Sono passati tre anni quasi esatti da quel Milan-Juventus che sembrava aver azzerato i rapporti, solitamente ottimi o quantomeno amichevoli, tra le due società. La partita-scudetto, il gol-non gol di Muntari, lo sfondo del cellulare di Galliani; a fine stagione la Juventus vinse lo scudetto e comparvero striscioni e cartelloni che inneggiavano, in maniera anche poco educata, all’episodio. Sabato sera è andata in scena un’altra puntata dello show: ormai il fatto è noto a tutti. Carlos Tevez segna il gol del vantaggio su assist di Morata; la Juventus vince 3-1 ma nel post partita Adriano Galliani tuona e accusa i bianconeri di aver volutamente evitato di riproporre il replay del gol, così da non mostrare che l’Apache fosse partito in fuorigioco. E invoca la necessità di avere registi indipendenti, così che nessuno possa anche solo pensare di manipolare un’immagine. E qui si arriva al secondo capo d’accusa di Galliani: la linea tracciata per mostrare il fuorigioco sembrava effettivamente storta e, dunque, è stata ritoccata ad arte. La risposta della Juventus si può leggere sul sito ufficiale; oltre a ricordare all’AD del Milan gli effetti della legge Melandri, e oltre a ricordare che la linea storta che ha tanto contestato poco o nulla (anzi: nulla) c’entra con le immagini live ma è una post-produzione, che da buon geometra (si veda anche la prima pagina odierna di Tuttosport) dovrebbe sapere che guardando da un altro punto quella stessa linea si avrà la percezione che sia effettivamente dritta; oltre a ricordare tutto questo, la società Juventus ha parlato di “chiarissimo risultato sul campo della partita”. Ovvero un 3-1 che, aggiunge chi scrive, è frutto di 21 tiri contro 10, che sono 10 a 4 nello specchio, e il 79% scarso di pericolosità contro il 36% del Milan. Vero che il calcio non è materia esclusivamente scritta e composta da numeri, ma vero è anche che se prendi tre gol e rischi di subirne altrettanti c’è decisamente poco di cui lamentarsi. Eppure il punto non è nemmeno questo; non è nemmeno che il Milan avesse pareggiato poco dopo e, di fatto, azzerato anche emotivamente la spinta della Juventus, e non è nemmeno che nella stessa partita sia stato fischiato a Tevez un fuorigioco che non c’era (come è stato fischiato a Cerci, a onor del vero, e non c’era manco quello). Il punto risiede proprio nelle pieghe nascoste della polemica: è evidente che se Galliani invoca immagini chiare, linee dritte e replay, l’azione incriminata è impossibile da leggere a occhio nudo con la precisione di un fotofinish olimpico. Lo è comodamente seduti sul divano, figurarsi se a giudicarla deve essere un guardalinee che con un occhio deve osservare chi effettua il passaggio e con l’altro non perdere di vista chi riceve il passaggio e da dove è partito, e dove fosse l’ultimo difensore; che spesso deve calcolare a mente il tempo e la velocità dell’azione per decidere se alzare o meno la bandierina (lo spiegava magistralmente il duo Faverani-Stefani a seguito della finale di Champions League 2013). Il punto allora sta proprio qui: forse il Milan farebbe meglio ad analizzare certe amnesie di Alex o le mancanze della coppia Muntari-Essien che un fuorigioco millimetrico; forse per Galliani sarebbe meglio provare a dare una sterzata a una squadra ancora troppo soggetta a cali di tensione piuttosto che prendersela con decisioni che – lo ricorda la stessa Juventus – è molto probabile che lui stesso abbia avallato se non deciso, vista la sua posizione. Del resto si sa: è sempre meglio cercare il problema altrove piuttosto che guardare in casa propria. E’ sempre più “fruttuoso” provare a sollevare il polverone mediatico piuttosto che ammettere di aver giocato male. Magari può pagare nel breve periodo, ma nel lungo non aiuta certamente a vincere. Chi ha vinto sabato sera è la Juventus; che avrà anche qualche “aiutino” (ma chi non ne ha avuti manco una volta?) e starà antipatica, ma è tremendamente forte e merita di stare dov’è. Geometria o non geometria.
(Claudio Franceschini)