Le sue dichiarazioni hanno messo in subbuglio l’intero mondo rossonero. “Il calcio non mi diverte più”, è stato lo sfogo di Zlatan Ibrahimovic, probabilmente la stella più luminosa della galassia Milan. Di certo il giocatore più decisivo di tutti – quando sta bene – dell’organico a disposizione di Massimiliano Allegri. Qualcuno ha già fatto notare che, in fondo, il personaggio Ibra è fatto così. E’ uno che, periodicamente, ha queste uscite; i famosi ‘mal di pancia’, noti a tutti i club in cui ha giocato. “Non si diverte più? E dov’è il problema?”, è l’approccio – volutamente basic – al tema da parte di una leggenda della storia rossonera e del calcio italiano come Gianni Rivera. L’ex-golden boy, oggi presidente del settore giovanile e scolastico della Figc, ha accettato di intervenire, in esclusiva per IlSussidiario.net, per commentare il ‘caso Ibra’ e i temi più caldi di casa Milan.



Rivera, ha sentito Ibrahimovic? Pare che il calcio lo annoi da morire…

Sì, ho letto le sue dichiarazioni. Non si diverte più? E dove sta il problema? Prima o poi smettono tutti. Vorrà dire che troverà il divertimento da un’altra parte…

Lei la fa semplice, ma i tifosi rossoneri sono rimasti abbastanza scossi dalla notizia…



Guardi, il Milan ha fatto a meno di Schiaffino, di me, di Van Basten, Baresi e Maldini e la vita è andata avanti. Cosa c’entrano i tifosi? Arriva sempre un giorno in cui gli stimoli vengono meno.

Ma lei, da queste prime partite stagionali, aveva sospettato qualcosa? Con la Juve, ad esempio, si è visto un Ibra, effettivamente, così svogliato da non sembrare vero.

Ma queste son cose che non si possono capire così, dall’esterno, se uno si diverte o meno. Quando ho letto le sue parole, francamente, non ho avuto alcun retropensiero. In definitiva, mi sembra un problema più suo che del Milan.



Un Milan piuttosto brutto, quello che stiamo vedendo ultimamente.

Sta soffrendo parecchio, non si può negare. Soffre molto soprattutto il ritmo imposto dalle altre squadre. Bisogna trovare dei rimedi, e alla svelta.

Quali, secondo lei?

Questo è un problema del tecnico. Non me ne posso occupare io.

Ma lei cambierebbe qualcosa, a livello tattico ad esempio?

La tattica non mi ha mai interessato moltissimo, anche quando giocavo…

Allora il rimedio potrebbe arrivare dal mercato: si parla di Montolivo.

Per me il mercato è il periodo peggiore di tutta l’attività calcistica. Fosse per me, lo eliminerei. Comunque, non so quali trattative siano in piedi, non saprei dirle su questo.

Per la serie ‘Se Atene piange, Sparta non ride’: nemmeno l’Inter se la passa troppo bene.

Sì, le milanesi stanno soffrendo molto, per ora. Speriamo che il Milan si riprenda.

E l’Inter?

A me interessa il Milan (ride, ndr)…

In generale, come vede questo campionato? C’è una squadra che la intriga?

E’ un campionato molto più equilibrato rispetto al passato. Vedo Napoli, Lazio e Udinese che si stanno confermando.

Sulla Juventus che ci dice? Sta ricevendo una pioggia di elogi: meritati?

Sicuramente è una squadra di carattere, ma lo era anche all’inizio dell’annata scorsa. E’ ancora da vedere, grinta a parte, se possegga o meno delle solide basi tecniche.

Basi che sta provando a dare un certo Pirlo. Com’è vederlo con la maglia della Juve, per un milanista?

Se è per questo, l’abbiamo visto anche con la maglia del Brescia, dell’Inter… Lui è uno che si diverte a giocare e, giustamente, va dove gli offrono questa possibilità.

E’ l’anti-Ibra, insomma. Ed è protagonista anche in Nazionale. A proposito, le piace l’Italia di Prandelli?

Laddove si privilegia la tecnica sull’atletismo, per me va sempre bene. Anche i settori tecnici devono seguire questa strada, a mio avviso.

Si è parlato – forse a sproposito – di modello Barcellona per quest’Italia, che sfoggia un centrocampo con 4 centrali.

I discorsi sui modelli sono cose giornalistiche. Ognuno gioca secondo le proprie caratteristiche. Dipende dai giocatori che hai a disposizione, non puoi improvvisarti in cose che non puoi fare. E’ innegabile che nel nostro calcio i talenti siano in diminuzione.

Gliel’avranno già chiesto, ma non resistiamo: c’è un giocatore in cui si rivede, almeno parzialmente?

No, nessuno assomiglia mai a un altro. Ogni essere umano è un mondo a sé, e questo vale anche per i calciatori.

 

(Alessandro Basile)