«Tornerei al Milan se mi chiamassero…». Poche parole, quelle che ha rilasciato ieri Zlatan Ibrahimovic in Svezia, ma che hanno scosso l’ambiente rossonero e in breve tempo fatto il giro del web, riaccendendo il calciomercato internazionale anche se siamo solamente ad ottobre. Ancora una volta lo svedese sgancia bombe nucleari dalla sua patria, che in passato è stata scenario di “inizi di mal di pancia” e di bordate ad allenatori, giocatori e presidenti vari: molti giocatori colgono l’occasione dei ritiri delle Nazionali per parlare “in libertà”. Ma come interpretare tali dichiarazioni clamorose dell’ex spilungone di casa Milan? Le parole dello svedese non vanno interpretate visto che semplicemente corrispondo al vero. Ibrahimovic è sempre stato, che questo piaccia o meno, personaggio che dice ciò che pensa e si è ripetuto poche ore fa, “protetto” nella sua Svezia e lontano migliaia di chilometri da Parigi. Già, quella Parigi che pare abbia già fatto venire i famosi mal di pancia a Ibrahimovic. La capitale francese è una delle più belle città al mondo ma l’ex rossonero ha nostalgia della sua Milano (così come la moglie e i figli), ma soprattutto del Milan. La Ligue 1, seppur campionato in emergenza, non ha nulla a che vedere con la Serie A, e il Paris Saint Germain è lontano anni luce dall’organizzazione, dallo stile e dall’aria di vittoria che si respira a Milanello. Peccato però che fra il dire e il fare, come si suol dire, c’è di mezzo il mare. Se infatti Zlatan tornerebbe subito a Milano, la volontà si scontra con un ostacolo economico, ora come ora insormontabile. L’attaccante guadagna ben 14,5 milioni di euro netti annui a Parigi, il secondo calciatore più pagato al mondo, che al lordo della fiscalità italiana sarebbero quasi 30 milioni di euro annui di stipendio solo per lui. Il Milan, che sta attraversando un periodo di austerity, non potrebbe mai permettersi tale ingaggio e di conseguenza sarebbe lo stesso giocatore a dover fare un passo indietro: il Milan potrebbe al massimo pagargli lo stipendio che gli dava fino all’anno scorso, non di più. Anzi, vista la nuova politica di contenimento costi, già così sarebbe un grosso sacrificio per le casse di via Turati. L’amore per il rossonero è tanto ma nella sua carriera Ibra è sempre stato molto attento al denaro… Anche l’agente Fifa Marco De Marchi, che pure si dice possibilista sull’affare “Ibra bis”, vede proprio nell’ingaggio l’ostacolo difficile da superare (clicca qui per leggere l’intervista) – e la storia del mancato ritorno di Kakà insegna. C’è poi un’altra questione forse ancor più delicata: il possibile sbarco a Milanello di Pep Guardiola, ex allenatore del Barcellona che Silvio Berlusconi sogna da quasi un anno.
Premesso che l’allenatore catalano chiederebbe uno stipendio certamente più alto di quello che attualmente percepisce Allegri, e quindi è difficile pensare che il Milan possa sostenere insieme due nuovi ingaggi così pesanti, c’è poi l’aspetto umano da considerare. Si sa che Guardiola non è in ottimi rapporti (per dire un eufemismo) con l’attaccante svedese, dopo il pessimo anno di convivenza a Barcellona, su cui Zlatan è stato molto duro nella sua autobiografia. Potranno mai tornare a lavorare assieme queste due personalità così importanti? Resta il fatto che le parole di Ibra hanno fatto discutere e probabilmente lo faranno ancora per molti giorni a venire. Di solito i mal di pancia dello svedese arrivano più in là nella stagione, ed ora sarebbero un po’ in anticipo: ma quando vi sono di mezzo Ibrahimovic e Raiola nulla è da lasciare al caso…