E Matteo Darmian. Non propriamente due giocatori destinati ad occupare le prime pagine dei giornali sportivi un giorno sì e l’altro pure. Albertazzi, classe ’91 attualmente in forza all’Hellas Verona, è cresciuto calcisticamente nel Bologna e poi nel Milan, prima di abbracciare il progetto di Mandorlini dopo una breve parentesi spagnola al Getafe. Darmian, classe ’89 oggi terzino “mobile” del Torino, ha debuttato nel Milan nel 2007 dopo la trafila del settore giovanile, prima di accasarsi sull’asse Torino-Palermo, percorso tre volte negli ultimi tre anni. Perché loro due? Perché sono legati a doppio filo al Diavolo del passato, ma anche a quello del presente: entrambi elementi poco valorizzati dopo un periodo di tre anni trascorso nelle giovanili rossonere, entrambi soggetti a compartecipazioni rinnovate di anno in anno con altri club di Serie A. Ma soprattutto entrambi hanno fatto male alla squadra di Allegri nelle due trasferte thrilling di questo campionato. E non è un caso, naturalmente: Albertazzi e Darmian sono stati bravi ad approfittare delle ripetute disattenzioni delle fasce rossonere, regalando prove singole superlative, figlie di galoppate spesso portate a compimento senza particolari ostacoli. Tutto comincia sabato 24 agosto, con Verona-Milan che apre il campionato: le prime pagine le guadagnano Luca Toni e Raphael Martinho, ma il rosso terzino bolognese fa rimpiangere per la prima volta chi non ha mai seriamente puntato su di lui a Milanello. Lui che, tra l’altro, era capitano della Primavera che alzò a San Siro la Coppa Italia di categoria nel 2010. Analogo discorso interessa Darmian, protagonista assoluto della gara dell’Olimpico di sabato sera, che ha approfittato alla grande di tutte le incertezze di Urby Emanuelson. Imprendibile l’ex rossonero, ceduto definitivamente un anno fa, che al Milan un giorno vorrebbe pure tornare, ma che intanto si accontenta di aver visto addirittura Kakà costretto a dar man forte ai compagni dalle sue parti. Attestato di stima impagabile. Contenti per loro, sono pur sempre prodotti nostri (e chissà, un giorno, cavalli di ritorno), un po’ preoccupati per il nostro presente: in attesa dei recuperi di Abate e De Sciglio, Zaccardo e il già citato Urby non garantiscono certo quel sostegno che la coppia Mexes-Zapata dimostra di aver bisogno. Per non parlare della propensione alla fase offensiva, fondamentalmente “arabo” per l’ex Parma, ma anche per l’olandese “multiuso”. Talmente “multiuso” in queste (ormai) tre stagioni, da non riuscire più a distinguere le mansioni di un terzino, da quelle di una mezz’ala o di un trequartista. Abbastanza preoccupante, soprattutto se giochi nel Milan. Chi non ci gioca più è Luca Antonini, reduce da un grande gol nel derby di Genova: facile rimpiangere gli ex che segnano, anche Boateng, tra l’altro, è andato in rete nel weekend. Assenti o presenti, una cosa è certa: la fase difensiva, per funzionare, ha bisogno dell’apporto di tutti. E dev’essere un concetto stampato a chiare lettere sui muri di Carnago, almeno fino alla riapertura del mercato.