La vittoria della Juventus contro il Borussia Dortmund nell’andata degli ottavi di Champions League 2014-2015 non mette certo al riparo i bianconeri dal Westfalenstadion; ma è un passo avanti importante rispetto alle uscite europee che la squadra aveva offerto negli ultimi anni. Diciamolo pure: Massimiliano Allegri ha imparato la lezione, non a caso quando allenava il Milan (che, va ricordato, in campionato non ha mai avuto il passo della Juventus di oggi) ha sempre centrato gli ottavi di finale e in un’occasione è arrivato ai quarti. La Juventus di Antonio Conte non aveva mai giocato una partita così; accorta ma propositiva, non perfetta ma gagliarda e coraggiosa. Solo una volta aveva mostrato questi attributi: nella sfida da dentro o fuori contro il Chelsea, nel girone del 2012-2013. Allegri ha battuto i vice campioni del 2013; saranno anche lontani parenti di quella super squadra, però hanno pur sempre una mentalità europea raffinata e campioni che possono risolvere la partita ogni minuto. Eppure, ripercorrendo con la mente le immagini di ieri sera, non si ricordano occasioni clamorose per i gialloneri se non appunto il gol di Marco Reus, favorito peraltro da un fortuito scivolone di Chiellini. E’ la Juventus invece ad aver costruito almeno tre palle gol nitide nel secondo tempo; solo i centimetri hanno impedito a Tevez, Morata e Pereyra di arrotondare e rendere più agevole il ritorno. Ora: la Juventus potrà anche essere eliminata, perchè perdere al Westfalenstadion ci sta (è successo due volte al Real Madrid) e non è certo da una partita che si giudica uno squadrone. Però Allegri ha dimostrato una cosa, come ha detto lui stesso: che questa squadra se la può giocare, resta inferiore (ovviamente) agli squadroni europei ma può andare ai quarti e magari, con un sorteggio favorevole, pure in semifinale. Come lo ha fatto? Semplice: accettando di giocare un’altra partita. La Juventus di Conte non aveva un piano B: attaccava a testa bassa con furore, ma trovandosi di fronte una squadra organizzata (e in Champions lo sono più o meno tutte) e capace di bloccare le fonti primarie del gioco andava in crisi. Allegri si è messo su un piano diverso: lui che in Serie A è secondo nel possesso palla ha lasciato l’iniziativa al Borussia Dortmund. L’ha costretto a giocare, senza barricarsi nella propria trequarti ma invece pressando e aspettando che si aprissero inevitabili spazi. I due gol sono arrivati così: non con azioni alla mano di stampo “contiano”, ma con squisite ripartenze. Trovato il gol del nuovo vantaggio, nel secondo tempo la Juventus ha fatto ciò che doveva: non si è ritratta ma ha attaccato i varchi e provato a chiuderla. Non ce l’ha fatta, ma tatticamente è stata encomiabile – anche perchè agli avversari, ripetiamo, non ha concesso nulla. Certo resta qualcosa da sistemare; certo non sempre c’è stata la giusta lucidità; certo si rischia di rimpiangere quelle tre occasioni sprecate. La Juventus però esce da questa partita con molte più certezze che dubbi, come il suo allenatore ha sottolineato. Ultimo appunto per Alvaro Morata: uno così è imprescindibile, specialmente nella Juventus di oggi, con buona pace del pur bravissimo Llorente. Non è un caso che tutte le grandi d’Europa abbiano attaccanti mobili e non prime punte d’area di rigore; se giochi attaccando gli spazi e “ad elastico”, le tue punte devono sapersi allargare e sacrificare, ripiegare e ripartire. Lo ha fatto Morata: 1-0. Lo ha fatto Tevez: 2-1. Sì, questa Juventus può farcela. Non dovesse riuscirci, sarà comunque servita come esperienza. Appuntamento al ritorno.
(Claudio Franceschini)