Milan e Juve, Juve e Milan. Sempre loro. Le due Grandi Duellanti sono tornate a contendersi lo scudetto, come ai bei tempi e come tantissime volte è successo nel corso della storia. Naturalmente, come in tutti i duelli che si rispettino, non sono mancati nemmeno i colpi bassi, le polemiche – spesso violente – e imprevisti di ogni tipo. Fatto sta che ora più che mai dovrà essere solamente il campo a parlare. Del resto, finora ha già parlato, e lo ha fatto in maniera molto eloquente. Milan e Juventus, piaccia o meno, sono incontestabilmente il meglio che attualmente il calcio italiano possa offrire. Le due ‘nemiche’ interpretano il calcio in maniera quasi diametralmente opposta. I rossoneri, anche per storia e tradizione, privilegiano il fioretto rispetto alla sciabola, anche se lì davanti hanno un lungagnone – naturalmente lui, Zlatan Ibrahimovic – che di forza bruta (anche usata a sproposito, talvolta…) ne possiede in abbondanza. Non a caso, lo chiamano Mister Scudetto, perchè vince il titolo dovunque vada e vuole fare altrettanto – per la seconda volta consecutiva – con il Diavolo. Dall’altra parte, invece, c’è una Vecchia Signora che, grazie ad Antonio Conte, ha riscoperto l’autentico spirito Juve di una volta. Una squadra, dunque, guerriera nel miglior senso del termine, ma anche organizzatissima, che non lascia nulla al caso, che pressa allo spasimo su ogni pallone. Alla qualità, poi, ci pensa Andrea Pirlo, gentilmente offerto, guardacaso, proprio dal Milan. La volata finale, dunque, è alle porte. Si parte con Milan-Fiorentina e Palermo-Juventus. I rossoneri si ritroveranno di fronte una squadra in piena involuzione e con lo spettro della retrocessione alle proprie spalle. Non sembra un match proibitivo, ma è sempre meglio non sottovalutare le squadre con l’acqua alla gola, capaci di tutto nel bene e nel male. Per certi versi, quindi, sembrerebbe più facile la gara della Juve, contro un Palermo incerottato e senza grossi obiettivi di classifica (teoricamente gli mancherebbe un solo punto alla salvezza). Nel complesso, comunque, sembra indubbiamente più abbordabile il calendario del Milan, che dopo la Viola dovrà sfidare il Chievo – presumibilmente già salvo – fuori casa e poi Genoa e Bologna (al momento, ancora un po’ in bilico, specie il Grifone) a San Siro. Spazio, poi, alla trasferta di Siena ed all’impegno interno contro l’Atalanta, prima dell’attesissimo derby del 6 maggio. Indubbiamente lo scoglio più duro, ma anche l’unico di un certo rilievo, tutto sommato. I nerazzurri, che vantano un’accesa rivalità sia con i cugini che con la Juve, giocheranno per sè stessi e basta, senza pensare a favorire chicchessia. Anche perchè l’avvento di Stramaccioni ha riportato entusiasmo, e poi c’è sempre quel terzo posto da conquistare. La chiusura, infine, è dolcissima, a San Siro contro il Novara: meglio di così, difficile immaginare.
La Juventus, dal canto suo, per rosicchiare i due punti che al momento la separano dalla compagine milanista, dovrà vedersela con alcuni avversari di tutto rispetto. In primis la Lazio – subito dopo la trasferta del Barbera – attualmente terza e desiderosa di mettere le mani su quella Champions sfuggita lo scorso anno solamente per differenza-reti. Infinitamente meno complicata la successiva sfida di Cesena, contro una squadra che non ha più molto da chiedere al campionato, ideale preludio all’impegno interno contro la Roma. All’andata i giallorossi fecero soffrire non poco il gruppo Conte, che invece si sbarazzò facilmente di loro in Coppa Italia. Match molto duro, a cui faranno seguito quattro partite contro avversarie di livello medio-basso, ovvero Novara (fuori), Lecce (in casa), Cagliari, ancora fuori, prima del gran finale allo Juventus Stadium contro l’Atalanta. Di queste, in teoria solo la formazione pugliese dovrebbe essere ancora in corsa per un obiettivo; per il Novara sarà durissima assicurarsi la promozione, Cagliari e Atalanta, invece, dovrebbero essere già appagate. Il verdetto, dunque, è questo: il Milan sembra leggermente favorito, per via del calendario, del venir meno della Champions e per una maggiore abitudine – rispetto alla rinnovata banda Conte, al primo anno di un nuovo ciclo – a stare ad alta quota. I campioni in carica sono pur sempre loro, anche se, con una Juve così assatanata alle spalle, non vorremmo di certo essere nei panni di Allegri.