Si è disputato ieri il secondo Gran Premio della stagione di Moto GP, a Jerez de la Frontera. La vittoria è andata a Casey Stoner su Honda, davanti a Jorge Lorenzo (Yamaha) che resta in testa al Mondiale. Altra gara deludente per Valentino Rossi, che ha chiuso al nono posto a oltre 30 secondi di distanza. Di questo e altro abbiamo parlato con Lucio Cecchinello, fondatore e team manager della LCR (Honda), che ci ha parlato anche degli obiettivi del suo team per la stagione e della crescita di Stefan Bradl, unico pilota della scuderia. Ecco le parole di Cecchinello nell’intervista esclusiva realizzata per Ilsussidiario.net: 



Allora, contento di questo inizio di stagione e di Bradl?

Siamo soddisfatti di come si è comportato il nostro pilota in queste prime due gare. Ha terminato entrambi i Gran Premi, ma soprattutto lo ha fatto in modo corretto: è riuscito a piazzarsi tra il settimo e il decimo posto, che era un po’ il nostro target di inizio stagione, considerato che lui è debuttante e che i valori in campo sono altissimi. Quindi siamo soddisfatti per questi due risultati. 



Dove può arrivare la LCR?

Dobbiamo essere realisti: con piloti esperti e veloci come Stoner, Lorenzo e Pedrosa, ma anche Dovizioso, Crutchlow, Spies ed altri, non potevamo pretendere di essere subito davanti a loro. Quindi consideriamo come positivi i risultati fatti. Ora bisogna pensare alle prossime gare cercando di lavorare bene e cercare di guadagnare tre-quattro decimi di secondo su quelli che ci precedono. 

Avete fissato degli obiettivi concreti, come il podio entro una certa gara, o puntate a una crescita nel tempo senza guardare ai risultati di classifica?

Il podio quest’anno non è un obiettivo che abbiamo messo in programma: i valori in campo sono altissimi. Diciamo che stiamo cercando di lavorare perchè nella seconda metà del campionato possa arrivare un quarto o quinto posto in qualche occasione. Se poi dovesse arrivare il podio, sarà magari in qualche circostanza in cui succede qualcosa di anomalo ai piloti di testa.



Per quanto riguarda la corsa al titolo: Stoner, Lorenzo e Pedrosa sono quelli che sembrano avere qualcosa in più. Che idea ha in merito?

Con tutto il rispetto per Pedrosa, credo proprio che sarà una corsa tra Stoner e Lorenzo. Vedo Stoner con qualche possibilità in più perchè la Honda ha un po’ più di vantaggio in accelerazione; ma la Yamaha è ostica come avversario, perchè come guidabilità, percorrenza in curva e stabilità in frenata è un’ottima moto. Secondo me, quindi, battaglia tra questi due.

Parliamo delle moto 1000: che differenze ci sono rispetto alle 800? Pregi e difetti a livello di gestione e guida?

Concettualmente, le moto sono rimaste le stesse: Ducati, Honda e Yamaha hanno mantenuto la loro struttura. Hanno aumentato la cilindrata e, naturalmente, modificato la ciclistica per riuscire a sopportare un po’ più di peso e maggiore coppia. Quello che stupisce, e che può sembrare strano agli appassionati, è come e perchè la moto 1000 non sia più competitiva della 800 in termini cronometrici: siamo andati a girare in Qatar e a Jerez e non sono stati battuti i record. 

Ecco: perchè?

E’ la dimostrazione che un esubero di potenza, generato dalla 1000, diventa difficile da scaricare a terra. Succede che con l’esubero di potenza che hanno queste moto, molto spesso devi tagliare la potenza con l’elettronica: ovvero, il problema è trasferire a terra la motricità che ti potrebbe offrire la moto. E’ chiaro che, nei circuiti con rettilinei lunghi, particolarmente abrasivi e con temperatura nè troppo fredde nè troppo calde, la 1000 farà vedere il suo potenziale. 

Quindi, è d’accordo con il passaggio alle 1000?

Sì, perchè sono delle moto che si avvicinano molto di più al prodotto di serie: la tecnologia che viene sviluppata è molto vicina al prodotto che poi andrà nei negozi. O megllo: il prodotto che in futuro andrà nei negozi potranno aver attinto più facilmente alle tecnologie che stiamo sviluppando oggi.

Le faccio un’inevitabile domanda su Valentino Rossi: da esterno, ma comunque addetto ai lavori, che idea si è fatto della crisi sua e della Ducati?

Intanto ci tengo a dire due cose. La prima è che dispiace anche a noi addetti ai lavori vedere Valentino così in difficoltà, perchè lui è una colonna importantissima del nostro sport, che ha dato tantissimo e che vorremmo continuasse a dare tanto. 

La seconda cosa?

La seconda cosa è che è difficile, da esterno, esprimere dei giudizi. Ognuno di noi può avere una propria opinione. La mia è che Valentino Rossi ha uno stile di guida molto pulito, e la sua caratteristica di guida si è particolarmente trovata con Honda, e soprattutto con Yamaha, proprio in forza di questa pulizia: si muove poco sulla moto, ha un passo in curva velocissimo, ha un’entrata in curva magnifica – è sempre stato più forte nella staccata rispetto agli altri.

Questa guida allora non si sposa con la Ducati?

Lui si è ritrovato a guidare una moto che non si addice assolutamente al suo stile di guida. Ha guadagnato molto di più Stoner, che ha una guida funambolica e talvota arrembante e “sporca”, a scendere dalla Ducati e andare sulla Honda, che si può definire “media” come caratteristiche di guida, che Valentino, che è andato dalla miglior moto del lotto a quella che è probabilmente la peggiore, perchè la Ducati ha sempre avuto il suo punto di forza nel motore, ma non nella ciclistica.

Che mosse ha adottato la Ducati con il suo arrivo?

Quando Valentino è arrivato alla Ducati, probabilmente sono state date delle indicazioni riguardo a quello che aveva bisogno per guidare forte. Ma l’indicazione è stata il miglioramento dell’utliizzo del motore, che però purtroppo coincide con una diminuzione di potenza. Suggerendo questa situazione agli ingegneri, la Ducati ha già fatto un passo indietro, perchè ha rinunciato al suo punto di forza. Così facendo, però, si sperava di trovare la guidabilità del veicolo, che però non arriva.

Si è fatto un’idea del perchè?

Da esterno, e da quel che vedo a bordo pista, la Ducati è ancora piuttosto “scorbutica” in uscita di curva, nel senso che il motore non ha un’erogazione lineare in uscita. Per quel che riguarda i problemi di sensibilità che Valentino denuncia in ingresso di curva, probabilmente c’è qualcosa a livello di geometrie che non è centrato. Io però non vorrei che il problema non derivi anche dal disegno del motore, che essendo molto lungo, più lungo di quelli di Honda e Yamaha, crea un’inerzia tale per cui la moto non riesce a girare. 

Se fosse così?

Se fosse così, potranno anche fare tutte le regolazioni del mondo, ma se non cambiano anche la configurazione del motore, cosa che nel corso della stagione non può più essere fatta, livedo in difficoltà tutto l’anno. E poi c’è un’ultima cosa…

Ovvero?

Laddove ci sono delle aspettative, se le cose non vanno bene e mancano i risultati, se sei uno come Valentino che è sempre abituato a vincere e quindi tutti – dagli sponsor alla casa costruttrice – si aspettano che tu vinca, si crea quel malessere per cui si rompe l’armonia. Putroppo per esperienze vissute nella mia carriera, che comunque è durata 15 anni, se non c’era l’armonia uscivo dal box in un altro modo. Guidavo, ma inconsapevolmente mi mancavano tre-quattro decimi di secondo. Invece, quando hai una squadra unita e perfetta, in cui funziona tutto, e quando torni al box non c’è tensione e malessere, è tutta un’altra cosa.

Quindi è anche un problema mentale…

Probabilmente Valentino non aveva mai vissuto una cosa del genere in tutta la sua carriera, e oggi vivendola è venuto fuori un suo punto debole. Attenzione, è un punto debole di tutti i piloti; ma lui finora aveva mostrato solo punti forti, e quindi forse abbiamo scoperto un punto che lo accomuna agli altri piloti, comuni mortali.

Un’ultima domanda su Fenati, che ha vinto ieri la sua prima gara: cosa ne pensa?

Penso che sia straordinaria quello che sta facendo: non ha esperienza, è giovanissimo ed è la prima volta che vede le piste del motomondiale. Ripeto, è straordinario, perchè riesce ad essere velocissimo avendo una struttura nuova, una moto nuova, in un campionato che presenta piloti che hanno una cereta esperienza, come Sandro Cortese o altri. Ho la sensazione che si parlerà molto di lui in futuro.

Può essere il nuovo Valentino Rossi?

Ci andrei piano a dirlo, perchè di Valentino Rossi non ne nasce uno all’anno; però siamo tutti contenti nel vedere che c’è un giovane italiano che pare abbia tutti i numeri non solo per essere una promessa, ma per essere una realtà che potrà entusiasmare tanti fan e, magari, ispirare tanti giovani che possano prendere in considerazione di avvicinarsi a questo meraviglioso sport. 

 

(Claudio Franceschini)