Intervista esclusiva a Roberto Beccantini – Tottenham-Milan è stato l’ennesimo, grande fallimento europeo di Zlatan Ibrahimovic. Se ne era andato dall’Inter per vincere la Champions League con il Barcellona, dopo una sfilza di scudetti consecutivi. La squadra più forte del pianeta più il giocatore numero uno al mondo (secondo lui): un connubio vincente, pensavano tutti. E invece Ibrahimovic vide gli ex compagni passargli sopra le orecchie in semifinale e alzare la coppa nella notte di Madrid. Mentre lui era impegnato a litigare con Guardiola. Il prodromo del suo ritorno a Milano, sponda Milan stavolta. “Vinciamo tutto”, aveva detto al suo arrivo in estate. Ma a marzo rieccoci di nuovo al punto di partenza: Ibra deludente a Londra e fuori dalla Champions. La maledizione europea continua. E allora il dubbio sorge spontaneo: ma Ibrahimovic è davvero un campione?
Ilsussidiario.net ha girato la domanda a Roberto Beccantini, nota firma del giornalismo sportivo ed ex giurato scelto da France Football per rappresentare l’Italia nella giuria del Pallone d’oro. “A questo punto è facile rispondere di no. A ottobre Ibra compirà 30 anni e nella sua carriera non è mai stato protagonista in Europa o in nazionale – chiarisce subito Beccantini -. Vero che con la Svezia non si può pretendere che vinca un mondiale, ma con le squadre di club ha sempre ciccato le sfide a eliminazione diretta. Alla Juventus, all’Inter, al Barcellona e ora al Milan. Se lo si paragona a Eto’o ,che ha segnato in due finali e vinto tre volte la coppa…”.
Pensare che il Barca nel 2009 usò il camerunense (più una vagonata di milioni) per arrivare a Ibra. Davvero è meglio l’africano?
In Italia forse no. Ma in Champions Eto’o sovrasta lo svedese. Lo dicono i numeri…
Come mai l’Ibrahimovic gigantesco del campionato diventa piccolo piccolo in Europa?
È un mistero. Una spiegazione forse si può trovare nel fatto che il livello medio in Europa si alza. Anche quello delle difese. E che in Champions non esistono gli “aiutini” di cui godono Milan, Inter, Juventus e Roma in Italia. Ma Ibra soffre soprattutto le sfide a eliminazione diretta. Nel girone di Champions gioca sempre bene, poi quando arrivano le partite decisive, lui si perde. Solo a Barcellona ha fatto qualche gol dagli ottavi in poi. Uno allo Stoccarda, due all’Arsenal. Ma poi in semifinale con l’Inter è letteralmente scomparso. Insomma, forse il motivo è anche psicologico. La Champions resta il suo tallone d’Achille e lui lo sa.
Come giudica la sua prova di ieri contro il Tottenham?
Deludente. Ha fatto un solo tiro in porta su punizione dopo 16 minuti e poi si è nascosto. Qualche tocco, qualche sponda. Poca roba. L’Ibra del campionato è un’altra cosa. E pensare che il Milan ha fatto la partita, mentre il Tottenham ha giocato all’italiana, badando solo a difendere il risultato. Dunque non si può neanche dire che fosse isolato in attacco, stavolta. La verità è che siamo di fronte a una dicotomia: Zlatan è un marziano nel cortile di casa, ma sparisce quando mette il naso fuori dall’orticello.
Vero, ma a gente come Cristiano Ronaldo, Messi o appunto Eto’o, questo non succede…
In effetti è così. Non discuto Ibrahimovic dal punto di vista tecnico. Ma nel confronto con questi grandi giocatori paga gli insuccessi in Europa. Senza dubbio.
La convince il paragone con Van Basten?
Come stile di gioco Van Basten è il punto di riferimento di Ibra. Ma l’olandese era fortissimo anche in Europa. Lui no. Insomma, Ibrahimovic non è Van Basten…
Anche dal punto fisico Ibra non ha lo stesso impatto che ha in Italia: con la Juve non ha segnato, ma ha sovrastato Chiellini e Barzagli sulle palle aeree. Ieri contro Dawson non l’ha mai vista…
Beh, non tiriamo in ballo la mia Juventus, che è conciata male. Comunque è davvero così, sono convinto che se in Juventus-Milan Ibra avesse giocato con la maglia bianconera il risultato sarebbe stato ribaltato. Mentre ieri sera…
Cambiamo argomento: che idea si è fatto della situazione in casa Juventus?
Manca qualità nei giocatori e mancano figure di raccordo tra squadra e proprietà come lo erano Saporta al Real Madrid, Allodi all’Inter o la Triade nella stessa Juventus. Quando Agnelli scelse Marotta, io ero contento. Ma la maglia della Juventus pesa anche in ufficio, evidentemente. E si è investito male. Faccio un esempio: nel 2004 Ibrahimovic acquistato da Moggi per 19 milioni, nel 2009 Felipe Melo preso per 25. Ho detto tutto…Con il senno di poi, si è sbagliato a non ascoltare Deschamps: il tecnico francese voleva due acquisti di qualità all’anno e fu allontanato. Da allora si preferisce puntare sulla quantità. Un errore.
Chiudiamo con una domanda obbligata: ma se ci fosse stato ancora lei in giuria, il Pallone d’oro lo avrebbe vinto Messi?
Premettiamo che un premio a Messi è per definizione sempre giusto. Però non dobbiamo commettere l’errore di dimenticare che da quest’anno la formula è cambiata. Il Pallone d’oro di France Football si è fuso con il Fifa World Player of the Year. Così a scegliere non sono più solo i giornalisti, ma anche i giocatori e gli allenatori. Non a caso, se si leggono le classifiche separate, i miei colleghi avrebbero premiato Sneijder, perché restano più legati ai risultati del singolo anno e meno ai valori assoluti del calciatore. Insomma, con il vecchio premio avrebbe vinto l’interista…
(Marco Guidi)