E due. La Juventus vince anche la Coppa Italia battendo la Lazio (clicca qui per il video con gol e highlights) e festeggia un trofeo che mancava da vent’anni. Ci avevano provato in tanti: Lippi (dopo aver vinto la nona), Ancelotti, ancora Lippi e Capello; e poi Ranieri, Ferrara/Zaccheroni, Delneri. E Antonio Conte, che ha perso in finale l’unica partita di una stagione da imbattuto. Ci è riuscito Massimiliano Allegri. Uno al quale, vale la pena ricordarlo, il primo giorno da allenatore della Juventus sono stati dedicati cori non esattamente edificanti; uno al quale è stata maltrattata l’auto (per usare un eufemismo) tanto per dire quanto i tifosi fossero entusiasti del suo arrivo.



Oggi siamo al 21 maggio: Allegri ha vinto lo scudetto con quattro giornate di anticipo (alla Juventus non era mai riuscito) e ha riportato in bacheca la Coppa Italia che era diventata maledetta. Come surplus, il prossimo 6 giugno si gioca la finale di Champions League per entrare definitivamente nella storia, eguagliare il Triplete che centrò l’Inter cinque anni fa e spazzare via definitivamente tutti i dubbi e le perplessità che lo accompagnavano il 16 luglio scorso. Siamo però sinceri: davvero Allegri ha bisogno di trionfare sotto il cielo di Berlino? Non è un tentativo di mettere le mani avanti. La Juventus sfida il Barcellona per vincere, se non ci riuscirà sarà una delusione (al di là del dato che le consegnerebbe la quarta finale persa consecutivamente) e l’amarezza resterà; ma per giudicare l’operato di Allegri possiamo anche evitare di arrivare all’Olympiastadion e alla partita dei sogni, quella che adesso rimane il grande orizzonte di fine stagione. Diranno i detrattori: bravo Allegri, ma aveva la squadra più forte. Risposta: ce l’avevano anche Conte e Fabio Capello prima di lui, ma in finale non ci sono arrivati (anzi: non si sono nemmeno avvicinati). Insistono i diffidenti: lo scudetto era scontato, la Coppa Italia vale poco. Altra replica: vincere il tricolore per il quarto anno consecutivo è talmente scontato che prima di quest’anno era riuscito solo alla Juventus degli anni Trenta, al Grande Torino e all’Inter post Calciopoli, e la Coppa Italia sarà anche minore ma non si tingeva di bianconero da vent’anni. Un bel passo avanti per un allenatore allontanato dal Milan (che non lo ha mai davvero amato) e che solo due anni e mezzo fa era nell’occhio del ciclone per la famosa lite con Pippo Inzaghi, accusato di volergli rubare il posto in panchina. E’ finita che uno è caduto in disgrazia ed è al passo d’addio, l’altro è due volte sul tetto d’Italia e tra 16 giorni può rendere epocale la stagione. Vinca o perda, si è già preso una bella rivincita; non diteglielo però, non ancora. A Berlino ci deve ancora arrivare. 



(Claudio Franceschini) 

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