Dopo Ibrahimovic, Cassano. Dal Genio di Malmoe a fantAntonio da Bari Vecchia, sembra che la voglia di giocare stia abbandonando due delle più luminose stelle della serie A, che annunciano propositi di ritiri precoci. Si preoccupano soprattutto i tifosi del Milan, perché i due campioni vestono entrambi la maglia rossonera, ma due sfoghi così clamorosi nel giro di pochi giorni meritano una riflessione più approfondita sul malessere dell’”essere calciatore”. Ci si può davvero stancare di una vita che tutti noi comuni mortali sogniamo? Una vita che tutti immaginiamo ricca di gioie e soddisfazioni e in cui le preoccupazioni maggiori sono gli infortuni? Stancarsi, oltretutto, a soli 30 anni (per Cassano addirittura 29), quando un calciatore ha davanti ancora alcuni ottimi anni e gli ultimi contratti pesanti? Abbiamo voluto un commento su queste vicende del noto psichiatra Alessandro Meluzzi, che ha rilasciato questa intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.



Dottore, come è possibile stancarsi di fare il calciatore?

In effetti a prima vista può sembrare incredibile. La vita del calciatore è certamente privilegiata per reddito, fama e successo, è il sogno di quasi tutti i ragazzi e sicuramente dà vantaggi anche con l’altro sesso, basti pensare al successo della coppia calciatore-velina (o simili). Però tutto sommato queste cose fanno parte della dimensione dell’effimero e questo alla lungo può non bastare a queste persone che hanno tutto e che possono sentire lo stress derivante dalla loro condizione, che magari diventa predominante sui privilegi e le soddisfazioni.



L’opinione comune però li avverte come degli sfoghi ingiustificati.

Questo è comprensibile. Chi magari fatica a mettere insieme il pranzo con la cena è ovvio che si risenta a sentire certe frasi da parte dei calciatori, e dal punto di vista economico e della celebrità ha naturalmente ragione, ma dobbiamo tutti ricordarci che la vita non è un circo e che anche una vita da ricco e famoso a un certo punto può apparire inumana. E chi avverte la propria vita come inumana reagisce, che sia una persona che fatica ad arrivare a fine mese o che sia un calciatore. Da questo punto di vista lo sfogo è giustificato, anzi merita attenzione.



Quindi è un segnale d’allarme che il calciatore lancia a chi ha intorno?

Certamente. Vi sono esempi di calciatori anche famosi che hanno avuto crolli psichici anche molto gravi e che hanno rovinato le loro carriere. Quelli lanciati da Ibra e Cassano sono segnali che potrebbero (anche se non li conosco, quindi non posso dire se sono malesseri seri o passeggeri) preludere a qualcosa di grave, io non li sottovaluterei.