Il decimo posto con cui Valentino Rossi ha chiuso il primo Gran Premio della stagione, in Qatar, ha già scatenato le illazioni dei tifosi e degli addetti ai lavori: la voce che circola da tempo è quella di un divorzio anticipato, nel caso la gara di Jerez dovrebbe andare male. Le parole del Dottore dopo la notturna nell’Emirato suonano come una rottura: sono tutte cose vere, per carità, tutti hanno potuto vedere quanto la moto abbia problemi e anche gli opinionisti, come Nico Cereghini, la pensano in questo modo; ma non eravamo abituati a un Valentino così esplicito nel sottolineare così i difetti della sua due ruote (sulle sue parole si è espresso anche il padre, Graziano Rossi). Ecco perchè le voci sulla separazione hanno preso corpo. Tuttavia, la Ducati ha investito tanto su di lui, e tanti sponsor – per esempio TIM – si sono legati alla rossa di Borgo Panigale proprio in funzione della figura del nove volte campione del mondo. La domanda è: quanto conviene, alla Ducati e a tutti gli sponsor, continuare a investire su un pilota che non va al di là di un decimo posto, o che comunque non riesce mai ad arrivare sul podio? E’ quello che abbiamo chiesto al dottor Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy. Ecco quello che è emerso dall’intervista che ha rilasciato in esclusiva a ilsussidiario.net:
Dottor Vulpis, si parla di un divorzio tra Rossi e la Ducati dopo Jerez: cosa ne pensa?
Intanto credo sia un problema di moto, che esiste già dallo scorso anno. La moto è in fase di evoluzione, e ci vuole del tempo. In questo momento Honda e Yamaha sono davanti alla Ducati, ma fa parte del gioco: cinque-sei anni fa, era la Yamaha davanti alle altre.
Quindi, bisogna solo aspettare?
Sì, perchè avere Valentino Rossi è sempre una garanzia di visibilità: per le altre case l’alternativa è vincere o non essere nessuno. Quello che Valentino ha vinto, il suo blasone, la sua immagine, se li porta dietro oggi, come lo farà in futuro.
Un po’ come Agostini…
Esatto, come Agostini, che ha smesso di correre da tempo, ma ogni volta che è presente a una manifestazione attira, perchè è una leggenda del motociclismo italiano. O come Tomba nello sci: Tomba è lo sci, Valentino Rossi è il mondo delle due ruote.
Insomma: la Ducati dovrebbe continuare con Rossi?
Sì, anche perchè l’alternativa non c’è: gli altri piloti sono sotto contratto con altre case, quindi non vedo un altro enfant prodige che possa risollevare le sorti della Ducati. Devono lavorare sulla moto, cercare di evolverla, e ridurre quel gap che comunque esisteva già lo scorso anno.
A livello di sponsor perciò conviene che Rossi resti con Ducati?
Decisamente. Ricordiamoci che TIM è salita su Ducati perchè c’è Valentino. Se non ci fosse stato lui, non credo sarebbe andata così. Rossi è un attrattore, una calamita per gli sponsor, in primis per i suoi e poi per quelli della scuderia.
C’è un altro come lui, in questo senso?
Ci sono Pedrosa e Lorenzo, ma è diverso. Sono molto bravi e molto forti, ma sono anche molto… “ispanocentrici”. Rossi è un pilota di profilo mondiale, e credo che prima che Pedrosa e Lorenzo riescano a prendere il posto di Valentino dovranno mangiare parecchi chilometri di pista.
Perciò, la moto è quella che è, quindi…
Infatti, Valentino di certo non produce la moto, nè è stato chiamato a fare quello. Lui casomai la migliora e la porta al top delle prestazioni: l’ha fatto con tutte le altre scuderie, se non ci riesce con la Ducati vuol dire probabilmente che non è possibile farlo. Se posso fare un parallelo con la Formula 1…
Prego.
E’ la stessa cosa di Schumacher che è risalito su una monoposto che non è competitiva come la Red Bull. Se lui e Vettel fossero messi sulla stessa auto, allora si potrebbe dire chi è il migliore tra i due; ma se non gli si dà un’auto in linea, che prende secondi dai primi, allora anche Vettel sembra un genio senza magari esserlo.
Quindi, Rossi come Schumacher?
Sì. In questo momento, Valentino è la Moto Gp. E credo che la Dorna abbia un forte timore del giorno in cui Rossi uscirà dal circus, perchè poi non c’è un enfant prodige pronto a prenderne il posto; probabilmente, l’unico ad avvicinarsi era Simoncelli. Dovizioso per esempio è molto bravo, ma non ha le stesse caratteristiche di Rossi. L’ultimo del quale si diceva sarebbe potuto arrivare al livello di Rossi, ma poi si è fermato una volta in 250, è stato Poggiali.
Un personaggio unico, insomma.
Più unico che raro: così come è ui, credo non ne rinascerà uno nei prossimi 20 o 30 anni. Guardate cos’è successo con Tomba: senza di lui, è finito lo sci italiano.
(Claudio Franceschini)