Il sito ufficiale del Milan riporta parole molto interessanti del vice-presidente Adriano Galliani, indirizzate a Stephan El Shaarawy: “Non deve essere triste. E’ assolutamente un giocatore del Milan, deve stare tranquillo e se i maggiori club europei sono interessati a lui, vuol dire che è un giocatore importante”. Infatti il suo nome circola nelle più prestigiose trattative internazionali in questi giorni, con il Manchester City che ha fatto per lui una offerta importante, con qualche possibilità di concretizzarsi se in cambio al Milan arrivasse Carlos Tevez. Al momento però il Faraone italo-egiziano resta uno dei cardini dei rossoneri, dal momento che si tratta di un attaccante già fortissimo e con ancora grandi margini di miglioramento visto che ha soli 21 anni. Galliani ha poi parlato della situazione dell’attacco della squadra affidata a Massimiliano Allegri: “Abbiamo un grande attaccante che si chiama Mario Balotelli ed è con lui che possiamo sperare di tornare a disputare una finale di Champions League”. Parole che a dire il vero fanno capire che SuperMario è l’unico intoccabile: il tormentone sul suo compagno di reparto è quindi destinato a vivere ancora nuove puntate.
Altre parole faranno invece forse meno piacere alla società rossonera: sono quelle di Elia Legati, difensore cresciuto proprio nelle giovanili del Milan e dal 2010 giocatore del Padova – dove nella prima stagione fu compagno proprio di Stephan El Shaarawy. Legati ha commentato sul proprio profilo Twitter l’addio fra la società di via Turati e il capitano Massimo Ambrosini, un commiato che non si è svolto come sperava il diretto interessato, che avrebbe voluto chiudere in modo diverso una storia lunga 18 anni. Legati solidarizza con Ambrosini e scrive: “E poi vedi Ambrosini, 18 anni con la stessa maglia, che viene trattato in quel modo e capisci che non devi aspettarti niente da questo mondo”. Un’accusa ad un calcio che sembra ormai pensare solamente al business, e che a molti certamente non piace. L’addio tra un grande club e una sua bandiera è proprio uno di quei temi che più di frequente fa scontrare le ragioni del cuore e le pure esigenze pratiche (vedi ad esempio il caso Del Piero), suscitando forti reazioni non solo fra i tifosi ma anche fra i calciatori, specie quelli più giovani.