“Se non altro gli abbiamo messo paura”. La frase ricorrente a pochi minuti dalla finale di Champions League, sponda tifosi della Juventus, è stata questa o qualche sua variante. “Siamo arrivati fino a qui”; “è stata comunque una grande stagione”; “per perderla, una finale va giocata”. Succede che la Juventus ha perso la finale di Champions League (clicca qui per il video con gli highlights) e che l’ha vinta il Barcellona; e succede che nella calura della domenica mattino di giugno il pensiero comune del popolo bianconero possa essere questo. “Ce la siamo giocata”.



Vero, ma facciamo per un minuto l’esercizio della sincerità: davvero? E’ veramente questa la frase che rimbalza tra un’immagine e l’altra? Sinceramente: no. Ed è questo il confine tra una grande squadra e una buona, anche buonissima, ma che non ha la fame nel DNA. Ed è per questo che fa più male: perchè il Buffon che proclamava che a Berlino la Juventus non sarebbe andata in vacanza aveva ragione, perchè l’Allegri che ammoniva “in una finale può succedere di tutto” sapeva cosa diceva, perchè davvero la Juventus ci è andata vicina. E allora sì: l’orgoglio ci sta, la consapevolezza di essersela giocata pure, ma il pensiero che li deve precedere è un altro. “Avremmo potuto vincerla”. Follia? No. Chiaro che questo Barcellona era più forte. Anche con un Messi sottotono, anche con un Suarez meno velenoso del solito, anche senza il tiki-taka che la palla quando la vedi è perchè è finita fuori, o in porta (la tua). Però la Juventus ha avuto la possibilità di mettere le mani sulla Champions League. Realisticamente, non al calcio d’inizio. Al primo possesso palla del Barcellona ha preso gol; nel primo tempo ha rischiato di subirne altri due o tre, un monumentale Buffon e qualche aiutino della sorte hanno impedito che fosse così, e che Allegri potesse tornare negli spogliatoi sotto di una rete e facendo un discorsetto ai suoi. Ha funzionato: la Juventus che ha sceso le scale mobili del ventre dell’Olympiastadion era diversa. Tanto che al primo pallone vagante conquistato a centrocampo ha pareggiato. Tevez si è fatto parare una conclusione che in altri momenti avrebbe messo a occhi chiusi, ma Alvaro Morata, 5 gol nelle 7 partite a eliminazione diretta, ancora una volta era lì. Come a Dortmund, come a Madrid, come sempre quando contava. Il gol bianconero ha intimorito il Barcellona, e la Juventus la partita l’ha persa lì. Per due motivi: perchè nei 13 minuti in cui i blaugrana si sono clamorosamente sfilacciati perdendo ordine, tranquillità e distanze in campo non è stata in grado di raddoppiare. E poi perchè Massimiliano Allegri, questa volta, ha sbagliato. Anche qui non vorremmo doverlo scrivere, ma non aver cambiato in quel lasso di tempo è stato fatale. Un Pereyra fresco avrebbe potuto spaccare in due la difesa del Barcellona. Uno Sturaro con una voglia grande così avrebbe messo più gamba. Un Llorente smanioso avrebbe allungato la testa su uno degli innumerevoli corner. E invece no: il momento è passato, il risultato non è cambiato e alla prima vera accelerazione di Leo Messi – e su un contropiede – è arrivato il 2-1 Barcellona. Il 3-1 non conta: la partita era finita. Il tweet con il quale la società blaugrana ha omaggiato la Juventus, e che sta facendo il giro del web, riempie di orgoglio ma fa ancora più male. Perchè avremmo voluto scriverlo noi, e perchè con qualche dettaglio curato meglio lo avremmo davvero fatto. Resta da spiegare – e forse Allegri ce lo spiegherà – perchè non abbia avuto il coraggio di sostituire un Pirlo mai in partita, addirittura dannoso nello sbagliare stop e tocchi e lontanissimo dai guizzi intuitivi di certi giorni fatati. Resta da spiegare come mai Tevez abbia ancora una volta steccato la gara che più contava, e perchè non si sia deciso che a quel punto lo si poteva far girare al largo, quasi a fare il rifinitore, scatenando Morata là davanti e supportando con un centrocampista in più (il Pereyra di cui sopra). Come postilla, potremmo anche segnalare che forse quel rigore su Pogba ci poteva stare, così come poteva essere fischiato un intervento di Jordi Alba sullo stesso francese nel primo tempo; dettagli che forse non avrebbero cambiato niente, o forse sì, chissà. Quello che resta in una domenica mattina di inizio giugno è che la Juventus ha perso la sesta finale di Coppa dei Campioni sulle otto che ha giocato, e che nessuna adesso ha fatto peggio di lei. Sarà anche vero che per perderle bisogna giocarle, le finali, ma quando la coppa non la alzi è giusto avere gli occhi di brace e chiederti cosa si può fare per vincere la prossima volta. E’ un confine sottile, ma fa tutta la differenza del mondo.



(Claudio Franceschini)

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