Il Benfica si è qualificato alla semifinale di Europa League eliminando nei quarti l’Az Alkmaar (1-0 in Olanda, 2-0 al Da Luz); in precedenza, ai sedicesimi aveva superato il Paok Salonicco (1-0 esterno, 3-0 casalingo) e agli ottavi il Tottenham (3-1 a White Hart Lane, 2-2 a Lisbona). Arriva dalla Champions League, dove nel gruppo C è giunto terzo con 10 punti, alle spalle di PSG e Olympiakos ed eliminato in virtù degli scontri diretti a sfavore contro i greci. In Europa League i migliori marcatori sono Rodrigo e Lima con 3 gol a testa.
Sono tantissimi i titoli del Benfica: ci sono 32 campionati portoghesi, record nazionale (l’ultimo nel 2010, ma è molto vicino il numero 33 in questa stagione), 24 Coppe di Portogallo (altro record) e 2 Coppe dei Campioni (consecutive, nel 1961 e 1962). Tra il 1994 e il 2005 non sono arrivati titoli se non due coppe nazionali; è stato il periodo buio nella storia del club.
Jorge Jesus è noto per essere un trasformista: ha giocato con diversi moduli, ma oggi è prevalentemente legato al . Davanti ad Artur, ex della Roma, difesa con l’esperto uruguayano Maxi Pereira e Guilherme sulle corsie e la coppia centrale formata da Ezequiel Garay (ex Real Madrid) e il capitano Luisao; linea mediana con Salvio, Enzo Perez e Nico Gaitan. In attacco ruotano tanti giocatori: di solito sono Rodrigo, Lima e Sulejmani a comporre il tridente, ma ci sono anche Rogelio Funes Mori, Lazar Markovic e lo stesso Salvio che può giocare in posizione più avanzata. Nel passato abbiamo visto questa squadra muoversi anche con una cerniera di due mediani e tre trequartisti alle spalle della punta, oppure un 4-4-2 di stampo più classico.
La qualità dei centrocampisti e dei trequartisti. Gaitan, Markovic, Salvio, Rodrigo e Lima: tutti giocatori che sanno saltare l’uomo e dettare l’ultimo passaggio. Un attacco nel quale quest’anno si è riusciti a sopperire ai problemi di Oscar Cardozo grazie all’esplosione di Rodrigo e all’esperienza di Lima. E poi l’organizzazione: il Benfica occupa benissimo il campo e si muove come una creatura sola, ottimamente gestita dalla panchina e con tanta esperienza e conoscenza dei propri mezzi. E’ un gruppo che è cresciuto insieme negli anni, e i risultati parlano da soli.
Nonostante una panchina lunga, i lusitani perdono qualcosa se devono giocare con le seconde linee. Il talento di Markovic e Djuricic è indubbio, ma a questi livelli devono forse ancora crescere. I terzini non sono velocissimi e sono attaccabili nell’uno contro uno, la difesa è ermetica (15 gol subiti in 26 partite di campionato, 3 in 6 di Europa League) ma è anche vero che i due centrali non sono troppo rapidi e possono andare in difficoltà se puntati o fatti giocare palla a terra dovendo uscire a prendere i movimenti delle punte.
Sarebbe Oscar Cardozo, ma ha avuto problemi alla schiena nel corso della stagione e qualcosa ha pagato. Alle sue spalle è emerso Rodrigo Moreno Machado, 23 anni:
Passaporto spagnolo (ma è nato a Rio de Janeiro), nell’Under 21 iberica ha segnato 15 gol in 16 partite e in questa stagione con il Benfica ne ha messi a segno 16 in 34, di cui 10 in campionato e 3 in 4 partite di Europa League. Punta centrale, con Jorge Jesus gioca più che altro largo a destra, con licenza di accentrarsi e non dare punti di riferimento. E’ lui il giocatore da tenere d’occhio; menzione anche per Nico Gaitain, argentino di 26 anni e appetito in passato anche dalla Juventus. Con la partenza di Matic ha preso in mano le redini del centrocampo, dove gioca come interno sinistro potendo però ricoprire anche altri ruoli. Non segna tantissimo, ma è incaricato di tenere uniti i reparti e dettare l’ultimo passaggio o quello che dà la svolta all’azione.
, 59 anni. E’ stato centrocampista senza troppa fortuna (poche apparizioni nello Sporting Lisbona, poi tanti trasferimenti); appese le scarpe al chiodo ha iniziato ad allenare in club minori, raggiungendo il Belenenses nel 2006 e consacrandosi nella stagione 2008-2009 con lo Sporting Braga, che ha guidato al quinto posto in campionato. Dal 2009 allena il Benfica: nel suo palmares un campionato e tre Taças da Liga. Ha raggiunto i quarti di finale di Champions League nel 2012, la semifinale di Europa League nel 2011 e la finale, sempre di Europa League, in un 2012-2013 maledetto nel quale è riuscito a perdere tutto nelle partite decisive, subendo sempre gol negli ultimi minuti.
La maledizione di Bela Guttmann. Tecnico ungherese naturalizzato austriaco, allenò anche in Italia (Padova e Triestina, poi Milan e Vicenza) ma fu nei tre anni con il Benfica che divenne leggenda. Praticava il calcio totale prima ancora che esistesse tale definizione, e con le Super Aquile (che aveva sconfitto in campionato e coppa guidando il Porto e avendo già firmato per loro) vinse due campionati portoghesi e soprattutto due Coppe dei Campioni consecutive, in una squadra che aveva come uomo di punta il grande e compianto Eusebio. Dopo il trionfo del 1962 chiese il pagamento di un premio che la società gli negò; accusò i dirigenti e se andò lanciando la famosa maledizione: “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa ed il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni“. Da allora le Super Aquile hanno giocato cinque finali della massima competizione europea e le hanno perse tutte; inutili anche le preghiere di Eusebio sulla tomba del suo vecchio allenatore alla vigilia della sfida di Vienna contro il Milan, persa per un gol di Frank Rijkaard.
(Claudio Franceschini)