Se qualcuno (e probabilmente più di qualcuno) aveva ancora dubbi sulla scelta di Massimiliano Allegri di tagliar fuori dal suo gioco Andrea Pirlo, portando così al mancato rinnovo di due estati fa, c’è un vero e proprio terremoto in corso che non solo riabilita le decisioni del tecnico toscano, ma cancella definitivamente dalla “hall of fame” rossonera l’ex numero 21 bresciano: si tratta di alcune dichiarazioni pepate, o forse semplicemente senza peli sulla lingua, tratte dal suo libro “Penso quindi gioco” scritto col giornalista di Sky, Alessandro Alciato. Se già le prime parole sul fascino del Real Madrid, che non avrebbe pari col Milan, avevano fatto storcere il naso a qualche ex tifoso del regista inventato da Carlo Ancelotti, i presunti segreti che emergono dal Mondiale di Germania 2006 buttano ulteriore benzina sul fuoco su un rapporto e una stima umana ormai ai minimi termini. Il perché è presto detto. Il centrocampista della Juventus racconta: “In Germania siamo diventati campioni del Mondo grazie al gruppo, di cui però a un certo punto il commissario tecnico pensava questo: ‘Siete delle merde, mi fate schifo’. Prima degli ottavi di finale contro l’Australia, la partita che abbiamo vinto con un rigore (inesistente) di Totti, ci ha chiamati tutti in una saletta riunioni, in ritiro, e ci ha fatto un culo così: ‘Parlate troppo con i giornalisti, siete delle spie, non riuscite a tenervi neppure un segreto, sanno sempre la formazione in tempo reale. Ma dove volete andare? Non posso neanche fidarmi di voi’. E aggiunge: “Non ci lasciava fiatare, il suo era un monologo. Con la faccia deformata dalla rabbia, con la vena del collo al limite della deflagrazione, non riusciva a contenersi. Gli avevano manomesso i freni: ‘Andate a quel paese, con voi non voglio aver più nulla a che fare. Gruppo di stronzi. Stronzi e spie'”. Ed ecco la bordata finale di Pirlo: “Il tutto è durato cinque minuti e alla fine, con la coda dell’occhio, molti di noi hanno controllato la reazione di Pippo Inzaghi“. Parole che poco, davvero poco lasciano all’immaginazione, pur volendole interpretare nel modo meno malizioso possibile. Resta da capire se giocatori ancora in attività si lascino andare a rivelazioni del genere perché desiderosi di vendetta (sportiva, s’intende) o perché consapevoli che comunque in tanti compreranno il libro, ma in pochi alla fine lo leggeranno davvero.
Quel che è certo è che Andrea Pirlo al Milan deve davvero tutto calcisticamente e che, se è vero che ha dovuto rinunciare a Real Madrid e Chelsea, è anche vero che le sue rinunce sono state ripagate da una Champions League nel 2007 e da un faraonico triennale con la Juventus, fuori da ogni attuale logica calcistica se rapportato all’età. Spargere fango, in questo caso, su Pippo Inzaghi è stato come sputare su dieci anni irripetibili e su un amore che, caro Andrea, non tornerà più. Mai più.