“Penso che già domenica sera mi vedrò con Galliani e l’allenatore, da lì verrà fuori una soluzione che non è difficile da trovare. Credo che tutto si possa risolvere se ognuno di noi si passa la mano sulla coscienza e mostri di remare dalla stessa parte per il bene del Milan”. Parole e musica di Silvio Berlusconi che, come saprete, ha sfruttato il periodico appuntamento con “La telefonata” di Maurizio Belpietro su Canale 5 per fare il punto anche sul club di via Turati. Poche parole che, però, regalano molti spunti: intanto il Cavaliere non nomina mai Massimiliano Allegri per nome, preferendo un più generico “allenatore”. La soluzione, è vero, non è poi così difficile da trovare: è possibile che alla fine si decida di “remare dalla stessa parte per il bene del Milan”, ma resta da capire davvero chi dovrà mettere più di tutti “la mano sulla coscienza”. Deve metterla Allegri? In tal caso il presidente, che ancora si augura un’utopica rescissione consensuale senza buonuscita, parlerà chiaro al mister nel sempre più probabile summit domenicale ad Arcore: nessun prolungamento, si arriverà a scadenza naturale del contratto. Difficile che Max, toscano mica per niente, si lasci perdere l’occasione Roma (triennale da 2,7 milioni più premi) nonostante l’amore per il Milan. Deve metterla Galliani? Sarebbe un ulteriore stoccata all’ad (che in realtà Berlusconi, nel collegamento con Belpietro, ha chiamato per nome e non “amministratore delegato”), tacciato dal patron di un’eccessiva difesa nei confronti di Allegri: situazione abbastanza tesa che, ricorderete, ha costretto non più tardi di una settimana fa il buon Adriano a comunicare la totale serenità di un rapporto che dura da 33 anni. Un’unicum che ci auguriamo resti tale. La metterà, alla fine, proprio Berlusconi? Sarebbe la scelta più logica per sostenere al meglio un progetto giovane e bisognoso di tanta esperienza. Ma si sa che di questi tempi, attorno alla gestione tecnica da parte della società si può parlare di tutto, fuorché di logica. La strada prediletta, dal nome Clarence Seedorf, è sempre più impervia: provate a convincere voi l’egocentrico olandese, giocatore-imprenditore, a rifiutare i 3 milioni e mezzo brasiliani annui per un (solo) anno da allenatore, in attesa che si liberi Cesare Prandelli. Perché è inutile nasconderlo: Silvio Berlusconi amerà, sì, il rischio, ma sa che non nascono tutti Fabio Capello. E la soluzione per il post Mondiale è troppo ghiotta per farsela sfuggire.



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