Gianni Brera avrebbe definito questi tempi di commenti “liberi”, puro qualunquismo calcistico. Il gioco del calcio è un mistero, è uno sport che ti viene spontaneo sin da bambino perché probabilmente esiste una magia sferica della palla. Poi ci sono i talenti, che ti può dare solo Dio e gli schemi, che si possono imparare e applicare con grande capacità e intelligenza. Quest’ultima è quasi più importante della capacità, nel gioco del calcio, metafora incredibile della danza della guerra. Ieri sera il Milan sembrava in aperta difficoltà con il Barcellona, perchè i catalani tenevano continuamente palla, se la passavano con un noioso titic e titoc. Ma si dovrebbe chiedere al qualunquismo calcistico, interpretato in pompa magna da televisioni e trogloditi del calcio che scrivono su importanti giornali, quante palle gol, quante azioni nitide da gol ha avuto il Barcellona?
La risposta sarebbe molto difficile, perchè non se ne sono viste, malgrado l’ossessivo palleggio da palla corta e il possesso palla continuo. Il Milan era disposto con logica, in attesa, e chiudeva benissimo gli spazi, lasciando ai blaugrana l’iniziativa. Ma è bastato uno scatto poco dopo la metà campo, perché ai raffinati palleggiatori del centrocampo catalano (quelli che esaltano il qualunquismo pallonaro), perché Pato prendesse dieci metri su trenta, presentandosi solo davanti al portiere per una battuta semplicissima che il giovane brasiliano riusciva a complicare con un tiro in mezzo alle gambe del portiere. La soluzione più difficile, che il brasiliano preferisce perchè appare sempre un po’ superficiale.
Il pareggio del Barcellona è arrivato su una valutazione sbagliata di Abbiati, portiere bravissimo tra i pali, ma incapace di leggere il gioco. Aveva il tempo e la possibilità di uscire sull’uomo che avanzava sulla sua destra.
E’ girato un po’ per l’area come un gioppino grottesco ed è venuta fuori la frittata. Sul secondo gol del Barcellona, meglio addirittura non giudicare. Abbiati che dispone una barriera a rampazzo, vede la palla, sposta un piede e si butta come un sacco di patate. Nereo Rocco avrebbe preso tutti a pedate nel sedere.
Poi, certo, Abbiati tra i pali compie parate da fotografia e domani gli daranno un buon voto in pagella, concordato tra i cronisti, come al solito. Nel risultato del Barcellona c’è la delusione di un gioco che, apparentemente piace a tutti, e che, scusate, invece è di una noia mortifera. Nel risultato del Milan c’è la capacità di due grandissimi giocatori, tra i più grandi in assoluto. Il primo è Alessandro Nesta, che non sa giocare solo la palla, ha l’abilità di sceglire la migliore posizione, ma ha un senso del tempo, della giocata altrui che solo i grandissimi hanno sempre dimostrato. Al posto di guardare rovesciate apocalittiche o gol al volo, magari arrivati per il lato B di un minuto, bisognerebbe fare vedere ai bambini che amano il calcio come Nesta ha fermato il divino Messi, entrando sul tempo del passo breve e veloce del fenomeno argentino.
In piena area. Nesta è un difensore che ha il senso del tempo così come l’ aveva il più grande difenosore che ha mai avuto l’Inter, Armando Picchi.
Ma forse si avvicina addirittura al più grande centrocampista che sia mai esistito (opinione personale): sua Maestà, Juan Alberto Schiaffino, detto il Pepe. Un uruguagio immenso. Ogni tanto un avversario portava palla per il campo. Schiaffino, per dettare improvvise ripartenze verticali, entrava sul tempo del passo dell’avversario, prendeva solo palla e suggeriva un lancio di trenta metri.
Neanche Maarbale, capo della cavalleria di Annibale, riusciva a fare cose simile nel suo campo specifico, durante la battaglia di Canne. Altro grande giocatore del Milan, in evidenza nella partita con il Barca, è il brasiliano Thiago Silva, Aristotile del calcio, rispetto all’altro brasiliano Pato, una sorta di Pitigrilli. Il Franco Baresi milanista, quando vide Thiago Silva a Milanello che si allenava e non poteva ancora giocare, rimase a bocca aperta e sentenziò: un fenomeno. Trattamento di palla, velocità, esplosività e soprattutto il senso innato del tempo.
Riguardate il gol finale: stacca fra due uomini, piega la testa per colpire, mentre Seedorf sta battendo il calcio d’angolo. Resta per tre secondi in aria, in sospensione come direbbero i tecnici del basket. Inutile ormai parlare di queste cose, nell’epoca del qualunquismo generale. Si parlerà di fortuna del Milan, di mole imponente di gioco del Barcellona. E’ come sentire parlare di politica il capogruppo leghista Marco Reguzzoni.