C’è Barcellona-Milan, una partita di calcio, ma non solo una partita.
L’aspettano giocatori e tifosi, in fondo anche due città che sono, tra le altre cose, “simbolo di calcio”. Ma l’aspettano anche vecchi protagonisti, chi facendo scongiuri e partecipando ansiosamente, chi cercando di ragionare, ma soprattutto di sperare. Due milanisti, protagonisti di una Coppa Campioni al Camp Nou, sono Franco Baresi e Giovanni Galli. Il primo è passato alla storia come il “più grande libero del mondo”, ruolo che oggi non c’è più, apparentemente. Ora gioca con i due centrali, anche se poi qualche volta, uno dei due scala sempre per l’ultima barricata. Ma oggi Baresi è come se fosse già in trance agonistica. “No, non commento oggi, aspettiamo, per carità, di vedere prima la partita. Dopo, dopo, forse si può parlare”. Una forma scaramantica, più che un rifiuto di colloquio.
Giovanni Galli cerca invece un filo conduttore. Si capisce che anche lui “sente” questa partita. 



Che cosa ne pensa Galli dell’appuntamento di domani sera?
“La speranza è quella che ci deve accompagnare sempre, in ogni circostanza. Ma allo stesso tempo occorre avere anche la consapevolezza che si va a giocare contro la squadra che in questo momento è certamente la migliore al mondo”.
Ma questo Barcellona è così difficile da incontrare ?
“Lo si vede come gioca, con grande semplicità e con grande efficacia. Spesso sembra quasi impossibile contrastarla. E questo avviene già in condizioni normali. Ora il Milan è costretto ad assenze importanti e ha pure qualche giocatore che non può essere in perfetta forma. Ho visto che Abbiati ha dei problemi, Nesta rientrerà per la seconda volta dopo un lungo periodo di assenza, lo stesso Boateng si può considerare al rientro. Poi mancano due pedine importanti, a mio avviso, due uomini che sono quasi determinanti: Thiago Silva e Van Bommel. Ora, lì bisogna andare a vincere o a pareggiare con dei gol, bisogna andare anche ad attaccarli e a premerli alti. In questo caso non basta solo giocare bene, occorre avere anche una predisposizione atletica e mentale, che ti viene dalla tua condizione fisica”.
Facciamo due considerazioni in margine alla partita. Il campo di San Siro, con un terreno messo sotto accusa dai catalani, e lo stadio del Barcellona. Che ruolo possono aver giocato e possono giocare in questo quarto di finale?



“Assolutamente nessuno. Il terreno di San Siro è quello che è e se ne parla da anni. Avrà nuociuto al Barcellona, ma anche al Milan. Giocatori tecnici come Seedorf non possono che patire un campo ridotto in quelle condizioni. Quanto al Camp Nou, come stadio, non ha nulla di differente dagli altri grandi stadi dove si giocano partite importanti, come il Bernabeu di Madrid. Non esistono condizionamenti di questo tipo in partite del genere. Si gioca in mezzo all’entusiasmo, al tifo. E’ tutto normale”.
Si può immaginare che la partita sia una di quelle che si decide soprattutto a centrocampo? Il Milan nella partita di andata aspettava quasi ai limiti della sua area.
“Certamente la partita questa volta si giocherà a centrocampo e li si deciderà. Ma realisticamente, in questa partita, bisognerebbe che il Milan affrontasse il Barcellona, per almeno un’ora, con la stessa intensità con cui ha affrontato la Juve nella partita di Torino in Coppa Italia. Il problema è vedere se il Milan, in questo momento, è in grado di sostenere un’ora a quel livello, viste le assenze e i rientri di cui si parlava”.
Lei dice che il Barcellona, al momento, è la squadra più forte al mondo. Il “suo Milan” darebbe più garanzie per la partita di stasera?
“Il Milan con Van Basten, Donadoni, Gullit, Ancelotti, la partita di San Siro, a mio avviso l’avrebbe vinta, con quel Barcellona che era in campo. E’ sempre difficile fare dei paragoni. Si può ragionare, soprattutto nel calcio, con delle ipotesi. Probabilmente quel Milan avrebbe vinto”.
Ma è possibile fare paragoni in valori assoluti? Vale a dire quel Milan può essere superiore al Barcellona attuale?
“Possiamo dire un’altra cosa. L’attuale Barcellona, come è stato il Milan di quell’epoca, così come state l’Olanda e il Brasile in certi “mondiali” è una delle squadre che hanno reinventato il calcio e hanno lasciato una traccia nella storia di questo sport. Fanno parte di un ristretto numero di squadre che hanno scandito la storia di questo sport. Il resto non si può affermare”.
Scusi l’ultima domanda, Galli, e se questa volta la partita la risolvesse Ibrahimovic?
“Pensare che una partita e i problemi di una squadra siano risolti da un solo giocatore non ha mai senso”.



Gianluigi Da Rold