«Dovevo dare retta al dottore». Frase davvero strana, se si pensa a chi l’ha pronunciata. Il personaggio in questione è infatti Rino Gattuso, un guerriero che non molla mai. Ancora più significative se si pensa all’apparente banalità dell’incidente che lo sta bloccando da ben quaranta giorni: venerdì 9 settembre, prima giornata effettiva del campionato dopo il famigerato sciopero, Rino finì quasi subito in infermeria e poi in ospedale per accertamenti: sostituito da van Bommel, Milan-Lazio senza di lui finì in parità (2-2). Cos’era successo? Ringhio non vide Nesta e gli franò addosso come un’auto contro un paracarro. Non un episodio casuale: soltanto qualche giorno prima il medico rossonero Rudi Tavana, gli aveva dato un consiglio. Riepiloghiamo la vicenda: vedendolo allenarsi con sofferenza, giramenti di testa, nausea e la sensazione di vederci doppio, Tavana aveva cercato di convincere Ringhio a rinunciare al debutto con la Lazio. Ma allora il centrocampista non diede retta al medico. Però intuì quasi subito che sarebbe stata dura recuperare dopo lo scontro con Nesta: quel problema all’occhio sinistro che da un po’ lo tormentava in allenamento, si sarebbe rivelato più duro di un’entrata a tacchetti spianati. Quanto meno, quel drammatico scontro in campo, così diverso dai soliti incidenti di gioco, ha avuto l’effetto di accelerare i tempi degli esami clinici: nei quasi 40 giorni di sosta forzata ai box, il maratoneta rossonero è stato infatti sottoposto a decine di controlli e al suo caso si sono interessati illustri luminari. Di certo c’è che la paralisi del sesto nervo cranico gli impedisce di utilizzare correttamente l’occhio sinistro ma una causa certa del problema non esiste, si presume un attacco di origine virale. Quello che è certo è che il tempo per Rino si è fermato in vista di un traguardo difficile da inquadrare, anche utilizzando il binocolo dell’ottimismo. Di certo, nessuno dei dottori che l’hanno visitato ha posto Ringhio di fronte alla prospettiva di concludere bruscamente la carriera. Servono tempo e pazienza e a Gattuso non mancano né l’uno né l’altra. A consentirgli di vivere con una serenità totale questa difficile parentesi della sua vita è il passato ricco di soddisfazioni. Non conservasse dentro di sé questo grande spirito, difficilmente si sobbarcherebbe, da un mese a questa parte, grandi sedute di corsa, in genere 10 chilometri al giorno, ovviamente da solo, per mantenersi in forma, pronto a rientrare nella mischia.
Al contrario Rino vive con minore serenità l’impossibilità di condurre un’esistenza normale. Per limitare l’incidenza della menomazione visiva la lente sinistra degli occhiali che è costretto a portare contiene infatti un prisma di 11 diottrie, quasi inimmaginabile: una persona normale stramazzerebbe a terra colta da incontrollabili giramenti di testa. Tutti i giorni Rino inforca gli occhiali e corre, corre con più rabbia del consueto verso l’ignoto. La sua carriera non è a rischio, nessuno guardandolo negli occhi (e non è una battuta) gli ha buttato lì questa ipotesi estrema. Ma se anche dovesse accadere, lui sa già come muoversi: una bella conferenza stampa per salutare e ciao a tutti. Ma, per il momento, nessuno vuole anche solo pensarci.