Il calciomercato estivo della Juventus riparte inevitabilmente da due fatti: la sconfitta nella finale di Champions League e il rinnovo di Massimiliano Allegri. Senza queste due basi, probabilmente la campagna acquisti dei campioni d’Italia avrebbe assunto connotati diversi; con il fallimento europeo e la conferma del tecnico livornese, la strategia è chiara. Questo almeno nelle intenzioni: c’è una bella linea di demarcazione tra le idee sulla carta e le effettive possibilità lasciate dal calciomercato. La Juventus che approccia la nuova stagione ha in testa un pensiero fisso: vincere la Champions League.
A scapito del settimo scudetto consecutivo? Qui sta il vero cardine sul quale poggiare tante fortune del prossimo anno: prima c’era la volontà di tornare a tre scudetti in fila, poi si è trattato di eguagliare il pokerissimo degli anni Trenta, quindi di entrare nella storia facendo quello che nessun’altra squadra aveva fatto prima. E’ stata una cavalcata che resterà scolpita negli annali; se però la Juventus vuole davvero vincere la Champions League, deve innanzitutto capire che il campionato non può essere la priorità. “Puntiamo allo scudetto; in Europa dobbiamo entrare costantemente nelle prime otto, poi si può vincere o perdere”.
Quante volte abbiamo sentito questo mantra ripetuto da Allegri? Sia chiaro: aveva ragione. La coppa dalle grandi orecchie non si vince necessariamente con la squadra più forte, entrano in gioco altri fattori e, vista la portata degli avversari, l’anno migliore come rosa può coincidere con il peggiore sul campo. Tuttavia, le due finali perse negli ultimi tre anni sono un chiaro segnale: la Juventus ha ormai raggiunto un livello per il quale può ambire ad arrivare in fondo senza che sia considerato un miracolo o un risultato inaspettato. Adesso serve il passo in più: fa parte della naturale evoluzione del progetto, dopo aver dominato in Italia lo step successivo deve diventare la conquista dell’Europa.
Cosa serve per tornare a provarci e avere speranze di vincere la finale anche contro uno squadrone? Prendiamo il Real Madrid campione d’Europa: da aprile i blancos, che hanno lottato per la Liga fino all’ultima giornata, hanno iniziato a far riposare i big aprendo a formazioni anche con nove riserve (e hanno sempre vinto). Questo è stato possibile in virtù di una rosa lunga, ma non necessariamente fatta di nomi “da 80 milioni”: Lucas Vazquez è cresciuto nel vivaio, Marco Asensio e Raphael Varane sono costati 13,5 milioni in due, Alvaro Morata di fatto è un’operazione nella quale le merengues hanno “rimesso” 10 milioni di euro. Scelte oculate e gestione dei giovani: quelli li ha anche la Juventus, ma spesso li sfrutta poco secondo l’ormai assodata logica italiana.
Con la speficica di non voler fare di tutta l’erba un fascio (ogni caso è diverso dall’altro), Mattia Caldara è un classe ’94: alla sua età il Varane di cui sopra aveva giocato 140 partite con il Real Madrid e arrivava da una singola stagione in Ligue 1. Tenerlo a Bergamo un altro anno servirà davvero? O meglio: è realmente necessario, se poi significa dover tuffarsi su De Vrij (o chi per lui) per rafforzare la difesa? Stesso discorso per Leonardo Spinazzola, che sarebbe un eccellente vice di Alex Sandro. Magari ci può stare dare in prestito Rolando Mandragora, anche se 31 presenze tra Serie A e Serie B e un Mondiale Under 20 da capitano sono un biglietto da visita che gli consentirebbe se non altro di giocarsela fino a gennaio per poi valutare in merito alle prestazioni.
Al fianco di queste operazioni, naturalmente, i bianconeri devono andare a caccia dei due-tre colpi da novanta, quelli che davvero cambiano la rosa: Andrés Iniesta, Luka Modric, elementi di questa portata e incidenza su una squadra. Prima però bisogna far quadrare i conti per avere più margine in fase di campagna acquisti, e tutto però parte dall’assunto di cui sopra: il campionato va onorato, ma dopo sei scudetti consecutivi è giusto e naturale che non ci sia più l’assillo di vincerlo a tutti i costi. Questo significa poter dare più spazio ai giovani, testarli sul campo, dare loro minuti, affinarne l’intesa con compagni e idee tattiche; naturalmente c’è caso e caso, ma dalla gestione del settore giovanile e delle risorse “verdi” potrebbero passare i destini europei della Juventus.
Naturalmente, quanto espresso qui sopra non può prescindere dall’assunto che anche con i 130 milioni spesi in un sol colpo per Gonzalo Higuain e Pjanic la Champions League non è arrivata: ecco perchè vale la pena almeno considerare che non sempre sono i grandi investimenti a fare la differenza, perchè la Juventus si è trovata allo stesso punto degli anni precedenti, ancora più delusa e con tanti tifosi che hanno accusato il Pipita di aver giocato malissimo proprio la finale di Cardiff, sottolineando come anche senza di lui lo scudetto sarebbe probabilmente arrivato. Non è una critica al valore (indiscutibile) di Higuain, sia chiaro; casomai è una riflessione sul fatto che anche con lui in campo la maledetta Champions League non sia entrata in bacheca, e questo è un dato di fatto. Alla società e ad Allegri partire da questo, e muoversi di conseguenza (in un modo o nell’altro).