Quando nel mercato del 2007, con l’arrivo di Pato, Massimo Moratti si dimostra forte del fatto che “noi abbiamo Balotelli”, sembra che Milano sia destinata a vivere un nuovo intensissimo dualismo rossonerazzurro. Un po’ come quello tra Rivera e Mazzola, il più celebre e il più sentito di sempre. Pensare che, esattamente sei anni dopo, a distanza di pochi giorni, il brasiliano torni a casa, destinazione Corinthians, mentre SuperMario abbracci proprio il Milan, la sua squadra del cuore, fa un certo effetto a noi giornalisti, ancora di più ai tifosi, tutti. Figuriamoci a Moratti, chiamato a vivere l’ennesimo sgarbo di un ex simbolo nerazzurro: in principio fu Vieri, poi arrivò Ronaldo (il più clamoroso), seguito da Ibrahimovic ed ora ecco Mario Balotelli, vivaio Inter, storia Inter, tifoso Milan. La svolta ad un’operazione tanto imprevedibile se non altro per le modalità con le quali è maturata, secondo “La Gazzetta dello Sport”, è arrivata il 19 dicembre, dopo che il bomber italiano decide di citare in giudizio il Manchester City. Dopo ore di trattative, l’entourage di “Balo” accetta di soprassedere in cambio del via libera alla sua cessione a gennaio. Detto, fatto. Mario è, sulla carta, la ciliegia di un mercato invernale come in via Turati non si vedeva da tempo. E non solamente per gli acquisti, ma anche per come si sono succedute alla svelta, negli ultimi giorni, trattative che hanno permesso a Massimiliano Allegri di liberarsi di “pesi morti” come Acerbi (ufficiale il ritorno al Chievo, passando dal Genoa), Emanuelson (in prestito secco al Fulham) e soprattutto Mesbah (finito al Parma grazie allo scambio con Zaccardo). In pochi, poi, pensano a un piccolo particolare: l’operazione Balotelli-Milan porta nelle casse inglesi 20 milioni di euro (più tre di bonus) in 5 anni, quindi con tranche da 4 milioni ciascuna che la società rossonera colma, almeno per i primi tre anni, con le tranche da 5 milioni che arriveranno dal Corinthians per Pato. Diabolici. Come diabolicamente coerente è la scelta di affidarsi, sì, a un campione affermato (e costoso) di soli 23 anni, ma anche di compiere altre operazioni in entrata in stile “top young” da crescere in casa come Saponara e Salamon.
A SpazioMilan.it, oltre un mese e mezzo fa, il presidente bresciano Corioni era stato chiaro: “Ingaggiando un giocatore come Salamon, il Milan si porterebbe in casa il nuovo possibile Franco Baresi”. Dichiarazioni, certo, tutto fuorché disinteressate, ma che portano a Milanello un nuovo elemento classe ’91, già sulla bocca di tutti da tempo, all’onesta cifra di 3 milioni e mezzo. Salamon nasce come centrocampista centrale per poi spostarsi qualche metro più indietro. Nelle prime due stagione al Brescia colleziona 16 presenze, prima di passare nel 2010 al Foggia di Zeman dove si impone grazie alla grande stazza fisica e all’ottima visione di gioco che il maestro boemo plasma e fa fruttare al meglio: 27 presenze in una stagione arricchita da due gol. Poi il ritorno al Brescia in estate, dove si conquista un posto da titolare e gioca 21 partite con 3 gol all’attivo: adesso è il momento del grande salto. Presentazione e primo allenamento, poi parola al campo: il miglior modo per testare le capacità di un nuovo top player fatto in casa.