E’ emergenza a centrocampo in casa Milan. Gli infortuni di Montolivo, Van Ginkel e Saponara, uniti alla squalifica di De Jong, obbligheranno mister Inzaghi a riflettere con attenzione il da farsi. L’idea è quella di accantonare per la delicata trasferta contro l’Hellas il 4-3-3 in favore di un . Muntari sarà certo di un posto da titolare mentre al suo fianco se la giocheranno Poli ed Essien, con il primo sicuramente più “in gamba” ma forse un po’ troppo offensivo, mentre l’ex Chelsea è perfetto come schermo davanti alla difesa ma un po’ troppo macchinoso per una gara complicata come appunto quella del Bentegodi. Non è da escludere che Inzaghi opti per una via di mezzo, un 4-3-3 con Bonaventura arretrato, così come accaduto contro il Chievo, Essien in regia e Muntari a supporto.
Brutta notizie per il Milan ed un talento del proprio settore giovanile. Cosimo La Ferrara è stato infatti squalificato per 5 giornate a causa di un insulto razzista rivolto a Justice Opoku dell’Inter nel corso dell’ultimo derby del campionato Allievi Regionali. Dopo aver segnato il gol del 5-0, il baby rossonero si sarebbe rivolto all’avversario dicendogli: “Questo è per te, negro di m***a”. Il Tribunale Federale Nazionale ha deciso di punire anche il Milan con una multa da 5 mila euro oltre al giocatore, dimezzando comunque le pene rispetto a quanto richiesto invece dalla Procura Federale. La difesa predisposta da Lorenzo Cantamessa, legale del Milan, puntava sul fatto che La Ferrara avesse pronunciato la parola “negro” e non “nero“, ma ciò non è bastato per ottenere l’assoluzione o almeno una sanzione minore. E’ stato comunque considerato il fatto che il 16enne dopo la sostituzione si sia scusato con la panchina dell’Inter e che il Milan avesse deciso di fermarlo per 4 partite. Il club di via Aldo Rossi ha deciso di non fare ricorso.
Torna a parlare l’ex capitano del Milan, Franco Baresi, e lo fa ai microfoni del quotidiano algerino Le Buteur. L’ex numero sei rossonero, ha parlato della sua epoca ma anche del Milan 2014-2015, che ha iniziato la stagione in maniera sicuramente positiva: «Spero che in questa stagione il Milan riesca a tornare nei primi posti – confessa Baresi – la società ha adottato una nuova filosofia al fine di migliorare l’immagine del Milan che deve riconquistare il campionato italiano e l’Europa. Personalmente penso che la squadra di questa stagione sarà in grado di ridare la speranza ai suoi tifosi». Baresi non vuole ancora esprimere un giudizio definitivo su Inzaghi: «Solo il tempo di dirà se quella del Milan è stata una scelta saggia. Io spero che Inzaghi riuscirà a portare la squadra in alto. È un giovane allenatore molto ambizioso che ha tutte le qualità per guidare la squadra e per ridarle lo status di un tempo. Inzaghi conosce molto bene il club e sa cosa bisogna fare per guadagnarsi la fiducia di tutti, dei giocatori, dei dirigenti e dei tifosi. Ci si aspetta molto da lui in questa stagione, soprattutto perché la società ha fatto nuovi acquisti per iniettare sangue nuovo nella squadra». L’ex centrale di difesa ha detto la sua anche sulla partenza di Mario Balotelli, ceduto durante il calciomercato estivo al Liverpool: «Una decisione del genere è sempre difficile da prendere sia per l’allenatore che per la società, ma che abbiano riflettuto molto prima di cedere Balotelli al Liverpool. Io credo che si tratti di una decisione concordata dal giocatore e dal club. È vero che Balotelli è difficile da sostituire, ma penso che la dirigenza sapeva quello che faceva, tutti si fidano di Galliani e dei suoi collaboratori che stanno facendo di tutto per riportare in alto il Milan. Balotelli è un grande giocatore, ha ottime qualità tecniche e fisiche. Ha fatto una buona seconda parte di stagione quando è arrivato al Milan e ha segnato tanti gol, ma il rendimento negativo della squadra nella scorsa stagione abbia influenzato molto il suo rendimento personale, lui stesso ha perso fiducia, soprattutto dopo il deludente Mondiale. La sua partenza è stata considerato con grande attenzione e poi credo che anche lui volesse partire». Infine uno sguardo al suo Milan, che secondo lo stesso Baresi resta la squadra più forte di ogni tempo: «Penso che il Milan degli anni ’90 è la squadra che ha impressionato di più, poi la Juventus di Marcello Lippi della fine degli anni 90, e poi il Milan di Ancelotti. Credo che Milan e Juventus siano le due squadre che hanno brillato di più negli ultimi 20 anni».
Non sono parole dolci quelle di Paolo Maldini nei confronti del suo Milan. L’ex capitano rossonero e stella del calcio mondiale, dopo aver ricevuto il premio Liedholm, riconoscimento assegnato a chi si distingue non solo in campo ma anche come uomo, ha detto la sua sul Diavolo 2014-2015, spiegando: «Sono cambiate tante cose. Questo Milan è un gruppo nuovo con un allenatore nuovo. La realtà è che non sanno ancora quale può essere il vero obiettivo: di certo non il campionato, però credo possano entrare nella lotta Champions. La differenza rispetto al mio Milan? Semplice: tempi diversi e investimenti diversi. E a questi ultimi corrispondono risultati diversi. È un’equazione che non sbaglia mai. Senza soldi la gestione è complicata. Ma la campagna acquisti dice che il club ha programmato poco. Occorre mettere a fuoco l’obiettivo: se è vincere, allora non è stato fatto abbastanza. Questa non è una squadra costruita per vincere». Maldini si è poi soffermato su Inzaghi: «Se è arrivato dov’è, significa che è bravo. La gavetta non è indispensabile, io ho avuto diversi compagni che erano già potenziali allenatori. Lui era uno di quelli che pensavo ce l’avrebbe fatta». Infine un commento su un suo possibile ritorno al Milan, già ventilato l’anno scorso in occasione della crisi Galliani-Barbara Berlusconi: «Ci sono stati dei contatti, poi non ho più sentito nessuno. Se mi chiamassero, ne parlerei volentieri, ma non sono io che cerco loro. E non è scritto da nessuna parte che debba lavorare al Milan. Se capiterà, bene, altrimenti va bene lo stesso. Per adesso non c’è nulla che mi faccia tornare sui miei passi. La contestazione del giorno del mio addio? Sono contento di quanto successe. In quel modo, quel giorno, ho preso le distanze da un tipo di mondo a cui non ho mai sentito di appartenere».