Il Milan e il mondo del calcio italiano piangono la morte, avvenuta oggi a Milano, di Angelo Anquilletti. Si è spento a quasi 72 anni lo storico terzino destro degli anni Settanta, campione d’Italia e poi d’Europa, infine in cima al mondo; era malato da tempo. Nato a San Donato Milanese, gli inizi di Anquilletti sono nella Solbiatese con cui gioca per tre anni in Serie D. E’ bravo, e viene notato: nel 1964 l’Atalanta lo porta in Serie A. Due stagioni e poi, a 23 anni, il Milan lo acquista. Un Milan che aveva vinto la Coppa dei Campioni tre anni prima, ma che veniva da un’annata non troppo brillante (settimo posto in campionato ed eliminazione agli ottavi di finale di Coppa delle Fiere, sia pure per sorteggio). In undici stagioni con la maglia rossonera e il numero 2 sulle spalle Anquilletti, sempre titolare, giocherà 418 partite mettendo a segno 2 gol nella trionfale cavalcata di Coppa delle Coppe 1967-1968; uno dei nove trofei vinti con il Diavolo, da sommare a uno scudetto, quattro Coppe Italia, la Coppa dei Campioni del 1969 distruggendo l’Ajax per 4-1, l’Intercontinentale e un’altra Coppa delle Coppe. Nel 1977 saluta e si trasferisce al Monza, dove chiude la carriera due anni dopo. In Nazionale Anquilletti non ha avuto la stessa fortuna: perennemente chiuso nel suo ruolo da un certo Tarcisio Burgnich, ha giocato appena due amichevoli, entrambe contro il Messico nel gennaio 1969 (nella prima, persa 3-2, era subentrato al 72’ minuto). Ha però festeggiato, pur senza mai scendere in campo, la vittoria dell’Europeo 1968, quello che a tutt’oggi resta l’unico successo continentale della Nazionale. Il Milan ha diramato un comunicato ufficiale nel quale ricorda i trofei vinti da Anquilletti e “abbraccia calorosamente e con grande commozione tutti i suoi familiari”. Un abbraccio al quale anche la nostra redazione si unisce.
(Claudio Franceschini)