C’era una volta il Varese, un giovane attaccante con il vizietto del gol e un raccattapalle con il sogno di sfondare nel calcio. Fosse una favola, quella dell’amicizia tra Ariedo Braida e Beppe Marotta, inizierebbe così. Perché fu proprio al Franco Ossola che i destini dei due attuali dirigenti di Milan e Juventus si incrociarono per la prima volta.
“Io giocavo nel Varese e lui era ancora un ragazzino. Me lo ricordo che andava a prendere i palloni che noi calciatori sparavamo fuori dalla porta. Correva, correva e ce li riportava per riprendere il gioco. Parliamo di ricordi di 40 anni fa…”, racconta, in esclusiva a ilsussidiario.net oggi Braida, direttore sportivo della squadra rossonera. Stasera, quel ragazzino che faceva il raccattapalle sarà in tribuna a Torino come direttore generale della Juventus. Ne ha fatta di strada…
Dai tempi di Varese con Marotta siete legati da un filo comune. Con tanti incroci: anche a Monza, lei andò via nell’86 e arrivò lui al suo posto…
Sì, è vero. Cosa vuole, siamo amici ormai da tantissimi anni. Abbiamo un rapporto ottimale, fatto di stima e di affetto reciproco.
Domani lo vedrà prima della partita?
Ma certamente! Lo saluterò e gli farò un bel in bocca al lupo.
Poi però ci sarà il campo: Juventus-Milan, mica una partita qualunque…
Sarà dura. Come peraltro ogni partita ormai. A questi livelli non esistono gare facili. Noi speriamo di fare bene e anche di esprimere un bel calcio. Se non altro perché le sfide tra Juventus e Milan hanno fatto la storia di questo gioco. Stiamo parlando di due squadre con tradizione e blasone internazionale…
Mercoledì invece sarà tempo di Champions League: ci crede all’impresa con il Tottenham?
Abbiamo il dovere di provare a rimontare dopo la sconfitta dell’andata. Un club come il Milan ha la cultura, la mentalità e la storia per credere in imprese come quella che cercheremo di fare a Londra. Siamo abituati a vivere gare del genere e anche a sorprendere. Mi viene in mente la vittoria dell’anno scorso a Madrid, per un certo verso clamorosa rispetto alla situazione che stavamo vivendo in quel momento. Certo, non sarà facile, ma siamo preparati per giocarcela.
Piccolo vantaggio: sembra proprio che Bale non ce la faccia a recuperare…
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Beh, se è per questo Bale non c’era neanche nella gara di andata e abbiamo comunque perso. Per me il gallese è un grande giocatore e le devo dire la verità: mi spiace che non ci sia contro di noi. Se uno ha una bella voce, è meglio per tutti che canti. Non che stia muto…lo dico da amante del calcio e dello spettacolo.
ì, ma non sempre quando c’è spettacolo è la tua squadra a vincere…
Nereo Rocco, quando gli urlavano “vinca il migliore”, rispondeva in dialetto triestino: “speriamo di no!”. Però il calcio rimane comunque uno spettacolo: la gente vuole i bei gol, le parate, le azioni, i rigori. Le grandi partite, quelle che vengono ricordate, sono quelle ricche di queste semplici cose.
Battuta al veleno: sembra la descrizione di ciò che successe a Istanbul nella finale persa ai rigori con il Liverpool…
Beh, quella fu una grandissima partita infatti. Il Milan giocò in modo splendido, ma gli inglesi rimontarono in modo incredibile. Perdemmo, ma fu un autentico spot pubblicitario per il calcio nel mondo.
Lei e Galliani la pensavate così a fine partita?
Beh, mica tanto (ride ndr). Eravamo arrabbiati neri, noi e la squadra. Ma ci siamo subito ripromessi di guardare avanti. Non a caso due anni dopo ci siamo presi una bella rivincita no? E pensare che ad Atene la finale fu calcisticamente meno bella che a Istanbul…
Ha detto che occorre guardare avanti: parliamo un po’ di mercato?
I tempi non sono ancora maturi per il calciomercato. Sarebbe fuori luogo, quasi dannoso parlarne adesso. Pensiamo piuttosto al campo. Stasera c’è Juventus-Milan e dobbiamo fare bene.
E magari fare anche spettacolo…
Certo, sempre. È la storia del Milan a imporcelo.
(Marco Guidi)