Quando si sono incontrati per la prima volta, il primo faceva – siamo nei primi anni Novanta – il giocatore, il secondo era il padre spirituale del Giulianova. A distanza di anni il primo ha vinto il primo scudetto come allenatore, mentre il secondo svolge ancora il suo servizio come padre spirituale della squadra abruzzese. Nonostante lo scorrere inflessibile del tempo, Max Allegri e padre Fernando, frate minore cappuccino, sono ancora molto legati perché «siamo uniti da un sentimento di vera amicizia». Non è un caso che l’indomani della vittoria nel derby contro l’Inter, che di fatto ha consegnato virtualmente lo scudetto numero 18 sulle maglie rossonere, lo stesso Allegri si sia sentito in dovere di ricordare – oltre alla figlia Valentina – proprio padre Fernando, l’amico pronto al momento giusto. «Gli ho telefonato durante i festeggiamenti per complimentarmi con lui. Massimiliano dopo aver visto la telefonata mi ha richiamato: era contento e sereno. E’ stato un bel gesto di amicizia e riconoscenza». Si sa che la sete di infinito o la ricerca di un qualcosa che dia un senso ultimo alla vita attraversa l’uomo di ogni età o categoria sociale. Così anche molti sportivi sentono la necessità di una persona che li possa accompagnare nel loro percorso spirituale. Se Gianni Rivera aveva come figura di riferimento padre Eligio, Max Allegri è molto legato a padre Fernando, che conosce l’Allegri segreto e lo racconta in esclusiva ai lettori de ilsussidiario.net. «Allegro di nome e di fatto» è l’epiteto ribadito più volte nell’intervista da padre Fernando, che riconosce i meriti tecnici di un allenatore che «ha fatto molto bene» sia a Cagliari che a Milano.



Ogni tanto si incontrano per scambiare due chiacchiere: «Gli ho comunicato la gioia cristiana, l’ascolto e l’amicizia e nel tempo si è creato un rapporto fraterno. Ci vuole carità e amore, poi il Signore scende in campo». Sullo sfondo c’è il messaggio di San Francesco, «l’uomo di ogni stagione» come lo definisce padre Fernando, che fra le altre attività, oggi, a 68 anni, continua a fare il cappellano della squadra (anche di tutto il settore giovanile) e dell’ospedale di Giulianova. Ogni sabato mattina prima della rifinitura prende in mano il Vangelo del giorno e attorno a un tavolo lo commenta con i giocatori: «Con i giocatori o con i malati il Vangelo è aperto. Posso dire che i ragazzi non sono assenti, anzi sono interessati».



 

Si definisce «un frate di campagna, non un predicatore» ma con il suo stile ha saputo annunciare il messaggio di Cristo come dimostrano i numerosi attestati di stima da parte di quanti hanno avuto la fortuna di incontrarlo; alcuni ex calciatori del Giulianova, che hanno fatto carriera, lo chiamano per dirgli che stanno bene, i soldi girano, ma sentono la mancanza del sabato attorno al Vangelo. Nel Giulianova dei primi anni Novanta militava un certo Espedito Chionna, che poi passò in serie B al Pescara e divenne compagno di squadra di Allegri. Chionna, molto legato a padre Fernando, un giorno decise di portare a Giuliano anche il centrocampista livornese: nacque così un’amicizia solida che è continuata nel tempo.



 

La filosofia di padre Fernando è racchiusa in una semplice frase che testimonia il senso del suo ministero: «A noi spetta il compito di seminare, poi il Signore raccoglie». Padre Fernando “assolve” («perché il segno di croce è sempre un buon segno») anche quei giocatori che, forse, sembrano relegare la religione a un mero fatto scaramantico prima dell’ingresso in campo. E su Allegri, cosa si può dire?« È una persona che comunica molto con i suoi giocatori: dà un senso di accoglienza e di affabilità, poi qualche volta, in virtù del suo ruolo, deve anche richiamare o alzare la voce. A Cagliari (come adesso a Milano) tutti i giocatori sono rimasti contenti e lo hanno nei suoi confronti affetto e stima». Potere della Fede.