Ciao Super Sic! Così recita il comunicato stampa del team Honda di Fausto Gresini. Ciao, perché Marco Simoncelli se n’è andato al secondo giro del gran Premio della Malesia classe MotoGP. Per sempre. Centrato in pieno dalla Yamaha dell’incolpevole Colin Edwards. Una scivolata come ne capitano tante, come ne sono capitate tante anche nella carriera di Super Sic, ma questa volta, quella che normalmente ti lascia qualche segno sulla tuta e tanta rabbia per aver buttato al vento una gara, per Marco è stata fatale. Era arrivato in Malesia fresco del secondo posto conquistato a Phillip Island, in Australia, con il rinnovo del contratto con la Honda in tasca, desideroso di ripetersi e, perché no, pronto per tentare il colpaccio di salire sul gradino più alto del podio, per la prima volta in MotoGP. «Per domani in ogni caso sono fiducioso e potrei inserirmi nella lotta con i tre della prima fila. Ci resta soltanto da fare la scelta sulle gomme da utilizzare per la gara». Così si era espresso al termine delle qualifiche che lo avevano relegato in seconda fila con il quinto tempo. Per la vittoria, probabilmente, avrebbe dovuto aspettare ancora, ma Marco, in pista, non si è mai risparmiato, rischiando anche più del dovuto, sempre. Come oggi, in battaglia sin dalle prime curve con la Suzuki di Bautista. Marco dava tutto in pista, a costo di fare brutte figure. Come non ricordare gli errori di questa stagione, cominciata nel peggiore dei modi, prima con la caduta, quando era in testa, nel Gran Premio di Spagna a Jerez, bissata subito dopo in Portogallo? In Francia, poi, a Le Mans, azzarda un sorpasso ai danni di Pedrosa che cade e si frattura la clavicola, e deve dire addio ai suoi sogni mondiali. Polemiche a non finire, con Marco che finisce sul banco degli imputati per la sua irruenza che lo porta alle volte ad esagerare. A Silverstone, poi, stende pure Lorenzo che riserva a Marco parole di fuoco. Gli spagnoli sparano ad alzo zero su Marco che non fa una piega: lui corre così, alle volte sopra le righe, ma mai con cattiveria, prendere o lasciare. «In gara l’importante è prendere la bandiera a schiaffi» diceva simpaticamente.



D’altronde alcuni tra i più bei duelli, in una MotoGp tirchia in tal senso, ce li ha regalati lui. Molti lo consideravano il naturale erede di Valentino Rossi, suo grande amico, e in quanto a simpatia e battute era sulla strada giusta. Ma la strada gli ha riservato un destino diverso. A noi piace ricordarlo con i suoi ricci da paura, sempre pronto, dopo una brutta gara, a riprovarci alla prossima. Ciao, Super Sic, vola libero: ora il tuo podio è più in alto.



(Maurizio Saporiti)

 

La Biografia. Marco Simoncelli (per tutti “Sic”, come la sigla che lo identificava nella grafica delle corse), campione del mondo della classe 250 nel 2008, era nato a Cattolica (RN) il 20 gennaio 1987, e viveva a Coriano, paese dell’entroterra riminese, vicinissimo al circuito di Misano Adriatico. Come sanno gli appassionati, questa è la terra che ha dato i natali a quasi tutti i motociclisti italiani degli ultimi anni, da Capirossi a Melandri e Dovizioso, al massimo “sconfinando” di qualche chilometro nelle Marche (Valentino Rossi). Così il piccolo Marco già a 7 anni corre con le minimoto, di cui a 12 anni diventa campione italiano. Passa quindi alle moto “vere” e a 15 anni (2002) diventa campione europeo della classe 125 ed esordisce nel Motomondiale nella stessa categoria a Brno, con l’Aprilia del team Matteoni. Ottiene i primi punti iridati nel Gp del Portogallo grazie a un 13° posto e chiude il Mondiale (di cui corre le ultime 6 gare) al 33° posto. Nel 2003 corre la prima stagione completa, che chiude al 21° posto con un 4° posto nell’ultima gara a Valencia come miglior risultato. Il 2004 è una stagione altalenante: a Jerez, sotto la pioggia, coglie la prima pole position e poi anche la prima vittoria, e a Brno, sempre sul bagnato, conquista una seconda pole position; ma è un’annata segnata pure da cadute e inconvenienti di vario genere, che chiude all’11° posto in classifica generale. 



Decisamente migliore la stagione 2005: vince ancora a Jerez e sale in tutto sei volte sul podio, ma non riesce a lottare per il Mondiale (che chiude 5°) perché su molte piste la sua altezza, eccessiva per una moto 125, gli crea problemi. Passa quindi in 250 con una Gilera (sempre parte del gruppo Aprilia), e il 2006 è un anno di doveroso apprendistato, chiuso al 10° posto in classifica. Risultato che Marco bissa nel 2007, stagione decisamente deludente per il pilota che sperava nel salto di qualità. Ma è un salto solo rimandato, perché il 2008 è un anno fantastico, a parte i ritiri nelle prime due gare: da lì però inizia una cavalcata con ben 6 vittorie (la prima delle quali al Mugello) e altri 6 podi nelle restanti 14 gare che lo porta a un meritatissimo titolo mondiale. Nel 2009 decide di rimanere in 250, ma alterna grandi vittorie (6, come l’anno prima) ad errori o prestazioni deludenti: il campionato è aperto fino all’ultima gara tra lui, Aoyama e Barbera, ma la scivolata in quell’ultima corsa lo relega al terzo posto. In quell’anno corre anche il Gp di Imola di Superbike con l’Aprilia: cade in gara 1 ma coglie un bel terzo posto in gara 2.

Il 2010 è l’anno del passaggio in MotoGp, con una Honda del team Gresini (seguendo il consiglio di Rossi): una buona stagione d’esordio, chiusa all’8° posto, migliore dei 4 debuttanti saliti dalla 250 (oltre a lui, Aoyama, Barbera e Bautista), con un 4° posto a Estoril come miglior risultato. Nel 2011 resta nel team Gresini, ma con una HRC ufficiale: da subito dimostra di essere velocissimo, ma spesso in gara cade, vanificando ottime qualifiche e causando attriti con gli altri piloti, Pedrosa su tutti. Ma poi si assesta e inizia a inanellare una serie di buoni piazzamenti, tra cui i primi podi in MotoGp, con un 3° posto a Brno e il 2° posto di Phillip Island solo una settimana fa. Ieri il tragico incidente di Sepang che ha bruscamente posto fine alla sua vita a soli 24 anni.

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