E’ terminato questa sera il sogno del Milan di riportare a casa Kakà. E’ durato poco ma, come si dice in molti casi, forse ne è valsa la pena. Kakà è stato il tormentone di addetti ai lavori e tifosi non solo in questo mercato di gennaio, ma anche la scorsa estate e negli anni passati: il suo rendimento nel Real Madrid e le continue panchine (o tribune) da parte di José Mourinho hanno sempre autorizzato a tenere una porta aperta per il ritorno del brasiliano nell’ambiente in cui ha giocato sei stagioni ed è diventato un calciatore in grado di vincere il Pallone d’Oro e di guidare la squadra alla conquista di una Champions League decisamente insperata perchè giunta a fine ciclo e quando il Milan non sembrava attrezzato per farcela. Kakà è stato un corteggiamento lungo, prima impossibile poi probabile, poi addirittura fattibile: pochi giorni fa Adriano Galliani approfittava della delusione del calciatore e della sua presenza a Milano per una cena con Robinho. Intercettato dall’occhio lungo delle telecamere, Ricardo faceva sapere quello che era già noto a tutti: “Ho sempre detto che se ci fosse la possibilità tornerei al Milan, da parte mia sono disposto a venire incontro alla società per tornare”. Parole che non avevano bisogno di essere analizzate con il lanternino per capire quale fosse il suo significato: era già tutto lì. A ostacolare il grande romanzo però c’erano due fattori: la politica dei giovani impostata da Silvio Berlusconi e l’ingaggio monstre percepito dal giocatore al Bernabeu, 12 milioni di euro netti. Il primo ostacolo lo ha levato di mezzo lo stesso presidente, ammettendo candidamente che per Kakà valeva bene un’eccezione. Il secondo ostacolo, quello dell’ingaggio, ha cominciato a sgretolarsi quando Galliani ha annunciato che per il brasiliano esisteva una trattativa. Sorrisi, sguardi, ammiccamenti ai giornalisti, qualche ammissione a mezza bocca, la presenza di Ernesto Bronzetti in via Turati: la trattativa improvvisamente è passata da fattibile a probabile. Perchè? Perchè il Real Madrid da parte sua voleva liberarsi di Kakà, un giocatore al quale dover versare lo stipendio ma sostanzialmente fermo; e perchè il Milan aveva capito che l’operazione avrebbe anche riportato fiducia tra i tifosi e sarebbe stata una bella iniezione dal punto di vista del marketing. Quando sembrava tutto fatto e ci si aspettava l’annuncio a giorni, magari anche a ore; quando i supporter rossoneri erano già pronti ad affollare l’aeroporto di Malpensa, o di Linate, in attesa di riabbracciare il vecchio idolo, ecco che è arrivata la doccia fredda, anzi ghiacciata e per di più in un periodo dell’anno gelido di suo:
L’annuncio di Galliani, dalla terrazza Martini a Milano nel corso dell’evento Panini. Quasi una beffa: nel giorno in cui vengono presentate le mitiche figurine, quella di Kakà non tornerà nell’album. “La trattativa per Kakà è saltata poco fa; rinunciamo perchè la strada non è percorribile a causa della fiscalità”. Ovvero, niente di nuovo sotto il sole: il diverso sistema di tassazione tra Italia e Spagna impedisce di chiudere l’operazione, ed è lo stesso problema della scorsa estate. Il dettaglio che fa più male è quello legato all’ultima frase di Galliani: “Eravamo d’accordo su tutto”. Kakà poteva davvero tornare al Milan. Di fatto, ci era già tornato. Di fatto, anche stavolta non tornerà.
(Claudio Franceschini)