Sembrava il Ronaldo del 2002, che davanti allo scudetto sfiorato e poi dissolto non seppe trattenersi, e versò le sue lacrime amare sui seggiolini dell’Olimpico di Roma, come un tifoso. Come Luis Nazario da Lima, anche il più ordinario (ma solo nel nome) Mario si è sciolto in un pianto pubblico in occasione dell’ultimo Napoli-Milan di campionato. Non il primo della sua storia: se ricordiamo Balotelli si unì alla singhiozzata nazionale dopo il cappotto spagnolo subito agli ultimi europei, con Prandelli a dispensare consolazioni all’uno e all’altro azzurro. Quelle però, così come le ronaldesche, si possono considerare lacrime “tecniche” ovvero legate ai risultati e alle delusioni di campo. Dietro il pianto del San Paolo invece sembra celarsi dell’altro, qualcosa di più profondo. In settimana Balotelli è diventato ufficialmente papà, a ventitré anni, trovandosi poi a giocare proprio a Napoli dove vivono moglie e figlia. ‘Na cosa grande come dice Domenico Modugno, anche una grossa responsabilità in più sulle spalle dell’uomo Mario. Questo mentre il calciatore Balotelli stenta assieme al suo Milan, incapace di risalire in classifica nonostante il cambio di allenatore e la fresca mano di vernice (Rami, Honda, Essien e Taarabt). Ci vorranno tempo, soldi e pazienza per ritrovare i rossoneri in alto, ma nel frattempo appassionati e tifosi vorrebbero recuperare il miglior Balotelli, vederlo segnare esultare e ridere. Eppure lo vedono piangere: tra la scoperta di una figlia ed un riconoscimento professionale sempre in discussione, sta vivendo un momento molto delicato della sua vita. Seedorf ha definito il suo pianto come una reazione umana ed è vero: l’impressione è che in quelle lacrime Mario abbia scaricato uno stress e le enormi aspettative che da mesi (anni?) lo inseguono. E’ un pò il dilemma di Spiedrman: per l’eroe Supermario potremmo dire che da un grande talento derivano grandi responsabilità. D’altra parte è capitato (o può capitare) ad ognuno di noi: spesso si piange quando si tocca il fondo, aiuta a liberarsi da delusione e scoramento e può servire per rialzarsi, capire che…
…la vita non si arena sull’insuccesso di turno. Balotelli sta tastando il suo fondo, la sua consistenza umana: gli ultimi avvenimenti lo mettono di fronte a decisioni importanti e quindi a sè stesso. Come si comporterà con Pia? Si riunirà a Raffaella Fico per regalarle una famiglia (c’è anche Fanny Neguesha di mezzo)? Sono questioni incommensurabili e private, da non ridurre a pettegolezzi: la speranza è che Balotelli possa essere accompagnato dalle persone che gli vogliono bene e non tallonato da media e simili, come troppo spesso gli accade. Nel frattempo può ripartire dalle sue lacrime e con lui tutto il Milan, perché quando si tocca il fondo in un modo o nell’altro ci si può solo rialzare. Che non significa necessariamente fare il “bravo ragazzo” (stereotipo utopico e non solo per Balotelli) o segnare a ripetizione, ma anzitutto capire di avere a disposizione cose grandi (talento, paternità, famiglia, soldi, anche la squadra del cuore) per cui battersi e provare a dare il meglio di sè. Non è poco.
(Carlo Necchi)