima di lui (Krasic, Ziegler, Elia) oppure il suo lento inserimento in squadra era programmato per recuperarlo pienamente dal grave infortunio del febbraio 2012? Crediamo più alla seconda: in fondo a fine stagione non c’era nemmeno bisogno di spremerne il rendimento, anche se in qualche occasione si poteva buttarlo nella mischia. Lo rivedremo con un ruolo da protagonista il prossimo anno? Nel frattempo, ci asteniamo. Voto: n.g.

 Di certo i tifosi si aspettavano di più dal folletto riportato a casa a peso d’oro. Dopo due stagioni al top con il Parma, era chiamato alla consacrazione a casa sua ma non ha convinto, riportando alla luce tutti i motivi per cui aveva lasciato Vinovo la prima volta: troppo mingherlino per recitare un ruolo da protagonista, ruolo non ben definito. Tra i compagni di Vucinic è quello che ha giocato di più, ma i suoi gol sono stati raramente decisivi. Da rivedere con un anno di maturità in più, ma potrebbe essere uno dei sacrificati dell’estate. Voto: 5,5

Meno decisivo rispetto all’anno passato, ha giocato meno ma è riuscito a confermare il suo bottino di reti stagionale (10 nel 2011/2012). Con qualche gol pesante, vedi quello del definitivo 2-1 a San Siro contro l’Inter. Non può essere lui il titolare della Juventus che verrà: se sarà ceduto però dovrà arrivare qualcuno che si metta altrettanto a disposizione e colpisca quando arriva il suo momento. A conti fatti, il suo lo ha dato anche in una stagione poco felice. Voto: 6

 Conferma che i gol li sa fare, soprattutto quelli difficili (vedi Inter), ma sul suo giudizio pesa troppo il fatto che quando Conte gli ha dato fiducia (intorno a novembre) ha risposto raramente presente come ci si sarebbe aspettati. Il tecnico salentino non lo ama alla follia, e lui qualche sassolino dalla scarpa se lo è tolto sotto forma di polemiche post-sostituzione. Con tutta probabilità sarà ceduto (piace alla Fiorentina), continuando il suo peregrinare in cerca della destinazione perfetta. Come riserva resta comunque un lusso, anche se non è certo uno sfondareti. Voto: 6

Allenatore: ANTONIO CONTE – All’inizio dell’anno si era detto: senza Conte in panchina, la squadra soffrirà. Non è stato così, anche se mentre lui era in tribuna la Juventus ha conosciuto la prima sconfitta in campionato dopo 49 partite e qualche scossone di troppo in Champions League. Il suo apporto si è visto quando in inverno le energie sono strutturalmente mancate: il gruppo ha fatto quadrato intorno al suo allenatore e ha rialzato la testa, dimostrando di non soffrire troppo il doppio impegno e andando a stravincere il secondo scudetto consecutivo. Non si può dire che l’allenatore non abbia i suoi meriti: in due stagioni ha cambiato almeno quattro moduli, passando con disinvoltura dal 4-2-4 al 4-3-3, poi al 3-5-2 e al 3-5-1-1. Quello che conta è avere gli uomini giusti, e lui li aveva: ha vinto la scommessa Pogba, blindato la difesa mettendo un centrocampista in più, infuso consapevolezza nei suoi uomini. Soprattutto ha il miglior attacco del torneo quando il suo miglior goleador è fermo a 10 reti, cioè poco più di un terzo di quante ne abbia segnate Cavani. Ha dichiarato che se mai dovesse allenare l’Inter ne diventerebbe il primo tifoso: gli crediamo, ma ha la juventinità nel sangue ed è anche e soprattutto per questo che è riuscito a vincere subito, e poi a confermarsi, che resta la cosa più difficile. Ha già chiesto rinforzi alla società: sarà bene accontentarlo, perchè suonerà banale ma in attesa di Ibrahimovic o Suarez il vero top player della Juventus è lui. Voto: 9,5

 

(Claudio Franceschini)