I tanti infortuni occorsi ai calciatori in questa stagione, i dubbi sulle condizioni di Ganso, i recuperi lenti e l’aspetto psicologico nella riabilitazione dai traumi: tutte tematiche decisive per i giocatori di calcio e per i loro sostenitori. Per capire meglio tutto questo abbiamo chiesto a Jean Pierre Meersseman, medico laureato presso il Palmer College of Chiropractic negli USA, co-fondatore dell’Associazione Italiana Chiropratici e pioniere negli studi sul rapporto tra occlusione e postura, nonchè attuale Coordinatore Sanitario dell’AC Milan e fondatore di MilanLab, un parere, in esclusiva per ilsussidiario.net.
Come nacque l’idea di Milan Lab?
Lavoravo da tre anni al Milan. Ci venne l’idea di seguire i giocatori non solo sull’aspetto psicologico ma di effettuare un’analisi sempre più dettagliata e costante della situazione medica dei singoli. Decidemmo così di sottoporre i calciatori ad esami dettagliati e costanti di sangue e urine. Ci concentrammo sull’osservazione del metabolismo e iniziammo a fare test psicologici approfonditi.
Poi l’introduzione di nuovi esami…
Dal punto di vista strutturale la nostra attenzione era sempre più sulla colonna vertebrale, la deambulazione, il sistema masticatorio e l’appoggio podalico: raccoglievamo dati, una volta ogni 15 giorni, su tutte questi aspetti e elaboravamo delle stategie mirate per ognuno di loro. Permettavamo così ai giocatori di migliorare il loro rendimento, soprattutto con una preparazione atletica più mirata alle loro condizioni del momento.
Un lavoro che ha dato i suoi frutti?
Ho capito l’importanza e l’utilità di Milan Lab con l’acquisto di Redondo. Gli avevamo fatto un sacco di esami, perchè costava tanto e aveva un ingaggio elevato e non potevamo sbagliare. Dai nostri esami medici risultò integro. 10 giorni dopo si stirò e lì iniziò il suo calvario senza fine. Se avessimo avuto i suoi dati generali con cui confrontare i nostri avremmo capito che non era assolutamente da comprare. Questo fatto ha stimolato tutti ad andare avanti con tre obiettivi: capire se un giocatore era da comprare, come gestirlo e poi come affrontare la sua parabola discendente.
Questione Ganso…
Quest’anno Milan Lab è fermo per un problema di investimenti. Quindi Ganso non l’ho visto direttamente, ma ho letto dei suoi infortuni ai legamenti, a soli 18 anni. Tutte le cose che si scrivono su Ganso mi fanno pensare sempre più al fatto che bisogna tornare ad investire su una struttura come questa. Tutti questi dati raccolti ci davano l’idea chiara anche se valesse o meno la pena investire per un giocatore piuttosto che per un altro. E il Milan adesso si trova in questa posizione. E’ come se uno deve comprare un palazzo da 30 milioni di euro: non lo compra al buio, ma lo fa valutare da una schiera di architetti ed ingegneri che dicono se la struttura sia valida o meno. Noi facevamo questo. Comprare un palazzo al buio è rischioso…
Conta l’aspetto psicologico nel mondo del calcio?
Moltissimo. Lo psicologo è visto sempre con una certa diffidenza, ma è fondamentale. I calciatori sono ragazzi normali, che hanno problemi come tutti fuori dal campo. Il sostegno di una persona adulta non può che essere positivo. Sono convinto che avere accanto una persona come uno psicologo possa addirittura velocizzare i tempi del recupero.
C’è il rischio doping nel mondo del calcio?
Lo definirei altamente improbablie. I test medici cui vengono sottoposti i giocatori sono ferrei e continui.