CALCIOMERCATO MILAN – «La mia famiglia ha fatto sacrifici enormi per il Milan, abbiamo speso una media di 50 milioni di euro a stagione e nell’ultima oltre 70. Ho sempre fatto regali ai tifosi del Milan e continuerò con questa costosissima abitudine». Ha esordito così il presidente del Milan e del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un’intervista concessa a Milan Channel. Il numero uno di via Turati promette quindi ai tifosi un’estate spumeggiante, sulla falsa riga di quanto avvenuto poco più di 12 mesi fa. «Vogliamo 11 campioni in campo e 20 in rosa, non è un grande campione che fa la squadra – ha proseguito -. A tutti piacciono Ronaldo e Messi, ma il calcio spagnolo è ricchissimo e ha un diverso regime fiscale. Quindi è difficile entrare in competizione con i club spagnoli per i grandi assi». Berlusconi vorrebbe proseguire la tradizione di italianità della squadra: «Il Milan ha sempre avuto molti italiani in squadra, e spesso molti lombardi, perchè ci tenevo molto. È giusto che la squadra si identifichi con il territorio, quindi cercheremo sempre di mettere in campo una formazione prevalentemente italiana».



Il presidente del Diavolo ha parlato naturalmente anche dello scudetto, ormai ad un passo: «Arriverà prestissimo, ho molta fiducia. Ma non si deve mai parlare di scudetto prima di appuntarselo sul petto». Un tricolore merito anche dell’arrivo di Allegri: «Lui può continuare la serie di nostri grande allenatori dopo Capello, Sacchi e Ancelotti: ha tutte le qualità tecniche e umane per ottenere grandi successi… Bel gioco sì, ma possesso di palla assolutamente no: è inammissibile dare 2-3 occasioni all’avversario negli ultimi minuti quando si vince di misura».



Berlusconi, continuando la questione “possesso palla” ha ribadito: «Servono allenamenti precisi, è un fatto di concentrazione. Soprattutto quando sopravviene la stanchezza, bisogna fare possesso di palla con volontà. Quando allenavo i miei ragazzini vincevamo tutti i tornei e a volte riuscivamo a mettere assieme anche venti passaggi di fila. Non è vero che al pubblico non piace».

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