E’ l’Anderlecht a sollevare la Coppa Carnevale 2013. La 65esima edizione del Torneo di Viareggio va ai belgi, che tornano a far esultare una formazione straniera dopo il successo della Juventud de las Piedras nel 2006. Nella finale dello stadio dei Pini i biancomalva di Renè Peeters meritano decisamente la vittoria, per come hanno saputo interpretare al meglio la partita per tutti i novanta minuti, di fronte a un Milan che è stato sfortunato nel primo tempo (clamorosa traversa di Petagna) ma poi si è sgonfiato decisamente quando ha subito la rete dello svantaggio. Quello dei ragazzi di Aldo Dolcetti resta comunque un ottimo torneo, non cancellato da questo epilogo amaro sotto gli occhi di Adriano Galliani e Massimiliano Allegri. Per l’Anderlecht il primo storico trionfo in questo torneo, e adesso la Next-Generation Cup per stupire ancora.



Era una finale, e si giocava su un terreno reso ostico dalla pioggia scesa copiosa per tutto il primo tempo: potevamo aspettarci poche occasioni e un gioco spezzettato, e invece le due squadre hanno pienamente onorato l’impegno, dando vita a una partita combattuta e affrontata a viso aperto, sempre alla ricerca del gol e con pochi momenti di stanca e studio reciproco. Forse il Milan ha avuto più occasioni nette, ma l’Anderlecht ha giocato meglio nel complesso e ha meritato.



Il primo tempo faceva ben sperare: traversa incredibile di Petagna, due occasioni buone per Simone Ganz. La colpa dei rossoneri è stata quella di non approfittare di quel momento, poi una volta subito il primo gol la squadra si è seduta, ha accusato il colpo e non è più stata in grado di emergere con ordine dal pressing alto dei belgi, sbagliando tanti passaggi e non ritrovando più il bandolo della matassa. Peccato, ma restano due settimane ottime e si può solo migliorare.

Voto anche al torneo: un solo gol subito in sette partite, Roef che chiude con un’imbattibilità aperta di 520 minuti, tre gol nella finale dopo averne segnati quattro in sei partite. Vittoria meritatissima, frutto di un impianto di gioco collaudato nel quale ognuno sapeva cosa fare, con almeno tre giocatori che sono pronti per il grande salto tra i professionisti. Unica pecca: l’attacco è sterile e manca di una prima punta di peso, ma siamo ai dettagli perchè alla fine la coppa l’hanno sollevata loro. 



Torna nelle sue terre e si dedica ai ragazzi per un pomeriggio: dirige bene un incontro che scorre via con tranquillità, ma che per il terreno pesante sarebbe potuto diventare problematico da gestire. Ammonisce il giusto e vede bene sull’unico episodio controverso, l’intervento di Speranza su Acheampong nel primo tempo.

Non può fare nulla sui gol, non gli arrivano altri tiri, attento nelle poche uscite. Peccato: la sconfitta non è colpa sua. 

Preferito a Pedone, si arrende per una botta. Prima però era stato messo sotto dal dirompente Lukaku. 

( Idem come sopra: Lukaku è un cliente troppo difficile anche per lui, che non può arginarlo)

Regge senza troppi problemi: l’Anderlecht davanti è poca cosa. Poi però dorme leggermente sul gol di Acheampong, macchiando leggermente la sua prova. 

A ben guardare è il migliore della retroguardia. Strepitoso il recupero nel primo tempo, sbroglia altre situazioni complicate ma nel finale latita.

Prova a spingere ma trova in D’Alberto un cliente difficile. Se non altro controlla bene Tarfi che finisce spesso in fuorigioco.

( Entra con la squadra sotto e non fa nulla per dare una mano, nel finale avanza il raggio d’azione ma è troppo tardi)

LORA 6,5 (il migliore) Gioca con grande autorità, recupera maree di palloni e prova a inserirsi negli spazi. Esce acciaccato nella ripresa, dopo essere stato il migliore dei suoi. 

( Venti minuti di nulla, non dà peso all’attacco, agisce da sinistra ma la tocca pochissime volte)

Inizia con un tacco d’autore e un lancio millimetrico: dura poco. Anche lui stecca la partita, asfissiato dal pressing dei belgi.

Schierato a sorpresa, non ripaga la fiducia di Dolcetti. Corre a vuoto e fa davvero poco per cucire i reparti. ()

Partita anonima, non riesce mai ad andar via al suo marcatore, non dà valore aggiunto e viene giustamente sostituito.

( Anche peggio del connazionale, si fa fatica a ricordare i palloni che ha toccato con costrutto perchè sono veramente pochi)

Il lavoro di sponde, fisico e sacrificio non manca mai, ma nel primo tempo mette sulla traversa da un centimetro. Poteva essere una partita diversa, da lì non si riprende più.

Tre buone occasioni: sbaglia la mira nelle prime due, trova un grande Roef sulla terza. Ha segnato cinque gol nel torneo: ha steccato la più importante, ma almeno si è mosso bene.

All. DOLCETTI 5,5 La finale macchia il torneo del Milan. Ha dato l’impressione di aver sbagliato qualche scelta, ma forse alla lunga non poteva fare di più contro un Anderlecht quasi perfetto. Rimane l’amarezza per la pochezza offensiva dei suoi proprio nel momento più importante, e la squadra si è seduta troppo a seguito del primo gol subito.

 Una sola parata ma ottima: sul sinistro di Ganz, ed eravamo ancora 1-0. Ha subito un solo gol in sette partite, chiude con 520 minuti di imbattibilità.

 L’eroe della semifinale sta un po’ sulle sue e sbaglia anche qualche appoggio di troppo, ma dietro è una sentenza che nessuno passa.

 Meno appariscente di altre volte, controlla però benissimo la sua zona e impedisce a Ganz di avere occasioni nitide.

 Il capitano è una certezza: Petagna non la prende mai, comanda il reparto con navigata esperienza (che non ha). E’ pronto per i professionisti.

 Un tornado per tutto il torneo, si conferma in finale: ara la fascia e trebbia gli avversari come fossero paletti di uno slalom sciisctico. Forza fisica impressionante, non si stanca mai, ha anche un buon piede.

 Aveva di fronte Cristante: emerge su di lui quasi scherzando. Mai niente di complicatissimo, ma stupisce la calma con cui prende in mano la squadra e non sbaglia mai una scelta o un passaggio. Da comprare subito.

 Un po’ fuori dalla partita, anche se a lungo andare la sua presenza in mezzo al campo si fa sentire per come stritola e asfissia gli avversari con il pressing. Diga insostituibile.

 Spesso in fuorigioco, l’Anderlecht gioca prevalentemente sull’altro lato e lui ne risente non riuscendo a entrare in partita come vorrebbe. Il terzo gol però è anche merito suo.

 Il secondo gol è una perla personale, sul primo è bravo a tagliare ed essere lì; poi tanto movimento a servizio della squadra, sponde e giravolte che nessun avversario riesce a fermare. Spacca la partita con il suo colpo di testa, entra nell’azione del terzo gol.

 Soprattutto nel primo tempo corre e punta l’uomo scambiando sempre con Lukaku, nella ripresa disegna la gran palla per Acheampong che spiana la strada all’Anderlecht. Ha grande qualità. 

( Che ingresso: non si nota mai, poi è al posto giusto per deviare la palla del 3-0 partecipando così alla festa)

 L’unico che non rispetti le consegne. Non riesce a emergere dalle maglie dei centrali rossoneri, arretra per giocare palla ma non è incisivo. Sostituito.

( Entra nell’azione del primo gol, poi rimane piuttosto silente cercando di sfruttare le sue doti di contropiedista. Ha un futuro nel Manchester United)

All. PEETERS 7,5 E’ anche e soprattutto la sua vittoria. Non sbaglia nulla: mette in campo una squadra che pressa alto e non fa giocare gli avversari, sa che non ha peso offensivo e allora gioca sulle ripartenze e portando fuori gli attaccanti per far inserire i centrocampisti, ha giocatori che sanno esattamente cosa fare. Un grande tattico: non si subisce un gol in sette partite per caso. Si goda il trionfo.

 

Marcatori: 50′ Acheampong, 76′ Acheampong, 93′ Jaadi

Narduzzo; Ferretti (57′ Pedone), Pacifico, Speranza, Tamas (66′ Pinato); Lora (73′ Prosenik), Cristante, Piccinocchi (83′ Bastone); Henty (63′ Aniekan), Petagna, S. Ganz. All. Dolcetti

Roef; A. D’Alberto, Mbemba, Heylen, J. Lukaku; Dendoncker, Daf; Tarfi, Acheampong, S. Diarra (79′ Jaadi); Soumare (69′ Henen). All. Peeters

Arbitro: De Marco

Ammoniti: Tarfi (A), Pacifico (M), S. Diarra (A)