In una stagione così difficile per i tifosi rossoneri, ecco la beffa: il Milan non è più il “Club più titolato al mondo”. Titolo di cui tutti i sostenitori del Diavolo andavano fieri, dal presidente Silvio Berlusconi all’ultimo dei tifosi. Colpa del Boca Juniors? No. Mentre tutti temevano il club argentino, il sorpasso è arrivato dall’Africa, e per la precisione dagli egiziani dell’Al Ahly. Il club del Cairo ha conquistato la Supercoppa d’Africa numero sei della propria storia, che si va a sommare ad otto Champions League africane, quattro Coppe delle Coppe d’Africa e una Coppa Intercontinentale Africa-Asia. Totale 19, mentre il Milan – come il Boca – è fermo a 18. Il sorpasso rischia di comportare problemi anche pratici al club rossonero, che aveva fatto di quella frasetta un marchio, impresso sulle magliette e persino sulla carta intestata dei documenti della società. Tutto da cestinare, o almeno da ridimensionare in “Club più titolato d’Europa” oppure “Club europeo più titolato al mondo”. Punto sul vivo, l’amministratore delegato Adriano Galliani ha commentato: “I trofei bisogna pesarli, oltre che contarli”. Certamente siamo tutti d’accordo che i successi milanisti siano più prestigiosi di quelli ottenuti dall’Al Ahly, ma la situazione odierna è frutto proprio della politica rossonera. Il Milan basava la sua supremazia sulla somma dei titoli totali, perché altrimenti ci sarebbero stati molti distinguo da fare: ad esempio, non avere mai vinto la Coppa Uefa/Europa League, il non essere in testa alla classifica di nessuna delle tre Coppe europee classiche (compresa la scomparsa Coppa delle Coppe, pur vinta due volte) oppure il fatto che all’epoca delle cinque Coppe dei Campioni vinte dal Real Madrid nel 1956-1960 non esistessero ancora Supercoppa Europea e – per i primi quattro anni – nemmeno la Coppa Intercontinentale, privando così gli spagnoli della possibilità di avere in bacheca un massimo di nove titoli in più. L’unico dato incontrovertibile era la somma dei titoli. La somma, appunto. Quella che oggi non premia più il Milan. Nulla da dire sui trofei continentali, nel mirino di Galliani c’è soprattutto la Coppa Intercontinentale Africa-Asia: il successo egiziano nel 1988 è infatti fondamentale per il sorpasso. Il dirigente milanista ha già detto che chiederà alla Fifa chiarimenti sull’ufficialità di questa competizione. Tuttavia, dal punto di vista strettamente formale, anche la Coppa Intercontinentale classica, cioè quella Europa-Sudamerica (pur evidentemente molto superiore dal punto di vista calcistico) non era un torneo ufficiale della Fifa come lo è ora il Mondiale per Club che coinvolge appunto tutte le confederazioni continentali. Insomma, paradossalmente discutere della bontà del successo afro-asiatico potrebbe far mettere in dubbio – almeno dal punto di vista formale – anche quelli euro-sudamericani. Un bel caos, non c’è che dire. Di certo si sono già scatenate le ironie sul Web, in particolare di matrice nerazzurra e bianconera, e il fatto che il sorpasso non sia arrivato dal temuto Boca, bensì dal sottovalutato Al Ahly, ha aggiunto pepe alla vicenda.
Le notti in bianco di Galliani per gufare contro gli argentini in Copa Libertadores sono state inutili… Di certo uno smacco per il Milan, che molto teneva a questo titolo: per porvi rimedio bisognerebbe vincere la Champions League, che aprirebbe le porte poi anche a Supercoppa Europea e Mondiale per Club. Proprio qui, tuttavia, arriva il vero problema del Milan: la squadra di oggi non è all’altezza per puntare ad obiettivi di questo tipo, e forse la società farebbe meglio a concentrarsi a lavorare per tornare ad essere il club ammirato in tutto il mondo, al di là dei numeri. (Mauro Mantegazza)