Anche il Milan in questa finestra di calciomercato invernale ha dovuto fare i conti con gli assalti dei club con sede in Cina, forti di una grandissima disponibilità economica. Nei giorni scorsi infatti i rossoneri hanno respinto al mittente una proposta da 10 milioni di euro per il centrocampista slovacco Juraj Kucka, ritenuto fondamentale nelle idee tattiche del tecnico Vincenzo Montella. In queste ore un altro giocatore rossonero ha rifiutato di trasferirsi in Cina. Stiamo parlando del centrocampista cileno Mati Fernandez, arrivato la scorsa estate dalla Fiorentina ma finora incapace di imporsi in campo a causa dei continui problemi fisici. La scelta di Mati Fernandez, che in questa stagione ha finora raccolto appena 80 minuti in 4 presenze in campionato, è dovuta alla voglia sua e del tecnico Montella di dimostrare il suo valore sul terreno di gioco con il Milan, specialmente dopo l’infortunio rimediato da Bonaventura che potrebbe appunto liberargli il posto.
Durante il calciomercato della scorsa estate il Milan sembrava dovesse vivere una vera e propria rivoluzione in attacco ma alla fine in entrata è arrivato solamente Gianluca Lapadula dal Pescara. Lo stesso Lapadula, intervistato da Forza Milan! ed accostato all’Olympique Marsiglia negli ultimi giorni, ha parlato dell’avventura in rossonero: “È la squadra più gloriosa in Italia. Quando ho sentito “Milan”, ho subito detto di sì. Una squadra del genere non può essere rifiutata perché ha un trascorso, una storia, una società strutturata ed organizzata. Questo è stato il mio primo pensiero sul Milan e lo posso riconfermare ora. Il rigore a Doha. Mi ha portato tre giorni di pensieri, poi ho ringraziato i miei compagni che mi hanno salvato vincendo. Alla fine, mi sono reso conto che mi ha dato ancora più carica per il futuro: in questi giorni mi sono allenato con ancora maggiore concentrazione e ieri, in partitella, ho voluto calciare a tutti i costi un rigore. Si è rivelato uno stimolo in più, ma solo dopo i primi tre giorni in cui, con la testa, c’ero ma non c’ero.” (Alessandro Rinoldi)