Il motomondiale sta entrando nel vivo: oggi si terranno le prove libere di Silverstone, gara che arriva dopo quella del Mugello dove Valentino Rossi, campione del mondo in carica della MotoGp, ha patito un incidente che lo taglia fuori dalla corsa al titolo. Dunque il motomondiale perde uno dei suoi grandi protagonisti: cosa accadrà ora? Lo abbiamo chiesto a Nico Cereghini, giornalista sportivo di Mediaset ed ex pilota.



Nico, con Valentino Rossi fermo per tutta la stagione, che mondiale dobbiamo aspettarci?

Intanto credo che Valentino rientrerà ad agosto, forse addirittura a fine luglio, perché i tempi di 4 o 5 mesi sono quelli ospedalieri, del professore che lo ha operato. A ogni modo, per lui, titolo addio. Sarà comunque una stagione interessante, perché a questo punto, senza Rossi che è un personaggio ingombrante per i suoi avversari, assisteremo a diverse possibilità.



Quali?

La prima è che sbocci Pedrosa che ha sempre patito moltissimo Rossi. La seconda è che vada giù Lorenzo, perché il peso della responsabilità è una cosa nuova per lui: adesso tutta la Yamaha poggia sulle sue spalle, è lui che deve vincere e quindi questo, per lui, diventa un problema. Se vince diranno: facile, non c’era Valentino. Se perde diranno: cavolo che pollo, ha perso persino senza Valentino. Lorenzo, quindi, affronta una difficoltà secondo me nuova che potrebbe giocargli brutti scherzi. Stoner, invece, difficilmente a questo punto recupererà: in quattro gare si è visto poco. Pedrosa e Lorenzo, insomma, per il mondiale, più gli sbocciamenti di Dovizioso, Melandri e Simoncelli. Mi aspetto qualcosa di buono da loro.



Intanto, assente Valentino, abbiamo visto, al Mugello, un Pedrosa in formissima così come la sua Honda.

 

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Lì si è visto subito dalle prove che aveva un passo pazzesco e se ci mettiamo anche Dovizioso che ha lottato con Lorenzo, sembra che la Honda, in questo momento, abbia fatto un balzo in avanti notevole. Il Mugello, poi, è una pista tecnica, di quelle significative: quindi Pedrosa torna a essere un grosso pretendente al titolo, assolutamente.

 

Tornando a Lorenzo, nelle dichiarazioni del dopo gara è stato chiaro con la Yamaha: occorre più potenza al motore per vincere. Cosa deve temere di più Lorenzo?

 

Lui, alla fine, molto semplicemente, deve temere la paura di fare brutta figura. Lui era il debuttante che al fianco di Valentino Rossi tutto quello che faceva era buono, poi quest’anno è partito con un secondo e due primi posti, quindi era in cielo e adesso è dura per lui, perché ha solo da perdere. Poi, siccome è uno tosto, saprà recuperare. È chiamato, insomma, a una responsabilità che non sentiva di avere.

 

Stoner, la scorsa stagione, nelle ultime tre gare era veramente in palla. Cosa è successo, ora? È un problema più legato alla Ducati o al pilota?

 

Penso che la Ducati abbia lavorato sicuramente bene e lo prova il fatto che Hayden, intanto, è sempre vicino al podio e poi che lo stesso Stoner ha avuto parole positivissime sulla moto. Lo hanno fatto anche provare, prima che iniziasse la stagione, con le due configurazioni diverse del motore e lui ha scelto per quello nuovo: quindi non c’è alcun dubbio che la Ducati abbia lavorato bene. La difficoltà di Stoner è sempre la stessa. Molti tifosi della Ducati si erano illusi, dopo il 2007, che Casey fosse il n° 1 al mondo. Già allora io dicevo: piano, andate adagio. Perché quell’anno la Ducati godeva di un vantaggio tecnico bestiale e lui poteva correre sciolto, rilassato, con un bel margine. Dopo ha cominciato a cadere e quando è sotto pressione lui perde la testa: deve recuperare immediatamente la gara dopo e invece che andare al 100% va al 110% e poi al 115% e finisce che o cade o si spegne. Purtroppo quest’anno è caduto subito in Qatar dove stava dominando. Da allora non si è ancora ripreso. Secondo me è un problema suo, di testa e basta.

 

Talenti che devono ancora sbocciare del tutto. Uno di questi è Dovizioso che al Mugello, rispetto a Pedrosa, accusava ancora un gap consistente…

 

Gli manca ancora un clic e lui lo dice, lo sa. Il dubbio è se sarà capace di colmare quel gap che ancora lo separa, soprattutto, dal compagno di squadra. Mi aspettavo già di vederlo ora con Pedrosa e invece questo non succede ancora. Questa non è una cosa buona. Penso che, oltretutto, quest’anno per lui rappresenti l’ultima chance, anche perché c’è Simoncelli che preme e che ha un contratto diretto con la Honda. La casa giapponese sta facendo il filo a Stoner e poi vorrebbero anche Lorenzo. Con questo panorama è dura per Dovizioso rimanere dov’è.

 

E gli altri debuttanti, a cominciare da Simoncelli e Spies?

 

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Li vedo bene. Anzitutto perché entrambi sono abbastanza intelligenti da non rischiare il collo per stare là davanti. Simoncelli ha preso qualche brutta botta durante i test invernali, ma poi si è calmato e sta venendo su bene. Marco al Mugello poteva stare benissimo con Melandri e Stoner se non avesse commesso quell’errore. Comunque va bene. Non si può chiedere di più a lui alla quarta gara. Io penso che arriverà anche al podio, quest’anno.

 

Mentre invece Spies?

 

Mi aspettavo di più. Il limite di Spies, come mi confermano i suoi uomini e anche Meregalli, suo team manager nella SBK dello scorso anno, è che lui è abituato a prendere la moto così com’è e come tutti i grandi talenti si accontenta perché per lui è facile ottenere dei risultati, comunque. E invece nella MotoGP occorre molto impegno nella preparazione della moto. Sta comunque crescendo, ma non come ci si aspettava da lui, campione del Mondo della Superbike, abituato alle quattro tempi, talento americano. Spero solo che non lo mettano sulla moto di Rossi, in modo da lasciarlo più tranquillo. È uno che va forte, ma deve ancora dimostrare di andarci anche in MotoGP.

 

A proposito della moto di Rossi: si fanno già dei nomi di probabili sostituti?

 

Qualcuno ha fatto subito il nome di Spies, ma non la Yamaha. A parte che c’è una norma regolamentare che impedisce a un debuttante come lui di salire su una moto ufficiale. Per farlo occorrerebbe una deroga apposta, ma sarebbe per lui, soprattutto, un fastidio: cambiare moto, cambiare i tecnici e magari, dopo tre quattro gare, ritornare indietro. Secondo me non avrebbe molto senso. È più facile che venga qualcuno da fuori. O un collaudatore, come vorrebbe la Yamaha, ma non Carmelo Ezpeleta (patron della Dorna n.d.r) perché lui vorrebbe qualcuno che faccia dei risultati, oppure si parla diMcCoy. Chiunque sia che inforchi la Yamaha di Valentino, sarà difficile per lui, perché non è che puoi improvvisare e pensare di salire in sella e fare subito il risultato.

 

Mentre, invece, parlando di Suzuki non possiamo fare a meno di parlare di grande delusione.

 

Certo, pensando poi che ha concentrato tutte le energie nella MotoGP, mollando la SBK dove, adesso, rischia di vincere il mondiale con Haslam. La Suzuki è un po’ come la Guzzi giapponese: gente con tanta passione, tanta voglia e pochi mezzi. Quindi, alla fine, fanno un passo avanti e due indietro e gli altri progrediscono molto più in fretta. Capirossi, in questa situazione, fa quello che può, quello che l’anagrafe, oggi, gli consente.

 

(Maurizio Saporiti)