Lorenzo che fa il Rossi? No, Lorenzo fa il Lorenzo e basta. Avevamo scritto che la vera sfida dello spagnolo, una volta venuto a mancare il suo rivale, sarebbe stata, prima di tutto, quella con se stesso. Quella che, ormai, definiamo di testa, di carattere, psicologica. E quella sfida, con i fatti, Lorenzo l’ha vinta alla grande.



Avevamo detto che la sfida sarebbe stata quella con la responsabilità che, di botto, gli era piombata addosso. Tenere alti, da solo, i colori della casa giapponese dei tre diapason. Vinta pure quella. La moto che guida, quella Yamaha che tutti considerano la numero 1, la differenza può farla, ma da sola non basta a risolvere un mondiale.



Ci vuole un pilota che le salga in sella e che la domi, che le faccia fare quello che vuole, che la capisca, nei suoi pregi e nei suoi difetti. E Lorenzo, in questo, è stato bravo, anche quando Valentino c’era. Altra sfida, vinta pure quella. Un esempio di questa maturazione l’abbiamo avuta ieri, lampante, disarmante: ad uno ad uno i rivali dello spagnolo si sono squagliati al sole, costretti all’errore per non perdere terreno con il pilota della Yamaha, per poter sperare ancora di inserirsi nella lotta per il titolo.

Ma prima Pedrosa, poi Stoner e infine Dovizioso hanno ceduto di schianto, hanno perso la battaglia psicologica prima che quella tecnica. Lui no, di errori non ne ha commessi, è da diverse gare che non ne commette. Paradossalmente l’assenza di Rossi gli ha fatto bene, ma, forse, anche con il campione di Tavullia, le cose sarebbero andate così.



E’ cresciuto, è diventato grande questo Lorenzo, che da Valentino, questo sì, ha imparato una cosa: il mestiere di campione. Al rientro di Rossi, ne siamo sicuri, vedremo ancora una bella lotta, tra il più grande di tutti e quello ne seguirà le orme. Ma Vale resterà Vale e Lorenzo, Lorenzo.