Nella serata di lunedì 20 maggio un comunicato pervenuto alla trasmissione “Il processo di Biscardi” ha sorpreso i tifosi milanisti (clicca qui per leggerlo integralmente). A scriverlo è stato il presidente Silvio Berlusconi, che in una lettera ha parlato di rivoluzione tecnica già pronta per il suo Milan. Ciò significa che l’allenatore Massimiliano Allegri ha i giorni contati, manche se un’ora dopo il comunicato la società rossonera ha smentito tutto con una nota ufficiale. Per ricostruire la vicenda ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Aldo Biscardi, giornalista e conduttore della celebre trasmissione sportiva. Ecco le sue dichiarazioni:



Il comunicato ufficiale del Milan invalida quanto rivelato da voi nel “Processo”? No. Non a caso Berlusconi ha convocato per domani (mercoledì 22, ndr) tutto il Milan a cena. La smentita nasce dal fatto che Galliani è rimasto colto alla sprovvista dalla notizia. La mia tesi è che Berlusconi per non scontentarlo ha concesso la smentita, ma io ho parlato col presidente.



Quando? Due volte. Giovedì scorso, al Palazzo dei Congressi di Roma dove lui ha tenuto un meeting e una cena di gala, durante la quale ha anche cantato in italiano e in francese. Quando è arrivato Lotito, Berlusconi gli ha detto, tra il serio e il faceto: “Sei sempre in ritardo come la tua Lazio. Io ti ho fatto un dispiacere perché darò Allegri alla Roma“. Io gli ho chiesto delucidazioni a abbiamo annunciato che lunedì sarebbe venuto al Processo, a spiegare la situazione di Allegri.

Dopodichè? Lunedì sera alle 20 Berlusconi mi ha chiamato, per avvisarmi che non sarebbe riuscito a venire, e mi ha detto: “Fai quello che vuoi, non ti smentisco“. Evidentemente Galliani è stato colto di sorpresa, per questo Berlusconi ha deciso per la smentita alla quale poi non è stato aggiunto niente. E i giornali hanno riportato esattamente quello che avevo detto io.



A questo punto possiamo considerare Allegri al capolinea? Domani sarà ufficiale, basta aspettare poco. Secondo me l’esonero è cosa fatta, poi bisogna anche vedere se il nuovo allenatore accetterà subito. Mazzarri ad esempio è potuto andarsene subito perché De Laurentiis ha già bloccato Benitez.

Berlusconi le ha detto qualcosa riguardo il prossimo allenatore del Milan?

No, di questo non mi ha parlato. Però penso che andrà ad ingaggiare un uomo alla Capello, che rivesta anche cariche di controllo manageriale. Allegri però ha finito: del resto Berlusconi non l’ha detto solo a me, ma lo ripete da tutto l’anno. Non è certo la prima volta che esprime dissenso su Allegri, non lo ama, per questo io non mi sono meravigliato di quello che mi ha detto. Domani convocherà la società, i dirigenti, e spiegherà loro che lui vuole un comportamento del Milan conforme al girone di ritorno.

Per il quale il presidente si è preso parte del merito… Ha ricordato la trasferta di Napoli, quando lui entrò di autorità a dire: basta, questo Milan non va. Da quel momento in effetti i rossoneri hanno fatto sei punti più della Juventus.

I nomi di Seedorf, Donadoni, Van Basten, gli ex di famiglia insomma, sono plausibili per la successione di Allegri? Il prossimo allenatore del Milan sarà anzitutto un allenatore di polso, non un “panchinaro”, un uomo di panchina e basta. La società valuterà sicuramente i candidati di famiglia, sono soluzioni che potrebbero funzionare. In ogni caso Berlusconi vuole riorganizzare il Milan, su questo non ci piove: l’ha detto tante volte e l’ha ripetuto con me, sul palco del Palazzo dei Congressi, e l’ho riferito io ieri sera. 

Berlusconi ha parlato anche di un riassetto dei quadri societari: potrebbe finirci di mezzo anche qualche dirigente, come Galliani o Braida? Con Galliani c’è una vecchia amicizia oltre che un rapporto duraturo, non lo escluderà mai. Berlusconi vuole una gestione più moderna del club, che faccia capo a un allenatore di riferimento. Poi il capo è lui, può cambiare ciò che vuole. Però attenzione: questo aspetto l’ho riportato in maniera più ipotetica, nella lettera si parla di un”eventuale riassetto societario”, che non significa cacciare tutti.

 

(Carlo Necchi)