Ha chiuso la stagione con la vittoria dello scudetto, il successo in Coppa Italia e il titolo di vice campione d’Europa. Una grande annata quella bianconera, pur essendo mancata la Champions League, ma chissà che il “triplete” non possa arrivare l’anno prossimo. A riguardo ne ha parlato Massimiliano Allegri convinto che la squadra non debba crogiolarsi su stessa ma puntare ancora a rivincere tutto: «Se lavori alla Juve c’è tanto da fare e questa sarà un’estate cruciale – le parole del Conte Max ai microfoni de La Gazzetta dello Sport – Non dobbiamo pensare ai risultati, ma a migliorare noi stessi. Gli obiettivi poi sono i soliti: Scudetto, Coppa Italia e il sogno Champions che va avanti. Il primo obiettivo è fare la storia conquistando il quinto scudetto consecutivo: la Juve ci è riuscita soltanto negli anni Trenta ed era un altro mondo. Però il club vuole consolidarsi in Europa, nell’élite dove siamo entrati prepotentemente». La mente di Allegri torna quindi alla finalissima di Champions League di due settimane, in cui si è vista una Juventus che ha tenuto testa per diversi minuti ai mostri catalani: «A Berlino e’ stata bella partita – dice il tecnico juventino – una delle più belle finali europee degli ultimi anni: ricordiamoci che il grande Manchester United con il Barça non passava la metà campo. Noi invece ce le siamo date, sull’1-1 ho pensato che avremmo vinto, poi è andata come andata, ma senza rimpianti, anche se avremmo potuto fare di più. Ci è mancata un po’ di convinzione, ce l’abbiamo messa tutta e non è in contraddizione con quello che dicevo prima. Le lacrime dei miei giocatori non volevano dire “chissà quanto tempo ci metteremo ad arrivare di nuovo fin qui”, ma piuttosto “potevamo davvero battere il Barcellona e non ci siamo riusciti”. La squadra ha una consapevolezza nuova, ha più autostima, anche in campo internazionale. Sono molto orgoglioso di questa crescita». Infine Allegri svela qual è secondo lui il più grande campione che ha allenato: «Ho avuto la fortuna di allenare tanti campioni con grande personalità, ma penso che insieme a Buffon, Nesta sia stato il giocatore con più personalità che io abbia mai allenato».