Ci sono cose che nessuno ti dirà… ci sono cose che nessuno ti darà… sei nato e morto qua, nato nel paese delle mezze verità“. Dal vangelo secondo Fabri Fibra, che nella canzone In Italia, pubblicata nel 2007, tracciava un quadro di fatti e misfatti del nostro paese. Anche nel calcio tante cose non si riescono a capire, prima di essere giudicate giuste o sbagliate risultano difficilmente comprensibili. L’ultimo esempio arriva dal Milan: Marco Van Ginkel prelevato in prestito dal Chelsea, Bryan Cristante ceduto a titolo definitivo al Benfica. Mentre il calciomercato fa il suo corso ed archivia nuove storie, a noi osservatori non resta che interrogarci per scovare la mezza verità, posto che quella intera è un’esclusiva dei diretti interessati e che dietro ogni trattativa si celano particolari che mai sapremo. Il discorso economico dà ragione al Milan, perché non si cede tutti i giorni un diciannovenne a 6 milioni di euro. Le ragioni tecniche invece sono più sfuggenti, emergono più domande che certezze. Ad esempio: tutto considerato (qualità, età, prospettive) Van Ginkel è meglio di Cristante? Ci vorrà pazienza per rispondere, bisognerà aspettare almeno fino a giugno anche perché al momento dell’olandese sappiamo poco. In patria è emerso come uno dei migliori della classe (1992), tanto da convincere il Chelsea di Mourinho a spendere quasi 10 milioni di euro l’estate scorsa. L’avventura in Premier però si è spezzata assieme ad un ginocchio, nel brutto infortunio di circa un anno fa che lo ha tenuto ai box per quasi tutta l’ultima stagione. Di contro Cristante, di cui da tempo diciamo un gran bene e che qualcosa di non ordinario lo ha sul serio, altrimenti non sarebbe emerso a soli 19 anni. Chi scrive lo ha visto giocare più volte: in Primavera è uno spreco, se c’era un giovane da lanciare in prima squadra poteva essere lui che peraltro ha già assaggiato il calcio dei grandi (3 partite 1 gol l’anno scorso). Oltretutto Pippo Inzaghi lo ha coltivato nelle giovanili valorizzandolo come il deejay della sua Primavera, quello che dettava tempi e modi di gioco. Se c’era un allenatore per battezzare Cristante in A poteva (doveva) essere lui. Mistero della fede rossonera, i tifosi s’arrabbiano ma si adattano. Però ci sono i presupposti perché il Milan si possa pentire di tutto questo, anche se i fatti sono ancora da venire e non è giusto archiviare il doppio affare sotto un ammasso di sensazioni a caldo. Restano i dubbi, anche perché l’esempio di Verratti brilla nel “buio” del nostro calcio: forse era meglio fare uno sforzo economico, e rinunciare all’incasso piuttosto che al nostro miglior diciannovenne. L’etichetta ‘cessione per il bilancio‘ non convince una volta di più. D’altra parte questa è solo una (presunta) mezza verità, quella di un osservatore qualunque: l’altra comincia con Marco Van Ginkel, e chissà dove andrà a finire.



(Carlo Necchi)

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