Serata di messaggi, tanti, troppi. Più o meno subliminali. I messaggi della Curva che tempestano la notte del Milan europeo, le schegge di Allegri che colpiscono con una precisione disarmante. Ma andiamo con ordine: avevamo lasciato la Sud che attendeva fiduciosa il 31 agosto. La ritroviamo ugualmente decisa, ferma sulla volontà, meglio, sulla non volontà di salutare l’arrivo probabile di Matri a cui preferirebbero sostanziosi rinforzi in difesa e a centrocampo. Gli scroscianti (e ripetuti) applausi all’indirizzo di El Shaarawy non sono un caso: meglio valorizzare la cresta di casa che sciupare parte del tesoretto per l’ennesima punta. Da registrare, in tal senso, il probabile malumore del giovane Andrea Petagna, che si ritroverebbe inspiegabilmente strachiuso dopo un precampionato esaltante. Classe ’95, ricordiamo. Ma i messaggi dal secondo anello blu non sono finiti qui, anzi: “Obiettivo stagionale terzo posto? Milan mio non ti riconosco!”. Perché anche l’anno scorso, ricorderete, Adriano Galliani inneggiò allo scudetto dopo gli arrivi di De Jong e Bojan. Non si sentiva, a memoria, invocare come obiettivo la qualificazione ai preliminari di Champions dai tempi del primo Zaccheroni. Anno che, peraltro, si concluse con lo scudetto conquistato nel groviglio delle famose “sette sorelle”. Una situazione che sembra ricalcare, se vogliamo, quella attuale, ma allora l’acquisto di punta fu Oliver Bierhoff, capocannoniere uscente della Serie A. Quest’anno sarebbe un cavallo di ritorno, probabile seconda scelta, destinato a giocarsi il posto con un “gemello” tattico come Pazzini. In conclusione, “Il turno è passato senza se e senza ma. Ora muovetevi sul mercato!”. Suprema sintesi da tifo organizzato. Ciò che ha stupito davvero è stato indubbiamente l’affondo post qualificazione di Massimiliano Allegri, pronto a mettere in bilico il suo futuro da un giorno all’altro. E questa, strano ma vero, è stata la parte meno imprevista. Una frase della conferenza stampa racchiude il Max pensiero, che ha covato per bene fino ad esplodere nell’occasione più importante: “Quando avrò 65 anni, a differenza di altri, andrò a mangiare il pesce al mare al posto che scrivere e dire quello che deve o non deve fare un allenatore: pontificare non serve a niente”. Resta da capire il riferimento, due gli indiziati: Vittorio Feltri, che ha parlato per primo su Tuttosport di Devis Mangia come possibile successore del livornese, ma anche Arrigo Sacchi, che di Mangia è il protettore e che da sempre ha voce in capitolo con la dirigenza nelle cose di casa Milan. Notte di gioia e di pepe, insomma. E guai a pensare che l’approdo in Champions possa guarire tutti i mali di via Turati.